Nel solo Lazio il diabete è parte integrante della vita di quasi trecentomila persone. In tutta Italia se ne contano invece oltre tre milioni e mezzo. E il numero è in continua crescita. Così come i problemi ad esso allegati, chiaramente.
Nello Stivale dei tagli e delle sforbiciate il panorama non può che risultare agghiacciante. Veniamo quindi al punto. Un diabetico deve inevitabilmente auto controllarsi. O comunque qualcuno lo fa per lui. Una pratica quotidiana (ripetuta più volte al dì) tanto semplice quanto efficace. Solo dal controllo infatti si può capire qual è la situazione del momento. E solo avendo la percezione di quest’ultima si arriva a stabilire la giusta terapia.
Fin qua nulla di nuovo. Anzi, tutto scontato. Una sorta di ragionamento logico. Fino ad un certo punto però. Perché le normative cambiano. E i tagli sopracitati portano a scelte quantomeno estreme. Si sta infatti andando verso un ragionamento folle legato ai presìdi. Laddove il kit essenziale (aghi e glucometro) dovrebbe essere uniformato. Ciò vuol dire per tutti lo stesso. Scelto in base alla più classica delle gare (manco si trattasse di computer o forniture di carta per stampanti). Le conseguenze? Non girerebbero prodotti di estrema qualità. E quindi la terapia partirebbe da una base già errata nel conteggio di partenza.
“Noi non solo diciamo no alle gare – spiega la presidente di Cladiab Lina Delle Monache, viterbese ma presidente dell’ente regionale – ma diamo anche una proposta concreta al fine di migliorare la vita a queste persone. Forniamo un’idea per andare avanti”.
Per capire di cosa si tratta partiamo da un dato. Il glucometro costa più di un euro a Bolzano. Meno di venti centesimo in Emilia. “Facciamo un bel prezzo fisso nazionale – illustra la stessa – come in Francia. Così ogni soggetto avrà quello più adatto alle esigenze giornaliere. Non solo. Si sta progredendo in tecnologia. Se tutti dovessero usare lo stesso il meccanismo si fermerebbe. E ancora, ok che così si risparmia qualche centesimo, ma la conseguenza quale è?”. Semplice. Prima si spende meno. Dopo son dolori. Perché agendo in modo sbagliato in tantissimi dovrebbero poi essere curati, e in modo “pesante”, sulle ripercussioni fisiche inevitabili.
“Ci siamo incontrati lo scorso sabato all’interno dell’Auditorium del Ministero della Salute – prosegue ancora lei – la giunta Zingaretti si è dimostrata subito sensibile all’argomento. Dalla data dell’insediamento. E anche stavolta Beatrice Lorenzin (ministro proprio della Salute, ndr) ci è venuta incontro. A breve istituirà una tavola rotonda per capire e affrontare il grave disagio”.
Un punto di partenza è stato fissato quindi. C’è ancora molto da fare, ma la strada pare buona. “La ringrazio – chiude la Delle Monache – lei è quanti altri ci ascoltano. Forse occorrerà tornare in piazza per farci sentire. Ma non molliamo. E guai a sottovalutare un dato così in crescita, che a breve potrebbe riguardare ogni famiglia”. Guai.