E’ proprio vero: quei comunisti del Pd predicano bene ma razzolano male. Perché rovinare la festa del sindaco di Montalto di Castro Sergio Caci che nei giorni scorsi ha presentato il megaparco dei divertimenti “Roma Vetus” che sarà spalmato su 250 ettari del territorio della città costiera e darà lavoro a ben 15 mila (quindicimila) persone?
Perché prendere di petto il primo cittadino montaltese, intimandogli di “smetterla con questa commedia e iniziare a garantire serietà nel governo della cosa pubblica e a proporre un’idea di sviluppo degna di questo nome, senza illudere i cittadini di Montalto e Pescia con promesse, che come sempre saranno disattese, di posti di lavoro facili, magari guardando a ciò che ci ha consegnato la storia”?
Perché definire la riproduzione della Roma imperiale una intrapresa di cattivo gusto, in quanto “Montalto non ha bisogno del Colosseo di cartapesta e gladiatori fasulli ma di promozione turistica legata al mare, all’ambiente e a quel patrimonio unico rappresentato dagli etruschi””
Incorreggibili, quei comunisti del Pd. Si vede che non hanno letto attentamente le cronache l’indomani la conferenza stampa di presentazione del Parco Roma Vetus che riprodurrà i monumenti della Roma antica su una scala del 70%.
La sua realizzazione infatti “è destinata a rappresentare un investimento iniziale di circa 360 milioni di euro, che, sommato a quello riservato alla parte alberghiera, costituirà un investimento complessivo di circa 1 miliardo e 500 milioni di euro: uno dei più rilevanti impegni finanziari nell’attuale delicata fase di rilancio dell’economia”.
Non solo: perché a livello “occupazionale vale più dello stabilimento Fiat di Pomigliano, parametro utile a sottolinearne l’importanza soprattutto come straordinaria occasione per affrontare, almeno nel Lazio, la gravissima crisi del lavoro giovanile”.
Su, perché bacchettare il sindaco Caci? Solo perché ha affermato che Roma Vetus “è un’opportunità di sviluppo a costo zero per l’amministrazione, da prendere al volo, ma che va trattata con tutti i crismi del caso, tutelando legalmente il territorio, i nostri cittadini e tutti i lavoratori che verranno impiegati nella realizzazione del progetto, per far sì che non si ripetano le truffe e gli scempi del passato che hanno reso il nostro paese protagonista in negativo».
Su perché storcere la bocca? Considerando che il parco sorgerà nei pressi della ferrovia e a un passo da Civitavecchia, è facile prevedere che i 2,5 milioni di croceristi annuali che attraccano al porto eviteranno di andare a Roma, quella vera, preferendo sicuramente battere il selciato di linoleum e ammirare i Fori di polistirolo della Roma finta.
Ah, quei comunisti del Pd, che hanno pure la pretesa di ironizzare: “La Tomba François, quella delle Iscrizioni, il Tumulo della Cuccumella, Vulci, la Domus del Criptoportico, il Mitreo: sono “piccole vecchie tombe etrusche” di fronte alla magnificente Roma capitale del mondo, in plastica! Roba da cinema, sì ma della più bassa e becera commedia da bettola”.
Parole dure, che il sindaco Caci non si merita.
Tanto che, proprio per non mettere in concorrenza il sito del parco-archeologico di Vulci con il nuovo parco, ha già ordinato che l’area gestita dalla società Mastarna venga rasa al suolo, con tutti gli annessi e connessi, così nessuno avrà più l’alibi di contestare il progetto della Roma al silicone. E gli Etruschi? Come diceva quello, “parce sepulto”.