Cosa vuoi fare da grande? Solo il 12% dei giovani italiani tra 16 e 18 anni sogna di fare l’artigiano, malgrado attribuisca un ruolo fondamentale a questa figura. Complice una crisi occupazionale che non allenta la presa e lo scoraggiamento che ha intriso il Paese, anche i giovanissimi fanno sogni incerti su un futuro che non riescono a mettere bene a fuoco, neppure nella loro immaginazione.
Nel frattempo in Italia nell’ultimo anno, compreso tra marzo 2013 e marzo 2014, si sono persi 124.200 posti di lavoro ad un ritmo di 340 al giorno. Il dato, emerso dal rapporto di Confartigianato sul mercato del lavoro, conferma purtroppo la tendenza negativa degli ultimi sei anni: dal 2008 al 2014, infatti, il nostro Paese ha perso 1.201.500 occupati, pari a 556 posti di lavoro in meno al giorno. Rispetto alla media europea dell’11,8%, il tasso di disoccupazione nostrano si attesta al 12,7% aggiudicandosi, ancora una volta, la “maglia nera”. Viterbo ha chiuso l’ultimo anno con un tasso di disoccupazione pari al 15,6%, con una variazione di punti percentuale di 2,6 rispetto al 2008.
Continua a non esserci mercato per il lavoro e la costanza con la quale il dato si mantiene negativo non fa che confermare quanto abbiamo denunciato da anni. Costo del lavoro, difficoltà normativa per l’ingresso nel mondo del lavoro, mancato dialogo tra scuola e lavoro e interventi normativi dannosi paralizzano il mercato del lavoro nostrano a tal punto che, ormai, i giovanissimi sono scoraggiati tanto quanto gli over25. Se non di più. I dati riguardanti la nostra Provincia rispecchiano il trend negativo nostrano; nello specifico del tasso relativo ai più giovani, Viterbo risente del 23,6% di “neet” (giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano) del Lazio.
Lo studio condotto da Confartigianato dimostra come la situazione per gli under25 sia tra le più preoccupanti: a marzo il tasso dei disoccupati in questa fascia d’età è pari al 42,7%, vale a dire il doppio del 23,7% registrato nell’area Euro. Appare evidente l’urgenza con la quale far fronte ad un bilancio negativo che racconta un Paese caratterizzato da 3.247.700 disoccupati, ai quali si aggiungono 1.703.500 inattivi ‘scoraggiati’ (vale a dire che non cercano lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo) e 330.900 cassintegrati, per un totale di 5.282.100 persone che vivono gravi difficoltà nel mercato del lavoro.
Il sistema formativo e le sue numerose lacune è uno dei fattori principali alla base dell’emergenza occupazionale. In Italia assistiamo agli effetti del mancato dialogo tra scuola e lavoro: in Italia, la percentuale di under 25 che studiano e lavorano è appena del 2,2%, a fronte della media del 14% dei Paesi dell’Ue a 27. E sono 2.434.700 i giovani under 30 che non studiano e non lavorano. Inoltre, il 17,1% dei ragazzi italiani tra 18 e 24 anni abbandona prematuramente percorsi di istruzione e formazione, a fronte della media del 12,8% dell’Eurozona.
Dobbiamo intervenire inserendoci tra le maglie di questo sistema in crisi, andando a rinvigorire e rinsaldare il terreno di reciproco scambio tra la scuola e il mondo del lavoro. In tal senso, un’ottima iniziativa è rappresentata dal portale Valorizzati.it, creato da Confartigianato con l’obiettivo di fornire alle nuove generazioni concrete occasioni di conoscenza della realtà imprenditoriale artigiana. Dobbiamo aiutare i nostri ragazzi a nella fase fondamentale di scoperta e conoscenza che li porta a definire un progetto futuro.
Avallata e nutrita da interventi normativi che vanno a penalizzare quegli strumenti positivi per il settore imprenditoriale artigiano (basti pensare al contratto di apprendistato), da costi, vincoli e tassazioni che asfissiano la maggior parte delle realtà esistenti, stroncando sul nascere i progetti di avvio, dall’occupazione irregolare dilagante e da il mutismo che caratterizza i collegamenti tra scuola e lavoro, la crisi occupazionale sembra avere degli effetti collaterali anche sui più piccoli. In base alla ricerca “Giovani, artigianato, scuola” condotta dal Censis su incarico di Confartigianato Imprese, malgrado l’80% dei ragazzi di 16-18 coltivi passioni fortemente legate al mondo artigiano, solo il 31% lo sceglierebbe per il proprio futuro. Non solo, solo meno del 18% si dimostra interessato ad avviare un’attività in proprio in futuro, perché troppo rischioso.
Abbiamo il dovere di restituire la fiducia alle nostre imprese tanto quanto dobbiamo restituirla ai giovani. È compito del sistema socioeconomico di riferimento offrire ai ragazzi un panorama che permetta loro di immaginarsi futuri capitani d’azienda. Dobbiamo far sì che quel fascino che ammanta la figura dell’imprenditore venga poi supportato da una fattibilità e un ventaglio di occasione che spinga i ragazzi a tradurre in realtà lavorativa quella passione che li spinge verso i mestieri artigiani. Per far sì che i più giovani non si allontanino così precocemente dal mondo imprenditoriale è fondamentale puntare, tra l’altro, sul collegamento scuola-lavoro; bisogna tornare a formare una propensione al lavoro che non si lasci ostacolare e scoraggiare dalle difficoltà e che rafforzi l’innata curiosità per l’universo dei mestieri artigiani tipica dei giovanissimi.