Si chiama Roma nord. E non è un viaggio. È una vicenda. Che si sviluppa a schema creativo su di un percorso a rotaie (peccato non a vapore) che dalla capitale arriva fino a Viterbo. Attraversando quella terra di mezzo nota ai più come Civita Castellana. Si sale a piazzale Flaminio. Laddove le culture si intrecciano e si amalgamano, lungo il serpentone di pietra che da accesso alle varie entrate del mezzo di trasporto costruito per volontà del Duce. Correva il 1932. Tale opera poteva (e voleva) rappresentare un’ottimo modo per ricordare il decennio passato dalla Marcia (quella con la M grande, altro che la disciplina sportiva).
Nel 2014 non è cambiato niente. Magari le carrozze, che rimangono comunque datate. Per il resto e’ tutto come da copione. Trentanove folli fermate. Un sali e scendi estenuante di persone. Quasi tre ore di calvario. Più croce che delizia dello sprovveduto avventore.
Lasciata Roma si imbocca un primo tunnel. Rapido (seppur la velocità di crociera è inesorabilmente lenta). Pochi chilometri e si è già in aperta campagna. In un tripudio di villoni, circoli tennistici, casali retro’, e campi rom. Un panorama agghiacciante e allo stesso modo confortevole che si ripete attraverso i finestrini fino allo strazio. Affiancato per lunghi tratti dalla via Flaminia (altra creatura mitologica). Spuntano i primi oliveti. Meno nobili rispetto a quelli dell’Alta Tuscia ma assai caratteristici. C’è chi pota e chi si gode il novello sole primaverile. Tutt’attorno cupole, torrette e ruderi che duellano con cavi elettrici e distese di fotovoltaico. Fuori il mondo che avanza, dentro una pellicola di Bollywood. Carnagioni scure. Occhi profondi. Acconciature assurde e profumo di spezie. Qualche sosta in località astratte, laddove c’è si una stazione ma non un paese che la circonda, rendono ancor più surreale il cammino.
Ed ecco Soratte. Di spalle. Settecento metri di roccia e macchie verdi da circumnavigare con rispetto. Fino a Civita. Laddove le piantagioni di olive lasciano spazio a quelle di nocciole. Al tufo. Ai vigneti. Stessi colori ma più crudi. Più intensi. La marcia rallenta ulteriormente e sullo sfondo già appaiono i Cimini. Con lo scenario che si accorcia e si arrocca. E la locomotiva che s’aggrappa a budelli in salita e ponti mozzafiato. Anche se poi i più nemmeno se ne accorgono. Qualcuno dorme. Altri preferiscono la tecnologia a portata di mano. Viterbo sta dietro l’angolo. Ma prima occorre salutare le signore delle ceramiche e spaccare Vignanello, Vallerano, Soriano, Vitorchiano. Ogni centro una gemma. Ogni dettaglio un capolavoro (puntualmente rovinato da qualche disattenzione). Da Bagnaia al capolinea trascorrono ben dieci minuti. Poi i piedi toccano terra. E si ricade nel quotidiano. Nella velocità. Nel traffico dei clacson.
Qualcuno vorrebbe tramutare la linea in Verde, in viaggio turistico. Legambiente ci sta pensando. Altri sponsorizzano. E in effetti non servirebbe nemmeno aggiungere molto. Una degustazione di prodotti tipici. Un’orchestrina jazz. E quello che pare un calvario si trasformerebbe in lusso d’altri tempi. Ah, solo per la cronaca, con dodici euro si fa avanti e indietro (due ore e cinquanta a tratta) passando per Euclide, Acqua Acetosa, Campi sportivi, Antenne, Tor di Quinto, Due ponti, Grottarossa, Saxa Rubra, Centro Rai, Labaro, La Celsa, Prima Porta, Giustiniana, Montebello, Sacrofano, Riano, Castelnuovo, Morlupo, Magliano, Rignano, Sant’Oreste, Ponte Paradiso, Ponzano, Civita Castellana, Catalano, Faleri, Fabrica, Corchiano, Cardarelli, Vignanello, Vallerano, La Selva, Soriano, Santa Lucia, Fornacchia, Vitorchiano e Bagnaia.
GENTILE DIRETTORE,
QUANDO LE PERSONE SONO DEGLI INCOMPETENTI COME STEFANO
MECORIO, E’ MEGLIO CHE NON SCRIVANO CASTRONERIE.
Gianfranco Lelmi
E’ vero, le stazioni per arrivare a Viterbo sono tante, non
tutti ricordano però che Joniaux, poi Angelelli ed infine Besenzanica avevano
concepito questa ferrovia
per collegare il maggior numero di paesi, non certo per
arrivare in breve tempo a Viterbo. Esisteva già da alcuni anni la ferrovia Roma,
Capranica Viterbo con un tracciato
più diretto. Occorre aggiungere che allora come oggi i soldi
erano pochi. Per far nascere questa ferrovia e renderla utile i costruttori
dovettero considerare anche che il tracciato
doveva superare i 102 chilometri, per attingere al
finanziamento dello Stato. Se si osserva attentamente il percorso del treno ci
si accorge che gli ingegneri responsabili del tracciato
esaminarono molto bene il territorio pur non avendo grandi
mezzi a disposizione. Il treno scende lungo le dorsali fiancheggiate dalla
Flaminia con ampie curve che consentirono agli
ingegneri ideatori di questa ferrovia di evitare la
costruzione di numerosi ponti e cavalcavia. Benché criticata da molti, ancora
oggi, il treno impiega meno tempo della corriera o dell’auto.
Per raggiungere da Roma Piazzale Flaminio la cittadina di
Civita Castellana con il treno si impiega circa un’ora e trenta. Cosa da non
poco se si considera che un convoglio di tre vetture
trasporta 513 persone evitando così un inquinamento ed un
infortunistica stradale dalle ricadute disastrose. Stesso discorso vale per
raggiungere Viterbo da Civita Castellana.
Il treno impiega un’ora e cinque minuti. Se poi si considera
l’inverno, per attraversare i monti Cimini occorre sicuramente molto più
tempo.
Viterbo come Roma muore di inquinamento, “La Ferrovia Roma
Nord” collegando una miriade di paesi nella Tuscia, permette a molti di evitare
l’uso dell’auto.
Se venisse attuato il disegno di attivare la Circumcimina (i
binari già ci sono), se i treni rispettassero un cadenzamento regolare,
l’utilizzo dell’auto scemerebbe notevolmente.
E’ inutile cercare la colpa, ATAC fa quello che può. Sono i
politici che debbono finanziare una ferrovia che é vissuta sempre nel niente.
Non si può pretendere, come avvenne, che i tecnici di
Catalano, per far viaggiare il treno, si inventarono una
macchina che fabbricava i coriandoli che venivano venduti all’esterno. Cioé il
ricavato serviva acquistare i pezzi di ricambio
dei treni. E’ vero, é una ferrovia fascista, diciamo meglio
costruita sotto il fascismo. Eppure a prezzo di grandi sacrifici i nostri nonni
ce l’hanno lasciata. Perché buttare alle ortiche
qualcosa che ci hanno regalato?? Forse ripetiamo quanto
avvenuto nei primi secoli del cristianesimo, quando si distruggevano i templi ed
i monumenti romani poiché costruiti dai
pagani??
Si deve a Legambiente che con avvedutezza, larghezza di
vedute, ha saputo far comprendere a molti il fascino di questo treno che rischia
sempre di scomparire.
I politici debbono smettere di sognare opere faraoniche che
rischiano di approdare nel nulla. Basta anche un semplice binario, il raddoppio
nei tratti in prossimità degli
incroci, automatizzare gli scambi, costruire passaggi a
livello, sottopassi e cavalcavia, eliminare alcune curve con raggio inferiore ai
200 metri, per far viaggiare questi treni con un
cadenzamento di venti minuti.
Speriamo che altre gite come quella del giorno 30 marzo 2014
abbiano ulteriore seguito. Visite a monumenti fantastici, a chiese, piazze e
fontane ci attendono nei vari paesi.
Assaggi gastronomici e cibi genuini ci aspettano, “non
deludiamoli”.
Legambiente si é assunta un compito che la caratterizza
sempre più nella difesa e tutela del patrimonio storico, naturale, artistico che
ci circonda.
Si può solo che apprezzare il suo operato e di chi lo
favorisce.
P.S. Chi scrive non é informato, il viaggio costa euro 9,60 e non 12
euro
Gianfranco Lelmi
GENTILE DIRETTORE,
QUANDO LE PERSONE SONO DEGLI INCOMPETENTI COME STEFANO
MECORIO, E’ MEGLIO CHE NON SCRIVANO CASTRONERIE.
Gianfranco Lelmi
E’ vero, le stazioni per arrivare a Viterbo sono tante, non
tutti ricordano però che Joniaux, poi Angelelli ed infine Besenzanica avevano
concepito questa ferrovia
per collegare il maggior numero di paesi, non certo per
arrivare in breve tempo a Viterbo. Esisteva già da alcuni anni la ferrovia Roma,
Capranica Viterbo con un tracciato
più diretto. Occorre aggiungere che allora come oggi i soldi
erano pochi. Per far nascere questa ferrovia e renderla utile i costruttori
dovettero considerare anche che il tracciato
doveva superare i 102 chilometri, per attingere al
finanziamento dello Stato. Se si osserva attentamente il percorso del treno ci
si accorge che gli ingegneri responsabili del tracciato
esaminarono molto bene il territorio pur non avendo grandi
mezzi a disposizione. Il treno scende lungo le dorsali fiancheggiate dalla
Flaminia con ampie curve che consentirono agli
ingegneri ideatori di questa ferrovia di evitare la
costruzione di numerosi ponti e cavalcavia. Benché criticata da molti, ancora
oggi, il treno impiega meno tempo della corriera o dell’auto.
Per raggiungere da Roma Piazzale Flaminio la cittadina di
Civita Castellana con il treno si impiega circa un’ora e trenta. Cosa da non
poco se si considera che un convoglio di tre vetture
trasporta 513 persone evitando così un inquinamento ed un
infortunistica stradale dalle ricadute disastrose. Stesso discorso vale per
raggiungere Viterbo da Civita Castellana.
Il treno impiega un’ora e cinque minuti. Se poi si considera
l’inverno, per attraversare i monti Cimini occorre sicuramente molto più
tempo.
Viterbo come Roma muore di inquinamento, “La Ferrovia Roma
Nord” collegando una miriade di paesi nella Tuscia, permette a molti di evitare
l’uso dell’auto.
Se venisse attuato il disegno di attivare la Circumcimina (i
binari già ci sono), se i treni rispettassero un cadenzamento regolare,
l’utilizzo dell’auto scemerebbe notevolmente.
E’ inutile cercare la colpa, ATAC fa quello che può. Sono i
politici che debbono finanziare una ferrovia che é vissuta sempre nel niente.
Non si può pretendere, come avvenne, che i tecnici di
Catalano, per far viaggiare il treno, si inventarono una
macchina che fabbricava i coriandoli che venivano venduti all’esterno. Cioé il
ricavato serviva acquistare i pezzi di ricambio
dei treni. E’ vero, é una ferrovia fascista, diciamo meglio
costruita sotto il fascismo. Eppure a prezzo di grandi sacrifici i nostri nonni
ce l’hanno lasciata. Perché buttare alle ortiche
qualcosa che ci hanno regalato?? Forse ripetiamo quanto
avvenuto nei primi secoli del cristianesimo, quando si distruggevano i templi ed
i monumenti romani poiché costruiti dai
pagani??
Si deve a Legambiente che con avvedutezza, larghezza di
vedute, ha saputo far comprendere a molti il fascino di questo treno che rischia
sempre di scomparire.
I politici debbono smettere di sognare opere faraoniche che
rischiano di approdare nel nulla. Basta anche un semplice binario, il raddoppio
nei tratti in prossimità degli
incroci, automatizzare gli scambi, costruire passaggi a
livello, sottopassi e cavalcavia, eliminare alcune curve con raggio inferiore ai
200 metri, per far viaggiare questi treni con un
cadenzamento di venti minuti.
Speriamo che altre gite come quella del giorno 30 marzo 2014
abbiano ulteriore seguito. Visite a monumenti fantastici, a chiese, piazze e
fontane ci attendono nei vari paesi.
Assaggi gastronomici e cibi genuini ci aspettano, “non
deludiamoli”.
Legambiente si é assunta un compito che la caratterizza
sempre più nella difesa e tutela del patrimonio storico, naturale, artistico che
ci circonda.
Si può solo che apprezzare il suo operato e di chi lo
favorisce.
P.S. Chi scrive non é informato, il viaggio costa euro 9,60 e non 12
euro
Gianfranco Lelmi