Qualcuno potrebbe pensare che Viterbopost ce l’abbia con la sora Lella, al secolo Raffaela (con una elle sola) Saraconi, assessore di palazzo dei Priori con delega ai lavori pubblici e a tanta altra roba ( ma recentemente è stata alleggerita della mobilità, passata ad Alvaro Ricci). Di professione architetto (si ignorano le sue capacità professionali), un curriculum politico con luci ed ombre (sembra che a Valentano, dove ha fatto il sindaco per qualche anno, non abbiano un buon ricordo di lei. E la sua avventura di primo cittadino è finita tutt’altro che bene), è stata catapultata a palazzo dei Priori per volere di Leonardo Michelini, che l’ha inserita nella sua lista civica (“Oltre le mura”), affidandole poi deleghe di grande responsabilità .
Il problema è che in questi primi mesi di nuova amministrazione viterbese la signora è riuscita a far parlare molto di sé, stagliandosi senza ombra di dubbio come la pecora nera della giunta Michelini, tanto somigliante a quel frate di un vecchio Carosello dal nome Cimabue che, pubblicizzando un famosissimo amaro, faceva una cosa e ne sbagliava due.
Non ci credete? E allora sarà bene analizzare i fatti a uno a uno. Cominciando dal pasticcio del cimitero di Grotte Santo Stefano, ultimo in ordine cronologico, ma che rischia di costare salato all’amministrazione comunale e – di conseguenza – ai cittadini viterbesi. Senza rifare tutta la storia (chi se la fosse persa può recuperarla nell’archivio di Viterbopost) la sora Lella dovrebbe spiegare il motivo per cui non ha mai risposto alle reiterate lettere inviatele dal dirigente (l’ingegner Dello Vicario) che chiedeva lumi sul da farsi, ovverosia se dare il via al bando o meno. In assenza di uno straccio di risposta, alla fine il funzionario ha agito perché così prescrive la legge, con le conseguenze che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Ma andiamo a ritroso (solo di qualche giorno) e soffermiamoci sulla famosa cavea di valle di Faul, che l’assessora ha deciso di depennare dal progetto Plus insieme al relativo finanziamento di 500 mila euro. Vabbé, questo non è un delitto. Ma sarebbe stato opportuno che, quando del problema si è discusso in commissione, l’assessora avesse detto: “Non si fa più la cavea per farci un’altra cosa”. E invece niente. Tanto che nella minoranza c’è stata un’alzata di scudi: “E’ apparso – ha osservato giorni addietro Giammaria Santucci – tutto molto illogico, giacché uno può dire: ho questi soldi da spendere e invece di farci questo ci faccio quest’altro. Ma in questo caso non è così. E poi: va tenuto presente che valle di Faul è sottoposta a una serie di vincoli e non è detto che quello che ha in mente l’assessore (ma ce l’ha?) sia realizzabile”. Per ora il mistero resta, anche se qualche indiscrezione parla della messa in sicurezza del rudere della vecchia chiesa di Santa Croce. Ma c’è un altro fatto da sottolineare: in sede di approvazione della delibera i tre assessori del Pd (Ciambella, Ricci, Fersini) se ne sono andati. Perché avevano urgenti bisogni fisiologici o per non votarla? Ah, saperlo.
Ancora: circa 10 giorni fa Viterbopost ha segnalato il problema del parcheggio delle Pietrare, i cui lavori sono terminati da tempo immemore, ma che è ancora misteriosamente chiuso al pubblico. Dopodiché il cronista (in questo caso l’ottimo Stefano Mecorio) fa il suo dovere e chiede lumi alla sora Lella. La risposta? Eccola: “Per quanto mi riguarda si può partire anche domattina. Ho consegnato le carte, ora spetta al Patrimonio. Che dovrà quantificare la tariffa oraria, varare un’eventuale scontistica per i lavoratori abituali, e altri dettagli”. Che tradotto in termini di giorni, mesi, anni, vorrebbe dire? “Sta tutto nelle mani del dottor Fioramanti. Sistemata la delibera c’è il passaggio in giunta. Poi si può inaugurare”. Tutto ciò avveniva lo scorso 7 marzo. Oggi siamo al 16 e – come si dice a Viterbo – “non s’è mossa paja”. Ma la sora Lella in questo caso s’è costruita un bell’alibi: la colpa è tutta del dottor Fioramanti, giacché sta tutto nelle sue mani. Quanto allo stile dello scaricabarile, forse qualche lezione di bon ton non guasterebbe.
Che la sora Lella abbia poi qualche difficoltà nei rapporti con gli altri sembra ormai un dato acquisito (e qui, per spirito di carità, non rivanghiamo sulla letteraccia ad Alvaro Ricci, reo a suo dire di invasione di campo, per aver tentato di fare cose che lei avrebbe dovuto fare e non faceva). Ne è testimonianza la gaffe dello scorso febbraio, quando il suo assessorato organizzò la presentazione in pompa magna del progetto Plus, ideato e realizzato (con l’ottenimento dei relativi finanziamenti) dall’amministrazione di Giulio Marini. Fu proprio Viterbopost a segnalare che l’ex sindaco non era stato neanche invitato all’iniziativa. E lei, in quell’occasione, fu costretta a recuperare in zona Cesarini. “Giulio, ma che è successo? Ho letto su Viterbopostit (tutto attaccato, ndr). Mi dispiace, rimediamo subito” disse dopo aver letto l’articolo in questione. Marini fu invitato, ma la gaffe rimase.
E poi? E poi c’è quel progetto di recupero delle mura civiche che, come tutti i fioronini viterbesi ricorderanno, sta molto a cuore all’ex ministro, che ne parlò abbondantemente – insieme al sindaco Michelini – a metà dicembre dello scorso anno, quando Beppe Fioroni è solito radunare le sue truppe cammellate per i tradizionali auguri di Natale. Un progetto qualificante per la nuova amministrazione, su cui il parlamentare in quell’occasione decise di mettere il suo timbro. Era il 5 febbraio scorso quando – in occasione di una conferenza stampa organizzata dalla Cassa Edile – l’assessora Saraconi, rispondendo alla domanda di un cronista, disse che “per quanto riguarda il progetto sulle mura, si sta approvando il bando. Un milione e trecentomila euro che sono allo stesso tempo un’opportunità di lavoro e un modo concreto per sistemare la nostra cinta muraria. In un mese tutto sarà pronto”. Oggi è sempre il 16 marzo e di quel progetto non s’é saputo più nulla.
Beh, forse vale la pena fermarsi qui (sorvolando, ad esempio, sulle manchevolezze della raccolta differenziata), perché è sempre bene non infierire. Ma una domanda, tutt’altro che provocatoria, al sindaco Leonardo Michelini, a questo punto va fatta: quando ha rimescolato le deleghe si è reso conto che forse il problema più urgente e cogente non era quello che riguardava Giacomo Barelli, bensì qualcun altro (pardon, altra)?
Diceva il sommo poeta: vuolsi così colà dove si puote, ciò che si vuole e più non dimandare.
La Sòla (non è un refuso) Lella, più intelligente che bella, è intoccabile sotto la marcocciana cappella.