Una veranda che diventa un salone, come per magìa. In uno dei posti più belli di Viterbo, quel relais “Alla Corte delle Terme” (strada Procojo) che accoglie turisti e vip, forte di una cornice splendida, di un servizio impeccabile e della vicinanza agli impianti delle Terme dei papi. Una vicinanza non solo logistica, ma anche di proprietà, visto che anche il relais è di proprietà della famiglia Sensi.
Fuori, questa veranda. Ad un certo punto arriva una richiesta all’ufficio urbanistica del Comune di Viterbo: ampliamento della cubatura e cambio di destinazione d’uso “per attività extra alberghiera”. Una delle tante pratiche edilizie che affluiscono nelle stanze di via Garbini. Le carte transitano anche nella terza commissione consiliare. E qui attirano l’attenzione del consigliere del Movimento Cinque stelle Gianluca De Dominicis. Ora, va spiegato come lavorano gli attivisti del Movimento, tutti volontari: sono divisi per settori, in gruppi di lavoro tematici, quelli già costituiti per la campagna elettorale e che ora proseguono nella loro attività. La prassi è: arriva un documento, si passa automaticamente all’attenzione di chi se ne occupa. Perciò questa richiesta finisce nelle mani del gruppo urbanistica, che procede al controllo, come per tutti gli altri casi, senza distinzione.
I volontari fanno allora un sopralluogo al relais, dall’esterno. “E qui ci accorgiamo subito che qualcosa non torna – spiega De Dominicis – Quella parte che si chiedeva di coprire, era già coperta. Da lì ci è venuto normale chiedere lumi in commissione”. Col risultato che quella pratica avanzata dall’albergatore è stata subito ritirata. Segue un’interrogazione in consiglio comunale all’assessore all’urbanistica Alvaro Ricci e la richiesta di una valutazione da parte dell’ufficio tecnico. Gli specialisti del Comune controllano, e confermano che quell’intervento – la copertura della veranda – era già stato fatto, prima della formale richiesta.
Conseguenze: denuncia di abuso edilizio e obbligo di ripristinare lo status quo, demolendo quello che era stato costruito senza autorizzazione. Ma una domanda, alla luce di questa vicenda, sorge spontanea: possibile che, anche in queste vicende di secondaria importanza, non possa valere il sacrosanto principio che le regole andrebbero rispettate? Possibilmente da tutti? E che l’era dei furbetti (chiunque essi siano) andrebbe definitivamente archiviata?
Furbetti con molti santi in paradiso. O negli uffici comunali.