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Il regalo promozione di Michelini? Lo stadio

Il sindaco Michelini accanto a Piero Camilli

Il sindaco Michelini accanto a Piero Camilli

Rieti era nel destino, perché la tradizione dice che la Viterbese festeggia i suoi trionfi sempre in trasferta. Da vent’anni fa, ritorno tra i professionisti sotto l’acqua del Renato Curi di Perugia, contro la Pontevecchio, a quindici anni fa, promozione in C1 grazie al 2-0 sul campo del Sassuolo, fino volendo a Nocera Inferiore e a quell’epica trasferta salvezza (sempre in C1) o al playout di Tolentino, 2005, per restare aggrappati alla C2. Adesso Rieti, l’ultima delle imprese, magari la più modesta vista la categoria, e però con un significato che va oltre. E’ la nuova Viterbese, rinata grazie alla Castrense della famiglia Camilli, e venuta al mondo per riportare il calcio che conta ad un popolo che ha una fame da lupi, anzi da leoni. Lo si è visto giovedì sera, quando centinaia di persone hanno abbracciato la squadra di ritorno dall’impresa, e insieme hanno sfilato per le vie della città, cori e bandiere.
GESTIONE BALLERINA Vale la pena ripartire proprio da qui per dare un senso a questa vittoria. Perché manca soltanto una cosa per chiudere il cerchio, per assicurare al progetto Viterbese la continuità nel tempo e nello spazio. Manca che i gialloblu abbiano finalmente la loro casa. Lo stadio Rocchi. Già, perché ad oggi la società non ha ancora la gestione dell’impianto. E’ ospite in casa sua, una condizione particolare – assurda, se volete – che si trascina dalla scorsa estate. Quando la Castrense si traferì nella città dei papi, all’epoca orfana di una squadra dopo la mancata iscrizione della vecchia As Viterbese, e le riconsegnò speranze e ambizioni, seppure temporaneamente parcheggiate in Eccellenza. A quel tempo sembrava che l’accordo per avere lo stadio fosse soltanto questione di tempo, e invece i tifosi stanno ancora aspettando.
IL CAMILLI FURIOSO Il Comune ha tergiversato, con una prudenza che alla fine ha destato non pochi sospetti, tra i tifosi e soprattutto tra la dirigenza gialloblu. Incontri, messaggi trasversali, riunioni, sopralluoghi, hanno finito soltanto per allungare la minestra. E per far incavolare (eufemismo) non poco il Comandante Camilli, che in un paio di occasioni – l’ultima domenica scorsa – ha sbroccato di brutto. “Debbo pensare che in questa città non ci siano le condizioni per fare calcio ad alti livelli”, ha detto il patron, minacciando diverse volte di essere pronto ad un altro trasloco, verso lidi al momento ignoti, ma di sicuro più ospitali.
MICHELINI E “L’AMICO PIERO” Dal Comune, calma piatta. Il consigliere delegato Insogna, uomo volenteroso, ma che ha poteri limitati in materia, si è tolto dalla mischia lasciando al sindaco il compito di chiudere in modo positivo la faccenda: “Adesso – ha detto Insogna – la palla passa a Michelini e a Camilli”. Già, ma la palla bisognerebbe anche giocarla. Peccato che alle ultime bordate del Comandante, che ha chiesto il rimborso dei soldi spesi finora per l’impianto (soprattutto per la manutenzione e la cura del manto erboso), da palazzo dei Priori tutti abbiano fatto i vaghi. Michelini, intervenuto nel Giorno del Trionfo in una trasmissione radiofonica, ha garantito – con la solita flemma anglosassone – che non ci siano problemi per concedere la gestione dello stadio alla Viterbese, “all’amico Piero”, come lo ha chiamato.

QUESTIONE D’UFFICI Ma restano soltanto parole, così come restano i sospetti che qualcosa, nella macchina comunale, si sia inceppato. Forse non a livello politico – che ha tutto da perdere in un eventuale braccio di ferro con Camilli , e non solo dal punto di vista mediatico – ma semmai a livello dirigenziale. Qui la storia è nota: gli attriti tra i tecnici e la nuova amministrazione non sono certo una novità in questo primo anno targato Michelini. Ed è lecito pensare che anche nella vicenda Rocchi gli intoppi vadano cercati proprio lì, dalle parti di via Garbini.
LO STADIO PER VINCERE ANCORA Certo, ai tifosi e allo stesso Camilli importa poco – o nulla – delle varie beghe nelle stanze del potere (o presunto tale). Alla Viterbese interessa avere le chiavi dello stadio, magari per un paio d’anni se non di più, per cominciare a programmare la prossima stagione in serie D. Una società che vuole vincere non può rinunciare alle strutture, quelle sportive (un terreno di gioco in condizioni perfette), quelle amministrative (uffici), quelle logistiche (magazzino, lavanderia) e anche quelle dell’ospitalità, per la campagna abbonamenti rivolta ai tifosi. Già, i tifosi, quelli che sono scesi in piazza l’altro giorno, e che sono arrivati fin sotto palazzo dei Priori per festeggiare. Dimostrando l’unica cosa certa di questa storia: la Viterbese è la squadra di Viterbo. Chissà se è anche la squadra di Michelini.

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1 Commento

  1. Politini Franco ha detto:

    Con tutte le mancanze che ci sono nel nostro amato comune :salute ,lavoro,istruzione e ambiente…..sta a vedere che buttiamo sti quattro soldi per costruire o modificare il campo per far giocare la squadra di CAMILLI a viterbo?
    Certamente ti portera’ qualche voto in piu’ ,caro Sindaco,(poi manco tanti visti che ci vanno in pochi).Se poi volessi necessariamente costruire qualcosa ,perche’ non costruire una cittadella dello sport per tutti i viterbesi?
    Lo stadio e una squadra forte porteranno sicuramente un sorriso ai TIFOSI la domenica pomeriggio,ma anche grossi problemi di ordine pubblico a cui i viterbesi non sono molto propensi,e dopo quando se ne va? meditate gente.

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