Da Luca Andreatti, in merito al recente provvedimento sula Ztl nel centro storico, riceviamo e pubblichiamo:
Da giorni leggo i vostri articoli sulla nuova Ztl in centro storico. Fermo restando che sono favorevole alla chiusura al traffico, non riesco a comprendere due cose:
1) Il perchè della fascia aperta 13-16 “per venire incontro ai commercianti”, cioè quando i negozi sono chiusi (fascia che esiste da sempre anche a corso Italia)
2) Il perché dopo le 20 debba essere tutto aperto (quando la gente in giro, con i locali di via san Lorenzo ad esempio, c’è sempre, non solo d’estate).
Chi ha un’idea in merito? Mi sbaglio o, almeno dove ci sono i varchi elettronici, basterebbe reimpostare l’orario e il gioco è fatto?
Mi sbaglio o ci sono città o paesi in cui le isole pedonali durano 24 ore?
Noto, poi, che i giornalisti vanno sempre a intervistare i commercianti “storici” di Viterbo, non ho bisogno di fare i nomi perché li sapete meglio di me, e quelli la penseranno sempre così. Io però vedo un centro storico in cui gran parte dei negozi “vecchi” ha chiuso nonostante l’apertura alle auto, mentre ci sono attività nuove e gestite da giovani, soprattutto nella zona “turistica”: perché nessuno sente mai il loro parere, anzichè quello dei soliti noti (che si stanno divertendo con dei patetici volantini attaccati in tutta Viterbo)?
Secondo voi un giovane gestore arrivato da poco avrebbe la stessa mentalità di (non si fanno nomi) un vecchio negoziante di abbigliamento lungo una via frequentata da giovani e turisti?
Mi piacerebbe conoscere, caro direttore, il suo parere su quanto le ho inoltrato. Io penso che anche i paesi della Tuscia ci stanno passando avanti, basta andare a Bolsena e a Tuscania per vedere isole pedonali tutto il giorno o a Bomarzo dove apriranno presto i nuovi ascensori.
Ringraziando per l’attenzione che dedicate all’argomento, porgo cordiali saluti
Luca Andreatti
Risponde Arnaldo Sassi: il sottoscritto si batte da circa vent’anni affinché Viterbo si adegui alle altre città che hanno la fortuna di avere un centro storico di pregio. Ma, fino a ieri, ha costantemente perso questa sua battaglia perché ha avuto a che fare con una classe imprenditoriale abituata a vivere di rendita e che, di fronte alle difficoltà, ha solo e sempre pianto miseria senza minimamente far girare le rotelline del cervello per adeguarsi al mercato; e con una classe politica (tutta) priva di attributi, che ha sempre preferito “cheta non movere”, come dicevano i latini, guardando più al consenso per la propria parrocchia che non allo sviluppo della città. Ora, finalmente, c’è un tentativo che – anche se faticosamente – sta partendo. La mia speranza è una sola: che non si fermi. Quanto alle domande che lei pone sono di estremo buon senso. Speriamo che le leggano gli amministratori e che rispondano.
Gli amministratori magari leggono pure, ma spesso le risposte le scrivono sotto dettatura di lobby e clan.
Ah Obino ma vai a fa… il politico da un’altra parte va!