“Un incontro positivo e propositivo, grazie al quale la commissione Politiche sociali e Salute della Regione Lazio ha mostrato attenzione e disponibilità nei confronti dei problemi proposti dall’Aforsat (associazione familiari ospiti residenze sanitarie assistenziali della Tuscia) sulle criticità delle Rsa (residenze sanitarie assistenziali) non solo della Tuscia, ma di tutto il Lazio”. Così Maria Laura Calcagnini, presidente di Aforsat al termine dell’audizione svolta nella commissione regionale, accompagnata dai dirigenti dell’associazione Carlo Maria D’Angelo e Barbara Longo.
“Le nostre richieste? In primo luogo – spiega Calcagnini – abbiano sollecitato la revisione delle rette delle Rsa, perché le differenze tra uno scaglione dio reddito e l’altro risultano al momento troppo inique, in un territorio in cui le quote sono già tra le più alte d’Italia. In secondo luogo, abbiamo posto all’esame dell’organismo la differenziazione nella retta di quota sanitaria e quota relativa a vitto e alloggio, con finalità di deducibilità dalla dichiarazione dei redditi. Un punto, quest’ultimo, che consideriamo davvero cruciale per gli assistiti. Infine, abbiamo puntato il dito sulla necessità di rivedere i criteri di rappresentanza e di funzionamento dei Comitati di partecipazione all’interno delle strutture, affinché questi fungano da viatico anche per un maggior numero di controlli nelle Residenze, così come prescritto dalla normativa vigente”.
La missione in via della Pisana (sede del consiglio regionale) ha soddisfatto i dirigenti Aforsat. “Sono anni che ci battiamo per quelli che noi consideriamo veri e propri diritti degli ospiti delle Rsa – sottolinea ancora Maria Laura Calcagnini – e siamo lieti che la Regione si sia mostrata disponibile non solo ad ascoltarci, ma soprattutto a recepire le nostre proposte”.
All’audizione ha presenziato, fra gli altri, il consigliere viterbese Daniele Sabatini. “Ritengo che l’incontro – afferma l’esponente del Nuovo Centro Destra, già assessore ai Servizi sociali del comune di Viterbo – sia stato fondamentale per comprendere appieno le incongruenze amministrative e burocratiche del sistema delle Rsa laziali, soprattutto perché è stato affrontato un nodo cruciale, vale a dire i rapporti tra Regione, Comuni, strutture, ospiti e familiari”.
Anche Sabatini scuote la testa rispetto al nefasto rapporto tra insufficienza di risorse e meccanismi di rendicontazione. “Si tratta di procedure obsolete e farraginose. Risultato? Sono proprio gli ammalati e le loro famiglie a dover sostenere costi che invece dovrebbero essere condivisi sin dal primo momento con la pubblica amministrazione. Si tenga poi conto che la Regione liquida con oltre due anni di ritardo, aspetto che crea attrito e frizioni tra Rsa e pazienti e mette in seria difficoltà le strutture che spesso non riescono a pagare il personale o i fornitori. E’ per questo che, concordando peraltro sulla necessità di rivedere le attuali fasce di reddito, ci siamo impegnati per dare pronta risposta proponendo emendamenti alla proposta di legge 88/2013 sulla riforma dei servizi sociali e degli atti normativi ad essa conseguenti”.
Sentivano proprio la mancanza del bla-bla-bla dell’onorevolino Sabatini.