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Michelini: “Faremo più di Marini”

Leonardo Michelini

Leonardo Michelini

Se Giulio Marini non è (o non è più) il ”Bandolero stanco”, Leonardo Michelini, si mostra sereno. Per nulla scalfito dalle polemiche, interne ed esterne, a palazzo dei Priori. Sei domande anche per il primo cittadino, le stesse formulate al suo predecessore.
La prima, il centro storico.
«La mia visione è completamente diversa da quella della precedente amministrazione. Non può essere sufficiente dire che la città è bella, dobbiamo mettere in atto interventi che attraggano le persone attraverso iniziative culturali a tutti i livelli e di tutte le dimensioni».
Un motore che evidentemente va avviato partendo dalla rivitalizzazione anche commerciale del centro che invece sta morendo lentamente…
«Noi dobbiamo riportarvi le attività più che le persone. Anche mediante convenzioni con le banche e l’housing sociale che vuol dire attività residenziale pubblica finanziata dalla Regione».
In questo scenario rientra anche il Plus, cioè il Piano locale urbano di sviluppo, vanto della precedente Giunta?
«Cercheremo di migliorare il Plus perché serve a ristrutturare il centro storico. Il Plus è come una strada che attraversa il centro, ma questo poi deve essere riempito di contenuti. Vorrei chiarire un concetto: passato Marini e arrivato Michelini, non è che si cambia. Ciò che ha prodotto la precedente amministrazione, deve andare avanti e possibilmente deve essere migliorato. Così come mi auguro che chi verrà dopo di me, porterà avanti il mio progetto. Cancellare tutto ciò che hanno realizzato i predecessori, fa parte di una visione populistica che non mi appartiene. Quindi, Marini, stia sereno».
Seconda domanda, la città termale.
«Dobbiamo mettere ordine a una situazione partendo dalla soluzione dei contenziosi che durano ormai da 20 anni. Mi sembra che l’incontro di venerdì scorso con i Sensi possa aiutare in questo senso. La famiglia avrà ulteriori 20 anni per ammortizzare gli investimenti».
Terza domanda, il centro agroalimentare.
«Secondo me, è una dicitura non calzante. Noi vogliamo realizzare nella zona dove dovrà sorgere il Tuscia Expo, un’area per attività espositive e che possa attrarre investimenti. Quello che non dobbiamo fare, invece, è mettere in piedi vecchie attività. Magari, se sarà necessario, potremo dar vita a una società partecipata che possa dar modo agli imprenditori interessati di acquisire quote azionarie. Voglio dire che il Comune non si deve sostituire al privato, ma deve allestire il contenitore e metterlo a disposizione».
Quarta domanda, l’immondizia.
«Mi passi il termine: puzza. Sia che venga da Roma piuttosto che da Rieti. Oggi, fatta 100 la capienza della discarica, Viterbo ne utilizza il 20%, Rieti il 40%, il restante 60% la nostra provincia. Come dire che noi ci siamo messi già al servizio degli altri con grande generosità. Se i rifiuti che arrivano dalla Capitale costituiscono un problema limitato nel tempo e occupano una percentuale che vale il 2-3-5 per cento, be’ questo può essere sopportabile. Altrimenti non ci siamo. Alla Regione abbiamo già presentato un atto di diffida perché vogliamo sapere quanto effettivamente deve durare l’emergenza e conoscere il quantitativo che dobbiamo accollarci. Nessuna guerra. Voglio poi ricordare che l’attuale piano rifiuti lo abbiamo trovato e contro di esso non è stato presentato alcun ricorso. Un piano che porta a Viterbo sessantamila tonnellate di immondizia da Rieti, a fronte delle due-tremila che arrivano da Roma. E questo non va bene».
Quinta domanda, la cultura.
«Ho già chiarito che non è esclusivo monopolio di Caffeina. E che non c’è alcun conflitto di interessi. La cultura a Viterbo deve essere a trecentosessanta gradi, per il bene generale della città».
Sesta domanda, i rapporti con l’opposizione.
«Non ci deve essere soluzione di continuità tra il vecchio e il nuovo. Non va cancellato quello che di buono può aver fatto la passata amministrazione. E’ chiaro però che ci sono impostazioni diverse. Mi sia consentito un esempio, tornando alla raccolta differenziata dei rifiuti: non dobbiamo permettere che ciò che noi facciamo di positivo venga dissipato da coloro che non hanno un comportamento virtuoso. Per essere più chiari, Rieti non fa differenziata e ci manda tutti i suoi rifiuti. Certe situazioni, ormai storiche, non sono più accettabili».

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Settima domanda. Quando butterà fuori dalla sua giunta gli imbarazzanti e intellettualmente disonesti vivaviterbicoli di Philip Red from Trieste?

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