17112024Headline:

Marta, il giornalismo appassiona gli studenti

marta studenti (1)Viterbopost torna tra i banchi. Che non fa mai male. Non per studiare però, e nemmeno per insegnare (guai). Semplicemente per incontrare i bambini (e senza retroscena alla Micheal Jackson). Che poi chiamarli bambini risulta assai riduttivo. Le bestiole delle classi quinte di Marta, scuola primaria Monsignor Liberato Tarquini, sono ormai ragazzi. O almeno, molti dei trenta alunni presenti alla conferenza appartengono a quella categoria né carne, né pesce nota dolorosamente ai più come pre-adolescenza. Che a dirla così pare facile. Ma a trovarcisi davanti si complica un po’ qualsiasi prospettiva. Figuriamoci a viverla.
Comunque. Tema della giornata: “il pianeta giornalismo”. Con tutte le sfaccettature del caso. Quelle volute dall’anagrafe. Dalla fantasia dei protagonisti. Dalla pizza con la mortadella mangiata durante la ricreazione.
Le maestre (sante donne) Barbara e Margherita tengono a bada i leoni. Senza sgabello. Senza frusta. E senza una lira portano avanti il giornalino interno. Fornendo nozioni extra-programma e tentando di stuzzica i neuroni dei più. Al cronista è chiesto solo di “passare una mattinata con loro. Illustrandogli qualche trucco del mestiere”. E perché no, l’ideale sarebbe pure di incuriosirli. Che non si sa mai, nel futuro. Come diceva quello: sempre meglio che lavorare.
Punto uno: “Ci si sveglia tardi la mattina”. Applauso diffuso e improvvisa impennata verso un’avvenire da pubblicista. Subito mitigato da “dovete scrivere tanto. E studiare bene ortografia e grammatica”. Meglio il calciatore, si legge chiaramente sulla faccia di quello col ciuffo alla El Shaarawy. La vicina si pettina, aspirante top model. Si procede con cautela e con battute atte a tenere alta l’attenzione. Questo è il titolo. Quello l’occhiello. La dida. Formato tabloid. Poi c’è l’on-line. Le riviste. Gli approfondimenti. E via dicendo. Meglio una breve pausa, che sono già tre pagine di appunti.
Domande? C’è sempre il personaggio curioso e che sa tutto. Apre lui le danze. “Se si sente male il direttore il giornale esce lo stesso?”. Subito quesito tecnico. E l’occasione è ghiotta per tracciare i confini di un “coccodrillo”. I vari direttori si ritengano liberi di qualsiasi mossa. “Ma lei, tu, insomma. Se c’è il sangue si può scrivere?”. “Hai mai intervistato qualcuno parecchio famoso?”. “Quanto guadagni?”. “Hai le ferie?”. “Chi ve le dice le notizie?”. “Dove prendete le foto?”. “E se ci scappa il morto non ti impressioni?”.
Le mani si alzano a ripetizione. In un gioco di interesse reciproco che riempie due ore in un nulla. La cosa funziona, a quanto pare. E il metronomo della bontà del progetto è dato dal fatto che nessuno richiede l’utilizzo del bagno. Resta quindi il tempo per un saluto veloce. E via, cartella a spalla, verso casa. Col piacere del cronista nello scorgere un pizzino con su scritto “il giornalista è simpatico”. Almeno quello.

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