Avanti, ci sono soldi per tutti. Venghino venghino, siori esponenti della cultura cittadina sotto forma di associazioni (rigorosamente no profit), fondazioni, sette e logge. Il Comune ha pubblicato la graduatoria dei contributi per l’Estate viterbese, ma è stato un parto difficile. Rinviato, rimpallato, corretto e rivisto, oltre che passato da un assessore Giacomo Barelli (ora allo Sviluppo economico) ad un altro, quel Tonino Delli Iaconi che ha preso in mano le sorti – non si sa se magnifiche e progressive – della cultura viterbese.
Ora la graduatoria è realtà, e chissà se tutti quelli che avevano auspicato – caldeggiato, invocato – un ritorno al passato nella gestione dei contributi, saranno contenti. D’altronde, dovrebbe essere sparita la logica barelliana (e non solo sua) che predicava scelte ragionate, invocava percorsi e manifestazioni condivise, avrebbe voluto privilegiare la qualità alla quantità, e mettere fine al cosiddetto “marchettificio” che tanti soldi ha dato, spesso inutilmente, ai soliti noti viterbesi. La restaurazione attuata dal buon Tonino, uno abituato a cercare sempre la mediazione, ad evitare frizioni, ad accontentare tutti, ora è sul tavolo. Ma non è detto che non seguano polemiche.
Intanto, perché dei 150 mila euro necessari a soddisfare tutte le richieste pervenute all’assessorato, se ne sono trovati – nelle pieghe del bilancio – poco più di 129 mila. E perciò, ecco la prima brutta notizia: tutti i contributi sono stati decurtati ad origine del 17.5 per cento. Un taglio orizzontale, e dunque non arbitrario, ma necessario per rientrare nel budget. Fin qui, poco male: mal comune mezzo gaudio. Ci sono poi le fasce di merito, stabilite secondo vari criteri (di merito, di importanza, di grandezza degli eventi) definiti dal nuovo regolamento di palazzo dei Priori, quello voluto proprio da Barelli e tanto osteggiato dalla minoranza e da qualche soggetto esterno, evidentemente non disinteressato.
Sette categorie, dalla prima (che vale poco meno di 500 euro di contributi), che comprende manifestazioni francamente minori, dal raduno di camperisti alla gara di bocce, fino alla settima, la più alta, che include giustamente la manifestazione culturale più importante del panorama viterbese – e non solo – vale a dire Caffeina. Che si porta a casa dal Comune quasi 25 mila euro, comunque una cifra modesta se si considera la durata, la rilevanza anche a carattere nazionale, gli ospiti, l’indotto, le persone che la realizzano spesso a titolo di volontariato.
E poi, in sesta fascia, il Tuscia opera festival (quasi 12 mila euro) e in quinta, quasi 5 mila euro, il Jazz up, il Tuscia film fest, il Quartieri dell’arte, il Sodalizio dei facchini, In mezzo, la solita sfilza di eventi, dalle immancabili trasmissioni radiofoniche – non si capisce perché le debbano pagare i cittadini -, ai concerti più o meno memorabili, alle presentazioni di libri, gli eventi sportivi e parrocchiali, e insomma tutto un mare magnum dove si disperdono, in mille rivoli, i soldi dei contribuenti. Qualcuno è rimasto fuori, per motivi sconosciuti o forse no; altri hanno ricevuto quella paghetta che poi era il vero obiettivo per cui l’evento era stato organizzato; altri ancora hanno avuto la fortuna di incassare i soldi soltanto dopo lo svolgimento dell’evento, e la successiva richiesta. Ex post, direbbe l’Azzeccagarbugli.
Ma forse la vera curiosità è che alcuni eventi sono stati finanziati dal Comune (o meglio: il Comune ha stanziato i relativi fondi) anche se poi non ci sono stati. Annullati, rinviati sine die, ingoiati dall’oblio. Viene in mente la Coppa del Cimino, gara d’automobilismo una volta nobile e quest’anno saltata per ragioni di sicurezza. Comunque, per non sbagliare, palazzo dei Priori aveva previsto un contributo di 823 euro. Soldi che l’organizzatore – come gli altri enti che hanno chiesto fondi per manifestazioni poi annullate – ovviamente non potrà incassare, visto che non può rendicontare le spese. E meno male. Ma del resto questo è il rischio quando piove: tutti rischiano di bagnarsi.