Carrozza, che sorpresa. Sì, è sorprendente scoprire che il simbolo della città sia una carrozza, la Carrozza dei Priori. D’accordo: è antica ma neanche troppo (diciottesimo secolo, donata da Roma ai priori viterbesi), e se ne sta appoggiata in una sala del palazzo comunale – la sala della Madonna -, un po’ in penombra, senza una targa e un minimo di spiegazione. La volle lì l’ex sindaco Gabbianelli, all’indomani del crollo del museo civico. Adesso per quella sala ci sono altri progetti in ballo (per esempio metterci la Pietà di Sebastiano Del Piombo, alla Sovrintendenza piacendo), e in attesa che il museo prima o poi riapra, c’è la possibilità che il veicolo finisca a Piacenza. Lo ha comunicato ieri mattina nella riunione di terza commissione l’assessore ai Lavori pubblici Saraconi.
Perché a Piacenza? Perché nella città emiliana c’è un bel museo di carrozze antiche, tra i migliori d’Italia, aperto nel 1990 e inserito nel palazzo Farnese. Sì, Farnese: quella famiglia che ha fatto la storia anche qui nella Tuscia. Il pezzo viterbese, dunque, nell’esposizione piacentina ci starebbe a pennello, per congruità storica e artistica, e anche considerando il fatto che non sarebbe certo un regalo né una vendita (a palazzo dei Priori non sono mica scemi), ma un “comodato”. Della serie: quando voglio me la riprendo. E finirebbe in un luogo visitato da turisti italiani e internazionali, da studiosi, da appassionati, con dovizia di spiegazioni e una indicazione chiara: “Proveniente dal museo civico di Viterbo”. Oltre ad essere una formula diffusa nei circuiti museali (il prestito, la mostra temporanea) sarebbe insomma anche un classico esempio di marketing territoriale. Concetto spesso propalato a sproposito ma che potrebbe essere – paradossalmente – una delle chiavi di sviluppo del turismo viterbese futuro. Quando ci saranno strutture adatte ad ospitare le nostre ricchezze archeologiche e storiche e soprattutto una strategia condivisa per valorizzarle.
Naturalmente l’annuncio della Saraconi ha scatenato l’opposizione. A partire da Luigi Maria Buzzi, che da ex assessore alla Cultura o forse solo da attuale capogruppo di Fratelli d’Italia ha criticato l’idea del Comune attraverso i social network. Seguito e condiviso dalla solita compagnia di giro, altrettanto inorridita. Qui, in questo luogo virtuale, la dimenticata e impolverata Carrozza dei Priori si è riscoperta, a trecento anni suonati, uno dei simboli della città. Era ora, avrà pensato, questo riconoscimento me lo merito tutto. Altro che leone (si sa che “non metuens verbum leo sum qui signo Viterbum” era tutta una grande balla inventata da Dan Brown), né Santa Rosa, né le fontane. Ma la carrozza sì: tutti in carrozza, da oggi simbolo de’ sta città.
Tutti in carrozza: c’è posto (per le polemiche)
di Andrea Arena
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Si segnala, in margine a questa ridicola vicenda con cui i nostri astuti (secondo loro) amministratori hanno voluto allietarci il carnevale, la grande lotta tra titani (o, molto più probabilmente, gioco delle parti) tra i dioscuri della kultura kaffeinizzata Philip Red from Trieste e il suo miracolato Bar Elli da Civitavecchia.