Viterbo, città dei Papi. Non c’è dubbio. Però a Viterbo non esiste un museo sui Papi ovvero un museo sui Conclavi che furono ospitati nel XIII secolo nell’omonimo palazzo di piazza San Lorenzo.
La lacuna è oggetto di un dibattito, ospitato sulle pagine del Messaggero, che al momento ha visto l’intervento di Alfio Cortonesi, già di Storia medievale e preside della facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università della Tuscia, e di Luciano Osbat, direttore del Centro diocesano di documentazione per la storia e la cultura religiosa (Cedido), docente di Archivistica generale all’ateneo viterbese. .
“Un museo? Se Viterbo – ha sottolineato Cortonesi – vuole puntate sul turismo storico-religioso, non si può prescindere da una struttura di tal fatta, da supportare da un apparato mediatico solido, in grado di valorizzare le ricche testimonianze, non solo cartacee, conservate presso il Centro di documentazione diocesano e altrove”.
Di una “una grande esposizione di materiali e di multimedialità che consenta di rivivere i Conclavi, la storia dei Papi, la storia della Chiesa dal Medioevo”, ha parlato anche Osbat. “Dopo Roma nessuna città – ha aggiunto – oltre Viterbo ed Avignone, hanno la caratteristica di avere visto lo svolgimento di numerosi conclavi e di aver ospitato così a lungo i Papi e la Corte pontificia. Roma non pensa a fare una cosa del genere, rimangono Viterbo e Avignone. Noi vorremmo arrivare prima dei francesi”.
In attesa che sul fronte istituzionale, a cominciare da i timonieri del governo cittadino ospitati a palazzo dei Priori, si decida di gettarsi nell’impresa, facciamo un minimo di ripasso storico. A Viterbo furono eletti cinque Papi. Urbano IV, 1261-1264, il primo in ordine cronologico, fu incoronato a Santa Maria in Gradi, a lui si deve l’avvio della costruzione della Rocca di Montefiascone, istituì la festa del Corpus Domini a seguito del miracolo di Bolsena. Gregorio X, 1271-1276, fu il papa eletto al termine del più lungo conclave della storia, durato 33 mesi, tra il 1268 e il 1271, e detiene un curioso record: non avendo mai ricevuto i voti religiosi, il giorno stesso dell’elezione, il 1 settembre, fu ordinato preliminarmente sacerdote, poi vescovo, quindi cardinale. Giovanni XXI, 1276-1277, unico successore di San Pietro portoghese, morì per il crollo della sua stanza, forse provocato da un esperimento chimico mal riuscito. Niccolò III, 1277-1280, nobile rampollo degli Orsini, dimorò preferibilmente a Montefiascone e nel suo castello di Soriano nel Cimino, dove morì il 22 agosto 1280. Martino IV, 1281-1285, ultimo eletto nel capoluogo del “Patrimonium di San Pietro in Tuscia”, collocato da Dante nel “Purgatorio” tra i peccatori di gola, aduso com’era a purgare “per digiuno l’anguille di Bolsena in la vernaccia”.
Quattro invece i sepolti. Alessandro IV, 1254-1261, in qualche modo inventore della Macchina di S. Rosa, in quanto fu lui a volere la traslazione del corpo della patrona, dalla chiesa di Santa Maria del Poggio al monastero di San Damiano. Clemente IV, 1265-1268, stabilì la sede pontificia a Viterbo nel 1266, scomunicò Corradino di Svevia il 5 aprile del 1267 con un veemente discorso pronunciato nella cattedrale di San Lorenzo; Adriano V, governò per soli 38 giorni, dall’11 luglio al 18 agosto 1276; infine il citato Giovanni XXI.
La bibliografia sui Papi viterbesi è sterminata. Tra le opere più recenti, dal taglio divulgativo e zeppi di curiosità, aneddoti, in qualche caso anche vero e proprio gossip, si possono citare il volume di Roberto Saccarello, “Papi e antipapi a Viterbo”, nonché quelli di monsignor Salvatore Del Ciuco, “Il papa Giovanni XXI e il suo sepolcro nella cattedrale di Viterbo” e “La vita dei papi a Viterbo nel secolo XIII”.
Tra i contributi di solido taglio scientifico legate alle complicatissime vicende sullo spostamento del sepolcro di Clemente IV (dapprima a Santa Maria in Gradi, quindi nella chiesa di San Francesco alla Rocca) vanno segnalati i saggi di Massimo Miglio (Una ricognizione della tomba di Clemente IV) e di Maria Elena Piferi (Le arti liberali nel corredo funebre di Clemente IV), pubblicati sul numero 5 della “Rivista storica del Lazio” edita dalla Regione e da Cangemi.
Tutte le opere citate sono facilmente reperibili nelle biblioteche consorziali cittadine.