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“Assunti e poi licenziati: non s’era mai visto”

Andrea Filippi

Andrea Filippi

L’odissea dei diciassette (i dirigenti precari prima assunti a tempo indeterminato, poi sospesi e infine licenziati dalla Asl di Viterbo) lui la conosce bene. Perché Andrea Filippi a quei tempi era il rappresentante dei precari per la Cgil. E adesso che lavora altrove, per un’altra azienda, ha continuato a seguire la vicenda “a livello personale”, come ci tiene a precisare. E anche se non vuole entrare nel merito delle ultime novità – la delibera di licenziamento della Asl, fresca fresca – propone una ricostruzione completa e interessante di questa storia paradossale e anche un po’ amara: “Perché non s’era mai visto che 17 lavoratori fossero prima assunti e poi riportati alla condizione di precari, a distanza di un anno di sospensione durante il quale, per giunta, sono stati lasciati soli da tutti”, dice Filippi a Viterbopost.

Partiamo dall’inizio, però.

“Partiamo dalla constatazione generale di un’ingiustizia. Il Lazio è l’unica regione dove la sanità si regge sui precari. Ce ne sono circa 1500, molti di loro sono in questo stato da dieci, quindici anni. Sono quelli che garantiscono il servizio, indispensabili: vengono utilizzati per coprire i posti vacanti, non per contratti a progetto né con la prospettiva di un percorso che porti all’assunzione a tempo indeterminato, magari attraverso concorsi”.

Eppure ci provò l’allora governatore Piero Marrazzo.

“Il suo protocollo rimane l’unico tentativo serio di riparare i danni del passato. Fu una scelta politica e sindacale, perché questo significa stabilizzazione. Prima, nel 2008, toccò agli infermieri, poi nel 2009 ai dirigenti medici”.

Anche a Viterbo.

“La Asl viterbese fu la prima, in tutta la regione, a recepire il protocollo di Marrazzo, ad applicarlo e ad interpretarlo anche in maniera più ampia, individuando tutta una serie di criteri”.

I sindacati erano d’accordo?

“Naturalmente. Ci fu qualche divergenza su come valutare le figure professionali provenienti dai concorsi interni e quelle da concorsi esterni. Alla fine si decise di stabilizzare prima gli interni, e poi gli esterni”.

E così fu: i 33 furono assunti dalla Asl.

“Peccato che nel frattempo cadde la giunta Marrazzo, per le note vicende. Fu eletta presidente Renata Polverini, che però non rispose mai alle richieste di stabilizzazione degli altri precari rimasti in ballo, allora erano 23 poi scesi agli attuali 17. Il direttore generale Pipino prende tempo e intanto qualcuno perde la memoria…”

Intende i sindacati?

“Il patto era chiaro: prima si assumono i 37 dei concorsi interni, poi gli altri. Non accade, e allora i lavoratori si rivolgono al giudice. Che nel febbraio scorso dice nella sentenza che questi precari hanno esattamente gli stessi diritti degli altri, anche se lascia alla Asl la facoltà di assumerli”.

E la Asl lo fa.

“Ci mancherebbe. Si trattava di persone che lavoravano per l’azienda da dieci anni, che non avevano mai chiesto niente e niente hanno continuato a chiedere. Nessuna polemica, nessun fiato. Ha fatto tutto la Asl”.

Dopo l’assunzione, il diluvio. Di polemiche.

“Furono reazioni assurde, incomprensibili. Usando anche dei toni censurabili. Da parte dei sindacati, a parte la Cgil che invece li ha difesi, e non lo dico per ordini di scuderia, ma anche da parte di qualche politico: d’altronde a Viterbo eravamo a ridosso delle elezioni comunali…”

I sindacati dissero pure che i 17 non avevano i requisiti perché non in graduatoria di concorso pubblico aziendale.

“Nel protocollo regionale di Marrazzo non si fa differenza tra concorsi aziendali e nazionali. Si parla solo di graduatoria di concorso pubblico. Ma appunto, nel frattempo qualcuno deve aver perso la memoria…”

E i 17 sventurati sono rimasti soli fino ad oggi. L’azienda avrebbe potuto fare qualcosa in più? E i sindacati?

“Intanto avrebbero potuto ammettere a chiare lettere che questi ragazzi avevano e hanno il diritto di essere assunti, perché hanno gli stessi requisiti degli altri 33. Punto. Perché questo è quello che ha detto il giudice. Perché se i 17 non avevano i requisiti non ce l’hanno neanche gli altri, e viceversa. Invece si è preferito mollarli, o peggio attaccarli, come se ci fossero dei precari meno uguali degli altri”.

Intanto, le Asl continuano ad assumere con le deroghe al blocco del turn over…

“Come Cgil abbiamo provato a spiegare a tutti gli ultimi presidenti di Regione, Zingaretti compreso, che non è questa la strada da percorrere. Assumendo in deroga si rischia di scavalcare tanti precari decennali, creando così due generazioni di lavoratori: i più fortunati, che trovano subito un contratto, e gli sfortunati che aspettano da anni e anni…”

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1 Commento

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Chissà perché il loquace Santucci, che quand’era ancora assessore provinciale se ne uscì fuori con un demenziale sproloquio, non parla più di questa vicenda? Il suo ghost writer batte la fiacca?

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