Alle scuole superiori, durante le lezioni di Diritto, uno dei concetti cardine che vengono insegnati agli alunni riguarda i bisogni. L’uomo – si dice – è caratterizzato da stati di insoddisfazione. Chiamati (appunto) bisogni. Per colmare questo vuoto talvolta si volge lo sguardo ai beni. In altri casi invece si costruisce un bel cesso sulla facciata di un palazzo storico. Ok, magari nella seconda ipotesi è più per eliminare (o espletare) le esigenze di cui sopra. Ma il concetto rimane quello.
Bagnaia. Appena dieci giorni fa tre quarti dell’amministrazione ha incontrato la cittadinanza. In ballo ci sarebbe un progettone (sotto la guida del puntiglioso, romantico consigliere Troili) volto alla valorizzazione del territorio. Al futuro sviluppo turistico. E altre belle chiacchiere (per ora). Si è anche pensato di inserire il borgo all’interno del circuito “più belli d’Italia”, sotto spinta della Pro loco. Una vetrina ramificata che richiama migliaia e migliaia di curiosi da ogni parte del mondo. Basti pensare a San Gimignano, Pienza, e altre bomboniere seminate tra Toscana e Umbria. Gemme dall’indotto indiscusso, nonostante la morsa della crisi.
Per avere un riconoscimento così importante però occorre che ogni cosa sia al suo posto. La fioriere all’angolo. Le finestre della stessa tinta. Inferiate identiche e altri dettagli determinanti al fine di raggiungere la medaglietta.
E invece? “Pochi giorni or sono concentrando lo sguardo sulla rupe est, ed in particolare sull’immobile dell’ex Comune, il Palazzo Gallo, un pezzo della nostra storia, datato metà del 1500 – dice Aldo Quadrani, presidente dell’associazione Amici di Bagnaia – abbiamo visto apparire sulla facciata, quasi mi vergogno a dirlo, un gabinetto”. Come un gabinetto? “Sì – prosegue – di quelli che si usavano una volta, esterni all’immobile. Un manufatto non ancora completato che ferisce in modo profondo uno dei fabbricati più importanti della frazione. Sembra quasi incredibile che si possa solamente pensare di abbattere una finestra per fare un passaggio su una piattaforma che uccide un bene architettonico così prestigioso”. Tanto per rimarcare, lo stesso sindaco Leonardo Michelini si è detto disposto (e in tempi brevi) a riaprire il Municipio. “Ho incaricato un tecnico a valutare lo stato – queste le sue parole – è stupendo. Dobbiamo assolutamente recuperarlo”.
E dopo lo choc, come si è evoluta la cosa? “Fortunatamente un’immediata segnalazione all’autorità competente ha fermato questo delitto – chiude Quadrani – speriamo che la giustizia, almeno per una volta, possa avere quella celerità e decisionalità che tutti ci aspettiamo. Nella speranza che simili mostruosità non avvengano più, cerchiamo di rispettare e amare il paese. Per quello che ci ha dato e per quello che ci potrà dare”.
Il messaggio è chiaro. Il tempo degli scempi post-conflitto è finito. Gli Amici di Bagnaia, come poi chiarisce lo statuto, sono pronti a vigilare e a battersi contro chi vuol deturpare la loro terra d’origine.
In effetti il senso civico di molti viterbesi, nella fattispecie bagnaioli, fa veramente caxare…