E’ finita con un pareggio a Villanova, un 2-2 in rimonta che interrompe la striscia positiva di questa Viterbese a nove vittorie consecutive. Manca la ciliegina sulla torta, insomma, ma la torta era già stata gustata negli ultimi dieci giorni, prima con la vittoria del campionato a Rieti, e poi coi festeggiamenti domenica scorsa al Rocchi nel derby col Civitavecchia. E allora vale la pena riassumere questa stagione di rinscita nel modo in cui Viterbopost l’ha seguita. Sì, con le pagelle finali.
PORTIERI
Boccolini 7
Arriva durante la rivoluzione di dicembre, chiamato a tornare in gialloblu (dopo l’esperienza di dieci anni fa in C1) per dare un riferimento d’esperienza tra i pali. Missione compiuta, con pochi errori e tanta saggezza, anche quando la regola sui giovani lo costringe in panchina.
Cima 6
Qualche errore di gioventù, che ci sta ed è perdonato in partenza, e tanta crescita che gli tornerà buona per la carriera.
Marini G. 5
Fedelissimo di mister Solimina, insieme al fratello Gabriele, è tra i tagliati di dicembre. Giustamente, a vedere le prestazioni.
DIFENSORI
Cirina 8
Ghigno terrificante, cicatrici accumulati sui campacci di tutta Italia, arriva in inverno e fa capire subito chi comanda. Blinda la difesa, annulla tutti gli attaccanti più pericolosi e firma anche un gol preziosissimo contro il Monterosi. Una bestia, in senso buono.
Fapperdue 7
All’inizio rischia di trovare poco spazio, poi piano piano batte la concorrenza e diventa la terza scelta tra i centrali, spesso titolare quando Federici passa a centrocampo. Premiato per le cento presenze in maglia gialloblu, è sempre più la continuità di questa maglia, della sua storia, e della città intera.
Fe’ 6.5
Arriva dalla Lazio per risolvere i problemi della sinistra (la fascia) e lo fa, anche senza fuochi artificiali. Ma sempre meglio di quello che c’era prima. Sui taccuini di parecchi osservatori di club professionisti.
Federici 8
Più forte dei problemi alla schiena che lo tormentano da sempre. Riferimento dentro e fuori dal campo, è il capitano che tutti vorrebbero avere: calmo ma anche incazzoso quando serve. E l’impressione che, nei momenti delle decisioni difficili, il suo parere conti parecchio, anche in società.
Ingiosi 5
Sembrava un ritorno azzeccato. Sembrava. Non si è mai integrato con la nuova società, e i suoi limiti caratteriali ormai a Viterbo si conoscono (va detto con affetto). Passa al Rieti e alla fine arriva secondo. Non sa cosa si è perso…
Kacka 6
Giovane e un po’ rude, ma questa è la roba che gira alla voce “under”.
Marini M. 6.5
Poco appariscente ma spesso utilissimo quando viene chiamato in causa per tappare qualche buco in mezzo alla difesa. Ad avercene, di riserve così…
Rausa 6.5
Il finale in crescendo, sia in fase difensiva sia nella qualità e quantità di cross, dimostra che con l’applicazione e il lavoro si ottengono risultati. In fondo, funziona come a scuola.
Toto 6
Voto d’incoraggiamento per il futuro. Tante care cose.
Dalmazzi, Giuletti s.v. Visti troppo poco: nessuno li può guidicare.
CENTROCAMPISTI
Faenzi 7.5
Sopresona sin dai primi calci. Bene a destra e al centro, un frullatore tedesco, perché non smette mai di funzionare. Domanda: quanti chilometri avrà fatto quest’anno? Bisognerà cambiargli l’olio.
Ghezzi 6
Si può dare di più, ma per fortuna che alla Viterbese di quest’anno è bastato ciò che ha dato.
Giannone 7.5
L’uomo col pennello nel piede. E lo sapevamo. E’ stato bello rivederlo a dicembre, dopo le emozioni di un anno fa. Oltre alle punizioni, è stato decisivo anche coi suoi lanci telecomandati, e con i corner battuti col radar, con la regia lucida e il senso della posizione che gli risparmia di correre troppo. Cassano dice che è meglio fare un assist che un gol: chissà come la pensa Rocco.
Giurato 6
Nel gruppone di chi ha dato il suo contributo all’Impresa.
Gubinelli 7
Altro ritorno decisivo. Perché sulla fascia non lo tiene nessuno, il suo passo è come un rock, e poi si gira e crossa, e taglia e sfreccia. Quando poi entra in campo a partita in corsa, fa più danni di uno tsunami.
Marinelli 7
Il compagno Juri magari sarà un po’ troppo frenetico, specie nelle entrate a centrocampo, ma ha un cuore grande così, non si ferma mai, e ogni tanto s’infila pure nel corridoio giusto in attacco. Ora non resta che spiegargli come funziona con gli arbitri.
Romondini 4.5
La sua lentezza esasperante ha condizionato la prima parte della stagione gialloblu, a livello di gioco e anche di intensità. Da romanista, si ricorderà sicuramente di quel brasiliano degli anni Ottanta: Andrade da Silva, detto “Andrace piano”. Epurato anche lui nella rivoluzione di dicembre.
ATTACCANTI
Cerone 5.5
Ha segnato tanto, d’accordo (anche grazie ai rigori) ma ha convinto poco. Forse perché non ha mai dato l’ìimpressione di aver capito il livello – e lo spirito – dell’Eccellenza, campionato brutto, sporco e cattivo. Ci volevano meno colpi di tacco e più cojones.
PERO NULLO 8
Non lo tonevano in serie D, figuriamoci in Eccellenza. Sfuggente come un fantasma, veloce come il vento, furbo come il diavolo. Un bel pezzo del merito va spedito a Fratta Todina, citofonare “Folletto”.
POLANI 7.5
L’uomo dei gol decisivi. Dopo qualche partita di acclimitamento insieme a Vegnaduzzo, i due sono diventati una coppia strepitosa. La sua prima volta a Viterbo giocava per la salvezza in C2, è giusto che stavolta abbia contribuito ad una vittoria.
TOSCANO 5
Scelta sbagliata in estate, poi rappezzata in corsa con il taglio. Meglio tardi che mai.
VEGNADUZZO 9
L’hombre della temporada. O almeno, di metà campionato. Diciotto gol, una potenza di fuoco incredibile, la città ai suoi piedi. Dopo le delusioni (e i mancati stipendi) riceve la sua giustizia. Divina, naturalmente.
ALLENATORI
Gregori 9
Il salvatore della Patria. Ha rimesso a posto i danni altrui (non solo danni tecnici) con la normalizzazione, l’equilibrio, la pacatezza. Il buonsenso applicato al calcio ha dato i suoi frutti: gioco scorrevole, scelte logiche, risultati a valanga. Urge monumento.
Pirozzi s.v.
L’uomo giusto, ma al posto sbagliato. Chiamato dopo l’esonero di Solimina, ha trovato uno spogliatoio a pezzi, pieno anche di franchi tiratori, e una società impaziente. E’ andata come è andata: non si meritava questa sfiga.
Solimina 5
Aveva una Ferrari, si è dimenticato di togliere il freno a mano. Con l’aggravante della sconfitta in finale di Coppa Italia, un’onta che i viterbesi non dimenticheranno mai.