“Ucciso dal diciassettenne Pino Pelosi in una rissa di natura sessuale” è la versione ufficiale diffusa dai media subito dopo la morte di Pier Paolo Pasolini, mai in realtà ufficialmente smentita. Una versione intrigante e affascinante ma piena di lacune e di incongruenze, analizzate dalla critica letteraria Carla Benedetti e dallo scrittore Giovanni Giovannetti nel libro “Frocio e basta”, edito da Effigie, che saranno ospiti del Salotto delle 6 on the road di Pasquale Bottone oggi pomeriggio a Soriano nel Cimino.
Nel volumetto dal titolo provocatorio si definisce l’omicidio di Pasolini “uno dei buchi neri della notte repubblicana”. Il 2 novembre del 1975 il corpo del poeta venne martoriato e più volte schiacciato dall’auto: fu un brutale e lento massacro. Per alcuni letterati una “morte sacrificale”, un fatto extraestetico, il pestaggio risoltosi in delitto, divenuto un fatto estetico, che colpì l’immaginario collettivo per la violenza usata e per l’omosessualità chiamata subito in campo.
Con la tesi sostenuta da Benedetti e Giovannetti l’assassinio di Pasolini diventa un omicidio politico, che lascia intravedere sullo sfondo scenari ancora oggi non chiari legati al lato oscuro della politica di quegli anni.