Imputato Michelini Leonardo, si alzi. Imputato Alvaro Ricci, si alzi. Imputato Ciambella Lisetta, si alzi. Si alzino tutti, assessori et rappresentanti dell’amministrazione comunale, al cospetto di questa corte del popolo addì riunita per esercitare una giustizia più o meno sommaria. Verrebbe da cominciare così il racconto, e non solo per la scritta che campeggia sopra le teste (“La legge è uguale per tutti”), e nemmeno per le sbarre di sicurezza che in passato accolsero la banda di Salvatore Giuliano o gli assassini di Prima Linea, quelli che giustiziarono Cuzzoli e Cortellessa. Altri tempi, altri processi.
Ieri sera invece l’ex tribunale di piazza Fontana Grande ha ospitato l’incontro tra i commercianti del centro – quelli del neonato comitato Centrodigravità – e i rappresentanti del Comune. Per un confronto a tratti duro, sempre serrato, a volte scaduto in beceri attacchi da ultrà non della curva sudde, ma di provincia. Il tema, naturalmente, è quello della chiusura del centro storico, in tutte le sue sfumature, in tutte le sue criticità, in tutti i suoi paradossi. Erano duecento, in platea: negozianti storici e ristoratori, bottegai e artigiani e infiltrati e curiosi, qualcuno venuto per aizzare altri per dialogare. Risultati pratici zero, promesse parecchie che forse diventaranno presto concessioni, e un’unica certezza: questo è un punto di partenza, anche se urlatissimo.
Le rivendicazioni dei commercianti sono sempre le stesse: l’apertura immediata (senza se e senza ma) dell’ultimo tratto di via Cavour; lo spostamento del mercato da piazza del Sacrario; il ripristino del doppio senso di marcia da Valle Faul a salire e da via Marconi a scendere per facilitare l’accesso al parcheggio del Sacrario. Il tutto condito dal solito mantra: “Siamo favorevoli alla chiusura del centro storico”. Ma alle nostre condizioni, verrebbe da aggiungere. Non sono mancati i riferimenti alla crisi economica, ormai tirata in ballo anche quando perde l’Italia di Prandelli (Massimo Barghini: “Chiediamo solo di lavorare e di pagare le tasse”), e qualche proposta costruttiva, come quella di Gaetano Labellarte di segnalare i parcheggi disponibili e il tragitto per raggiungerli già dalla periferia, per non incasinare il traffico. Molti si sono lamentati per la tolleranza zero applicata dai vigili urbani (“Controllassero di più il transito invece di stare lì a fare multe su multe”), anche se l’assessore Ciambella ha garantito di aver chiesto controlli e buonsenso, almeno nelle aree più calde. Sensata pure la richiesta di sistemare, uso parcheggio, l’area delle Fortezze.
Il sindaco ha ascoltato e preso nota, coi suoi assessori, e poi è intervenuto una prima volta, voce chiara (nonostante l’acustica del luogo facesse schifo), sguardo sereno, una deroga all’italiano in favore del dialetto: “Grazie per le critiche, perché nessuno nasce imparato e lo stesso vale per noi. Siamo qui per sentire, ragionare, eventualmente correggere, perché tutti sbagliano e anche noi”. Poi una captatio benevolentiae, un pezzo forte del repertorio micheliniano: “Non faccio il sindaco per vivere, campo del mio per fortuna. Anche io ho la partita Iva, e tutti quelli che ce l’hanno meritano rispetto – primi tiepidi applausi dalla platea – Vi porto un dato per farvi capire cosa stava succedendo al centro storico: oggi ha 9mila abitanti, nel 1990 erano 35mila. Il centro va fatto rivivere, e lo vogliamo fare riportandolo al centro della città, con servizi, uffici, cinema, teatri. A partire magari da qui, dall’ex tribunale: abbiamo già i soldi per trasformarlo, l’Università ci ha chiesto di portarci due facoltà, il che vuol dire più gente, più lavoro, più negozi, più vita. I parcheggi? La segnaletica migliorerà già dai prossimi giorni, Valle Faul presto raddoppierà grazie alla copertura di un tratto di Urcionio fuori le mura. Siamo pronti a concedere il parcheggio gratis per la prima mezz’ora nelle zone commerciali”.
Poi è toccato all’assessore Ricci dare qualche spiegazione tecnica. A partire dall’impossibilità del trasferimento del mercato dal Sacrario almeno fino ad inizio 2015, quando sarà operativo l’ascensore di valle Faul. Alvaro Piuttosto Corsaro ci mette tutta la sua proverbiale calma olimpica (“Le vostre critiche dimostrano che questi sono temi urgenti”), ma qualcuno continua nelle provocazioni, a colpi di slogan (“Levate la sbarra a via Cavour, subito”) e di incursioni sul palco. Interviene la Digos. Gli organizzatori fanno mozione d’ordine. Si ricomincia, ma la soglia dell’attenzione è calata di brutto. Arriva anche l’ex sindaco Marini.
Non resta che chiudere, ancora con il sindaco. Che non promette nulla né cede su nulla, “perché prima sono abituato a discutere, poi a decidere. E l’incontro di stasera rappresenta l’inizio di un percorso di confronto insieme”. Ma l’impressione è che su qualche provvedimento, tra i più contestati, ci sia margine di trattativa: su una chiusura di via Cavour più modulata in base alle iniziative, per esempio, così come sui doppi sensi di marcia verso il parcheggio del Sacrario, e sulla sistemazione del parcheggio delle Fortezze. Magari addirittura sul posteggio consentito nelle piazze, almeno la notte, almeno per i residenti. D’altronde, quando il processo finisce e ci si ributta nella notte gelida, piazza Fontana Grande è piena di auto. Lasciate lì, per il gusto piccolo borghese di trasgredire una regoletta e fottere un segnale di divieto di sosta.
A margine corre l’obbligo di segnalare il raffinato tratto di un signore, evidentemente con i nervi un po’ usati (usura, usurare: termini e verbi casuali?), che ha tentato di trasformare un pacifico incontro in un incontro di pugilato sotto gli occhi per niente stupiti di un ex onorevole ex autista suo amicone.