18112024Headline:

Il pallucchiele low cost? E’ cinese

parrucchiere cinese (2)Tempi bui se di lavoro fai il kebabaro. Soprattutto a Viterbo. Perché dopo mille difficoltà linguistiche e altrettante burocratiche, quando finalmente ti sei ambientato, eccoti servita la mazzata. In men che non si dica ti trovi circondato da cinesi. E un egiziano a Pechino non ha senso. Un egiziano a Pechino in via Garbini ancora meno. Esci dalla bottega e il tuo dirimpettaio gestisce lo shop del pianeta a mandorla (l’ex Giotto, ad oggi magazzino delle cianfrusaglie). Sulla destra, fronte Palazzina, troneggia il negozietto del tutto a poco (identica matrice). Ed ora, eccoti pure il parrucchiere.
La vetlina parla chiaro. Pardon, vetrina. “Hair stylist. Uomo, donna, bambini (solo loro al plurale). Da Mei Ji”. Che non è un Mei dei tanti presenti a Bagnaia. Decisamente. L’insegna è ancora coperta. Ma dentro la squadra è operativa di brutto. La giornata inizia alle otto e mezza e si chiude alle venti e trenta. Dal lunedì al sabato. Una tirata della madonna (o della signora Buddha). Senza appuntamenti. Sull’uscio troneggiano gli scatti di tre fotomodelli (occhi rigorosamente orientali), acconciature da dita nella presa della corrente e listino prezzi. Shampoo più piega più taglio dodici carte. Che tradotto vuol dire quasi la metà (sovente senza quasi) dei colleghi italiani. Giovincelli a otto (che c’hanno la capoccia piccola e si fa prima, poi se muovono l’orecchio sono affari e sforbiciate loro). Colore più allegati venticinque. Stiratura (che per i maliziosi null’ha a che fare con la stira) a partire da cinquanta. Poi forse dipende dal ferro. Allungamento due euro il pezzo. Sopracciglia tre, anche se sei Elio delle Storie tese. Barba cinque.
E qui va a finire che questi la barba ce la fanno sul serio. Perché la crisi è quello che è. E dopo l’accaparramento di attività varie e variegate, anche le belle tipicità dello Stivale sono a rischio. Un altro esempio pratico? Il caffè di via Garibaldi (dove stava il Bagaglino, un pezzo di storia autentica e autoctona viterbese). Passato ormai in mano loro da un pezzo. Cappuccini, colnetti e plodotti da banco.
Consoliamoci comunque. Perché di fronte al parrucchiere gira voce che ci sia un imprenditore locale pronto a investire. In cosa? Ennesimo compro oro. Forse quello dei faraoni. Sarebbe la fortuna del kebabaro.

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2   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    A Palazzo dei Priori invece impazza il politicante triestino.

  2. Tati ha detto:

    Credo sia un quadro piuttosto storto… Pardon distorto della situazione,se i negozianti applicano dei prezzi mooolto alti, rispetto anche alla scarsa qualità’ della merce, che deve fare un comune mortale? Regalare 100€ per una semplice maglia di cotone? O regalare 40€ per un taglio di capelli? E che ha le forbici d’oro?? Non condivido una sola parola scritta ,sono comunque lavoratori che pagano le tasse e gli affitti dei locali.

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