Ci risiamo. I commercianti protestano. Sabato scorso (erano su per giù una cinquantina) volevano anche togliere di mezzo la transenna posta a via Cavour, all’altezza di via Annio come gesto clamoroso. Poi ci hanno rinunciato, avvertiti che automaticamente sarebbe scattata la denuncia.
Ci risiamo. Con la solita battaglia di retroguardia. Come se il mondo fosse una cosa e Viterbo un’altra, completamente diversa. Come se in tutto il resto d’Italia (d’Europa e del mondo, diciamo così, civilizzato) nei centri storici di pregio si potesse scorrazzare impunemente con i Suv, magari parcheggiando anche in doppia o tripla fila.
No. Non è così. Da nessun’altra parte. Senza scomodarsi più di tanto (e senza consumare molto carburante) basterebbe che gli arrabbiati s’andassero a fare un giretto a Siena, a Perugia o addirittura nella vicinissima Orvieto, dove molti negozi sono aperti anche la domenica. E fanno affari. E allora la domanda è scontata: ma siamo proprio sicuri che la penuria di incassi dipenda dalla Ztl (in funzione tra l’altro, solo nel week-end) e non da altri fattori?
I commercianti protestano per il mercato del sabato al Sacrario, ma quello c’è solo la mattina. Il pomeriggio e la domenica il parking è utilizzabile e via Cavour dista dal Sacrario cinque minuti a piedi. Dopodichè, proprio per togliere ogni alibi alla protesta, prima si spostano le bancarelle da lì e meglio è. Il Comune ci sta lavorando. Faccia presto.
Che poi vada migliorata l’informazione (soprattutto ai turisti) con appostiti e più chiari cartelli, che vada trovata una soluzione per chi vende oggetti che si possono trasportare solo con l’auto, che vadano istituite le famigerate navette (anche su questo il Comune ci sta lavorando) è tutto giusto e fattibile nel breve tempo. Ma questi sono dettagli, che non possono mandare a monte un programma appena iniziato e che dovrebbe portare Viterbo al livello delle altre città storiche.
Ai commercianti perennemente incazzati, un umile consiglio: facciamo anche un piccolo esame di coscienza per verificare se le colpe ricadono veramente tutte sul Comune o forse, in percentuale, ci hanno messo anche del loro. Un unico esempio concreto: se il centro storico di Viterbo deve essere precipuamente a uso e consumo dei turisti, nei negozi non si possono vendere scarpe, jeans e mutandine. E’ come tentare di rifilare un ipermoderno surgelatore a un esquimese.
Conclusione: i commercianti che ululano la smettano di protestare e si rimbocchino le maniche. Per migliorare un centro storico tra i più belli d’Italia. E dialoghino col Comune. Per costruire, non per distruggere.
Caro Arnaldo Sassi, io sono un commerciante e sono favorevole alla pedonalizzazione del centro storico. Sono però stufo di vedere provvedimenti senza senso e di ascoltare gente che parla della questione commercio senza saperne. E’ vero che gli incassi sono diminuiti, perché misure di questo genere portano contraccolpi anche se ben attuate. E instillare continuamente il dubbio che i commercianti siano solo dei furbi lamentosi è offensivo e irritante. Nel weekend prenatalizio in cui si avviò questa sperimentazione noi abbiamo visto sparire completamente la clientela dei “ritardatari” perdendo incassi notevoli. E si che avevamo partecipato ad una riunione preventiva col comune invitandolo ad iniziare solo col liberare le piazze…ma al comune non si rendono conto, come probabilmente tanti giornalisti, che non basta alzare una serranda per guadagnare. La chiusura a metà di via Cavour a mio parete è una cretinata, se le macchine entrano da porta romana devono trovare sfogo in un parcheggio che sia via Cavour stessa (con soste veloci da mezz’ora) oppure il sacrario. C’erano una volta dei manufatti in ghisa che delimitavano il percorso in piazza del comune, si potrebbero rimettere in modo da consentire il traffico delle auto solo verso via ascenzi ed il parcheggio salvando così via S.Lorenzo (in attesa del varco elettronico).
S potrebbe lasciare aperta solo via Cavour e chiuse le vie laterali, oppure si chiuda il traffico a porta romana e si mettano enormi cartelli visibili che indicano la ztl e soprattutto il parcheggio delle fortezze(magari sistemando le aree sterrate che potrebbero contenere più auto). Insomma le cose a metà non hanno senso, adesso chi entra deve necessariamente riuscire dalle mura passando da via Annio o da via della Pace consumando benzina e nervi. Spero che il comune ci stia lavorando, ma bisogna tenere conto che il fattore tempo non è secondario. E’ già un mese che si fanno notare queste cose, nel frattempo le bollette e gli affitti si devono pagare e le famiglie si devono mantenere. Oltre al danno, poi, c’è anche la beffa. Perché i blocchi festivi durano proprio giusto l’orario di lavoro dei negozi e nelle piazze alle 8 di sera tornano le auto perché anche i vigili smettono di lavorare. Non pare una cosa fatta apposta per far chiudere i negozi che resistono? Non lo è, ma lo sembra.
Certi commercianti, o presunti tali, che capeggiano la rivolta sono credibili come gli usurai che fanno concorrenza alle banche. Che c’entrano gli usurai, direte voi? C’entrano, c’entrano…
è vero, infatti io e tanti altri non abbiamo partecipato alla manifestazione. Ciò non toglie che il provvedimento del comune fa acqua da tutte le parti e che c’è troppa gente che chiacchiera a vanvera sui commercianti. Siamo stati dotati, almeno in teoria, della capacità di discernimento…allora vediamo di non generalizzare.
Sappiamo tutti che pesanti sono le responsabilità di quanti hanno consentito ben 2 centri commerciali nel contesto urbano con viabilità a servizio. Non poteva che determinarsi la decadenza del centro storico come riferimento mercantile e – ahinoi – come luogo di incontro e di relazioni fra i cittadini viterbesi. Costoro hanno lavorato per sbiadire la memoria storica della città. Rebus sic stantibus, perché Ricci non fa elaborare un piano del traffico che preveda l’estensione dei sensi unici come in tutte le città d’Italia. Il traffico sarebbe più fluido e ciò consentirebbe la creazione di tanti posti macchina a ridosso del centro storico che potrebbero favorire la progressiva pedonalizzazione del centro.