C’è una regola non scritta, ma morale. Una sorta di compromesso elettorale (che fa anche rima). Una scappatoia data dalla logica e dall’essere italiani. Che noi in qualche modo ne usciamo comunque vivi.
È la storia di sempre che si ripete. E probabilmente se non dalla prima volta in assoluto che si è votato (lì c’erano ancora entusiasmo e speranza) già dalla seconda tornata. In sostanza la fuffa è questa. O si concede preferenza a destra, o la si porge a sinistra. Con tutte le tonnellate di sfaccettature annesse. Quelle che ridotte a percentuale son talvolta il vuoto cosmico, altre l’ago della bilancia.
Ma ciò ora non è determinante. Il punto invece è che quando gauche et droite non convincono, quando derecha y izquierda propongono solo faccioni da bravidi, di norma si punta tutto sul cavallo alternativo. Quello sfigato. Si vara per il cosiddetto voto-di-protesta. Altra tipicità unica nello Stivale, almeno quanto i cachi o piazza Del governo provvisorio a Roma. Ci si sveglia velenosi la domenica mattina. Ci si dirige alle urne dopo il caffè amaro (e tre mesi di lobotomia televisiva). E si pone la croce su un nome che in vita sua non ha vinto manco una stombolata natalizia. Ignari di non aver pensato al bene dello Stato. Ma tronfi nell’animo e forti nello spirito.
Ecco. Tutto questo a Piansano non succederà. Non stavolta almeno. Nel senso, non alle prossime comunali. Certo, ci si potrà comunque sfogare con le Europee. Che in quanto a meteore offrono un campionario infinito e divertentissimo. Ma per decidere chi (non) dovrà governare il quinquennio toccherà di ciucciarselo tutto. Nella speranza che al prossimo giro di ruota si presentino almeno due liste. Il problema infatti è che la pseudo-destra non ce l’ha fatta. Si sono contati e han preferito consegnarsi al nemico. Bandiera bianca. Meglio arresi che vinti. La sinistra morbida invece, quella che poi regna ora, in quattro e quattr’otto ha sciorinato nomi, cognomi e riserve. Con il sindaco Di Virginio già sicuro della (ri)permanenza, ed un contorno abbastanza inedito che avrà tempo e modo di affinare la tecnica. Di acquisire credibilità.
Ne avevamo già parlato su queste colonne. Rimarcando come il paese intero abbia preso la notizia in malo modo. Al grido di “Ti piace vincere facile (con tanto di musichetta)” si era addirittura parlato di morte della democrazia. Ad esser dolci e comprensivi forse però si può lavorare sull’ipotesi suicidio. Ma le ultime news (quelle schiette, da bar) certificano senza espedienti la strage di massa. Pare infatti che buontemponi, rosiconi e altre figure che finiscono con oni (senza pensare necessariamente volgare) stiano dando ordini ai matita-dotati di richiedere una sola scheda. Quella per le Europee chiaramente. Rifiutando con un no secco e col naso all’insù il tagliando per le sorti del municipio. E ci sarà da ridere quindi.
Almeno in fase di spoglio. Con la guerra interna e fratricida per le aggiudicazioni delle poltrone. Con i grigiori della concorrenza sull’uscio. Con la vittoria certificata e la battaglia mai giocata (altra rima). Se la democrazia, come si diceva, è in coma irreversibile. La politica è definitivamente morta. Amen.