E’ di questi giorni l’annuncio che la Regione assumerà 37 operatori sanitari, tra medici e infermieri, per “eliminare le criticità” del settore in tutto il Lazio. Assunzioni possibili grazie a delle deroghe, visto che il piano di rientro della sanità laziale impone margini di movimento molto ristretti. Alla Asl di Viterbo sono previsti quattro ingressi, tutti medici per Belcolle: uno per la neuropsichiatria infantile, due per anestesia e rianimazione, uno per emodinamica. E va bene: coi tempi che corrono, e con tutti i problemi che ogni cittadino può riscontrare di persona (sulla sua pelle, sarebbe il caso di dire), si tratta di una buona notizia.
Eppure ci sono diciassette dirigenti – tra medici e veterinari – che sarebbero pure stati assunti, poco più di un anno fa, dalla stessa Azienda sanitaria locale viterbese, in seguito ad una sentenza di un giudice che garantiva a queste figure gli stessi diritti di un’altra trentina di colleghi assunti nel 2009. Ma per questi diciassette, dopo l’illusione di un contratto a tempo indeterminato, è arrivato nel febbraio scorso lo smacco del licenziamento, al termine di un anno vissuto tra color che son sospesi. Un caso del quale si è già parlato: un anno fa, lo stesso presidente della Regione Zingaretti si era impegnato per risolverlo. Appena un mese fa, invece, è stato il consiglio comunale – con un voto unanime – a impegnare il sindaco per tutelare questa causa, così come la causa di tutti i precari che mandano avanti la sanità viterbese. Adesso queste quattro assunzioni in deroga, firmate Zingaretti. Per i diciassette sembrerebbe l’ennesima beffa.
“La politica del presidente Zingaretti sul precariato sembra tanto simile a quella adottata dalla Polverini – osserva amaramente Andrea Filippi, ex rappresentante dei precari viterbesi per la Cgil – Una politica che, disinteressandosi dei precari, aveva continuato a concedere deroghe per le nuove assunzioni. Questo è l’inganno nel quale ancora oggi cadono i nostri precari. Vengono lasciati nel loro status, perché il blocco del turn-over non consentirebbe la loro assunzione, contemporaneamente, tuttavia, vengono concesse dalla Regione deroghe per assumere nuovo personale che non ha mai svolto un solo giorno di precariato”.
Insomma: per i diciassette le deroghe non c’erano e quindi sono stati licenziati. Per assumere nuovo personale, invece, le deroghe si sono trovate. Come per magìa. Eppure, anche il consiglio comunale, un mese fa, aveva mandato un segnale importante. “L’impegno del consiglio comunale va sicuramente apprezzato – dice Filippi – Apochi giorni dalle elezioni speriamo però che non sia solo una dichiarazione elettorale ma un serio impegno a risolvere il problema di diciassette persone, ora licenziate, ma un anno fa stabilizzate, non nel rispetto di regolari assunzioni, ma nel rispetto del protocollo d’intesa del 2009 che aveva come scopo l’assunzione dei dirigenti tenuti allo status di precari ingiustamente da anni. Un protocollo, ribadisco, fatto in deroga alle normali assunzioni. una stabilizzazione,infatti, è una procedura che deve riparare ai danni di aver tenuto dei dipendenti precari per 10, 15 anni. non è in alcun modo una procedura di assunzione e non vuole sostituirsi ad essa. Una stabilizzazione non può essere interpretata come un normale atto amministrativo, ma deve essere un atto politico. Questo, infatti, aveva capito la Asl di Viterbo quando nel 2009 assunse 33 precari. e lo stesso aveva capito quando nel 2013 assunse i 17, aventi gli stessi requisiti dei 33, per completare un percorso iniziato nel 2009, con lo scopo di evitare gravi disparità di trattamento. La stabilizzazione dei 17, quindi rappresenta un atto dovuto in conseguenza alle norma dettate dal protocollo d’intesa del 2009”.
L’ultima parola spetta all’avvocato Luca Lentini, il difensore dei 17. “La stabilizzazione dei 17 è stata la conclusione di una lunga istruttoria, durata circa due anni, nel corso dei quali è stata più volte interpellata la Regione, che dal canto suo non ha mai obbiettato nulla. I miei assistiti, per essere assunti, hanno dovuto firmare una rinuncia al risarcimento dei danni. I lavoratori, una volta assunti, non possono essere licenziati con un atto unilaterale, perché l’amministrazione non può revocare i contratti sottoscritti da entrambe le parti, non avendone il potere. L’atto di revoca dell’assunzione neppure spiega le ragioni del dietro-front. E’ una violazione scandalosa dei diritti dei lavoratori, una vicenda abnorme. La Asl ha già stabilizzato una trentina di medici in base agli stessi criteri del protocollo d’intesa e non mi risulta che siano stati revocati anche loro. Abbiamo chiesto al direttore generale di annullare la revoca e di restituire il posto di lavoro ai 17, altrimenti si determinerà anche un danno erariale per i risarcimenti richiesti dai miei assistiti, visto che l’azienda si è rimangiata la transazione”. L’odissea dei diciassette continua.