Non c’è stata praticamente battaglia, ma non è detto che quello sulle coppie di fatto sia un regolamento che verrà approvato in modo facile facile. Dopo mesi di naftalina e polemiche, ieri mattina la prima commissione è riuscita a licenziarne il regolamento, votandolo a maggioranza, e l’intenzione del Movimento Cinque stelle (che quel regolamento lo ha scritto e poi modificato secondo le indicazioni degli uffici comunali) è di portarlo in discussione al consiglio comunale di giovedì. E qui è lecito pensare che si combatterà la vera battaglia, con una pioggia di emendamenti – già preannunciati – e magari sfoggio del caro, vecchio ostruzionismo d’aula.
Ieri l’opposizione ha preferito lasciar correre, visto che i numeri stavano dalla parte della maggioranza e che, dopotutto, in commissione si deve soltanto discutere, mentre è il consiglio che approva (o boccia) il provvedimento. Prima di uscire dalla sala in anticipo (insieme a Santucci di FondAzione), comunque, il capogruppo di Forza Italia Claudio Ubertini ha voluto riassumere il pensiero dei suoi: “Questo regolamento non serve a nulla e non risolve nulla. Quello che è scritto qui non c’entra niente con la realtà. E’ soltanto una bandierina che si vuole mettere per ragioni politiche”. E in effetti, hanno spiegato i dirigenti Rossetti e Manetti (che si sono alternati a fornire delucidazioni e contribuire ad eventuali emendamenti presentati dai consiglieri), alle coppie iscritte non verrà rilasciato alcun certificato ufficiale, ma soltanto “un’attestazione di iscrizione al registro”, valido soltanto nel Comune di Viterbo. E in quanto agli eventuali benefici, bisognerà aspettare – come scritto nell’articolo tre del codice, comma due – eventuali atti e disposizioni pubblicate ad hoc da palazzo dei Priori.
Sarà anche per questo che ieri la commissione è filata via relativamente liscia. Col sindaco presente in apertura e poi basta, la presidente Mongiardo, l’assessore Alessandra Zucchi, e le due fazioni (a favore e contro il registro) rappresentate soltanto da due militanti ciascuno. Niente a che vedere con la bolgia dell’ultima seduta, quando erano rappresentate dozzine di associazioni, dalle Femministe scalze del Paraguay all’ordine dei Cavalieri Jedi. E il dibattito non ha regalato acuti, se non l’emendamento d’apertura presentato da Paolo Simoni (Oltre le mura), che ha trovato il coraggio di proporre il cambiamento semantico, ma non sostanziale: da “unioni civili” a “coppie di fatto”. Approvato. Altre richieste sono state rinviate al consiglio di giovedì, come quella della consigliera Chiara Frontini (Viterbo 2020, ieri quasi sempre astenutasi ma “non contraria per principio a questo provvedimento”) di fissare un limite temporale di convivenza prima di concedere lo status di coppia di fatto. Anche se poi chi andrebbe a controllare che la convivenza sia stata “concretamente” consumata? Forse qualche agente della buoncostume. Siparietto anche sulla proposta di De Dominics (Cinque stelle) che sogna la possibilità di far svolgere la cerimonia in Comune, alla presenza di un pubblico ufficiale. Il dirigente Rossetti gli spiega che non è possibile, visto che il pubblico ufficiale convalida il matrimonio, quello previsto dalla legge italiana.
Emendamenti a raffica anche da parte di Arduino Troili, del Pd, che ha presentato qualche eccezione salvo poi votare sempre contro. E proprio all’interno del Partito democratico, giovedì, si dovrà cercare altri eventuali contrari che, col loro voto, potrebbero mettere a rischio l’approvazione. Sempre che si riesca a votare giovedì, naturalmente. Il che, al di là degli intendimenti grillini, non è affatto scontato: con una maggioranza tutt’altro che tranquilla per altre questioni (conflitto d’interesse e rifiuti, per esempio), forse qualcuno vorrà aspettare che le acque si calmino un po’.
Coppie di fatto in consiglio (salvo scherzetti)
di Andrea Arena
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Speriamo che le menti, più o meno eccelse, che albergano a Palazzo dei Priori riescano a sfornare un registro delle unioni civili, o coppie di fatto che dir si voglia, un minimo decente.