La staffetta non è solo una gara olimpica o al limite un avvicendamento alla presidenza del Consiglio. No, la staffetta può andar bene anche in una discarica. Nel senso: via un tot di rifiuti, spazio a nuova mondezza, di tipo diverso. Sta accadendo proprio ora, nell’impianto di trattamento viterbese di Casale Bussi, dove la proprietà (Ecologia Viterbo, il cui amministratore delegato Bruno Landi è coinvolto nello scandalo Malagrotta-Cerroni) ha comunicato ai Comuni della Tuscia che non sarà più possibile accogliere quei rifiuti urbani, da spazzamento delle strade, che finora avevano trovato ricovero proprio a Casale Bussi per essere trattati e poi trasferiti a Monterazzano.
Parliamo di 2.200 tonnellate (una tonnellata vale intorno ad un metro cubo) nel 2012, ultimo dato disponibile, anche se è presumibile che i volumi per gli anni successivi siano lievemente maggiori. Il perché è presto detto: questi rifiuti hanno un codice di difficile interpretazione, senza entrare troppo nei tecnicismi, significa che non sono facilmente classificabili e, di conseguenza, trattabili. Un’ambiguità che deriva probabilmente dai tanti materiali che li formano: dalla polvere a particelle biologiche ad altro ancora. Nel dubbio, insomma, meglio non trattare.
Lo stesso ministero dell’Ambiente, con una circolare del 6 agosto 2013, aveva sollecitato le Regioni alla massima attenzione per “un trattamento corretto dei rifiuti urbani”. Questo ad agosto, appunto, mentre la Regione Lazio ha dato corso a queste direttive solo ora, che siamo a febbraio. Di qui la comunicazione di Ecologia Viterbo a tutti i Comuni della Tuscia: niente rifiuti urbani qui da noi. Un problema, per i paesi della provincia, magari meno grave per i piccoli centri, ma più preoccupante per le cittadine e il capoluogo, alle prese con volumi maggiori e relativi problemi anche dal punto di vista igienico. Per il momento, dunque, i rifiuti da spazzamento restano fermi nei centri di stoccaggio, perché dalla Regione non è arrivata finora alcuna notizia sui siti di conferimento alternativo.
Ecco allora che la Provincia (che ha scoperto la cosa attraverso i controlli di rito), nella persona dell’assessore Cesare Costa, si è mossa per chiedere informazioni, con una lettera alla Regione: dove andrà a finire questa mondezza stradale? E la decisione di Ecologia Viterbo è davvero corretta?
Allo stesso tempo, viene da chiedersi come mai una circolare ministeriale dello scorso agosto venga impugnata dalla Regione soltanto adesso, con un singolare tempismo che coincide con l’emergenza rifiuti di Roma e provincia. Di certo, un rifiuto più facilmente trattabile (perché la sua identificazione di codice non lascia adito a dubbi), può anche attrarre di più chi, con la mondezza, ci lavora, ci fa business. E oltre duemila metri cubi di spazio in più in discarica fanno sempre comodo, in questi tempi. Intanto, i sindaci della Tuscia restano in attesa di capire dove finiranno le tonnellate di robaccia recuperati – con tanta fatica e olio di gomito – dai loro netturbini sulle strade e nelle vie, metro dopo metro, a colpi di ramazza.
Rifiuti, la Regione se ne inventa un’altra
di Andrea Arena
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E se chi di dovere revocasse l’appalto (per manifesta incapacità) a questi geni di Ecologia Viterbo?