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Barelli: niente più cultura o dimissioni

L'assessore alla Cultura Giacomo Barelli

L’assessore alla Cultura Giacomo Barelli

Come in un vecchio film di guerra, la maggioranza difende a spada tratta l’assessore Giacomo Barelli – uno dei suoi otto generali in giunta comunale – ma alla fine gli consegna una pistola carica (o una fiala di cianuro, o una pozione alla cicuta) e gli offre una possibilità. Così, dopo un consiglio comunale lungo come una quaresima e altrettanto sofferto, ecco che l’attacco della minoranza contro il presunto conflitto d’interessi, e l’invito a tutta l’assemblea, a partire dal sindaco, a “risolverlo insieme”, si conclude con una promessa. Quella del capogruppo Pd Francesco Serra, che declinando cortesemente l’offerta, assicura: “Questo è un problema nostro e lo risolveremo tra di noi. Nel partito e nella maggioranza, secondo i consueti passaggi”. L’ordine del giorno di Fratelli d’Italia – e firmato da tutta l’opposizione, persino dai miti grillini – e discusso d’urgenza, è così respinto ai voti. Ma resta sul tavolo dell’amministrazione, con due strade percorribili dopo le consultazioni di rito: o il rimpasto (togliendo cioè la delega alla Cultura a Barelli) oppure con le dimissioni dello stesso avvocato Giacomo, che potrebbero arrivare già oggi sul tavolo del sindaco.
Prima c’era stato tutto un pomeriggio di tensione e di grandi manovre. Iniziato con la spaccatura del Partito democratico (non certo una novità): da una parte l’arrembante asse renziani-fioroniani, ormai apertamente contro la gestione della Cultura da parte dell’assessore di Viva Viterbo, dall’altra la componente ex Ds, solidale coi filippini secondo la curiosa alleanza già inaugurata la scorsa settimana sui rifiuti e che ha il suo fulcro in Regione, nell’ufficio del consigliere Panunzi e chissà se anche in quello del governatore Zingaretti. Non una novità, appunto, anche perché la seconda gamba della maggioranza, Oltre le mura, sembrava pure decisa a risolvere una volta per tutte la grana Barelli.
La minoranza fiuta l’aria, e approfittando dell’ultima polemica sul bando per Carnevale (tutto sommato un’inezia rispetto alle beghe sorte per il Settembre viterbese, il Festival delle luci, la Carrozza dei Priori), prova il colpo di mano. Presentando un ordine del giorno urgente in cui si chiede al sindaco “di prendere atto del conflitto d’interessi sulla Cultura e di porvi rimedio”. Un colpo di teatro che il capogruppo di Fratelli d’Italia sfodera con classe, e che manda in deliquio la folla di avvoltoi – o di vedove della vecchia cultura – assiepati in platea.
La maggioranza chiede una sospensione di un quarto d’ora, che alla fine diventa un’ora tonda tonda. Filippo Rossi lascia la presidenza alla vice Frittelli. Le consultazioni vanno avanti per trovare una strategia condivisa senza urtare troppo i rispettivi padrini politici col telecomando in mano. A sorpresa, quando si torna in aula, dai banchi di chi comanda non ci si rifugia in un rinvio della discussione (che pure avrebbe potuto trovare appigli regolamentari) ma si decide di affrontare l’ordine del giorno.
La minoranza argomenta, e insiste. L’intervento più bello, più intenso, quasi da scuola, è di Gianmaria Santucci, che chiede al sindaco di risolvere la questione “perché ormai si parla solo di questo, non sembra esserci altro, e invece qui dovremmo affrontare tanti problemi di questa città. Dai rifiuti al centro storico, ma non ci si riesce. Tutti i giornali, tutte le associazioni, parlano solo dell’operato di Barelli. E’ un limite all’attività amministrativa del Comune”. Gli altri premettono che non si tratta di questioni personali, che Barelli “è un bravo ragazzo” e che anzi una soluzione andrebbe addirittura a suo vantaggio (roba da matti). Quando il sindaco fa notare che la locuzione “conflitto d’interessi” stride un po’ se pronunciata da certi partiti che sul conflitto d’interessi, almeno a livello nazionale, hanno innalzato da vent’anni una bandiera con scritto “garantismo senza limitismo” (ogni riferimento a Silvio Berlusconi non è puramente causale), Buzzi accetta di emendare il suo ordine del giorno: invece di “conflitto d’interessi” cambiamo in “incompatibilità ambientale”. E forse suona pure peggio, infatti la proposta è bocciata.
Poi parla Serra, uno per tutti dalla maggioranza, e dice che il problema esiste eccome, ma è roba loro, che l’opposizione non ci deve mettere bocca e la risolveranno tra di loro. Michelini pure difende Barelli: “Quello che ha fatto lo condivido dall’inizio alla fine. Gli rinnovo la mia fiducia, ma poi lui è libero di fare quello che vuole”.
Insomma, rimpasto o pistola. Davvero un ampio ventaglio di scelta.

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2   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Caro Michelini, se n’è convinto persino un partito ingessato dalle correnti e lento a metabolizzare le novità come il PD che Philip Red from Trieste e i suoi scherani sono, per non dir peggio, veramente imbarazzanti. Cosa aspetta dunque a buttarli fuori a calci in c. dal governo della città?

  2. Giorgio Molino ha detto:

    Il Sor assessore di cui sopra ha consegnato al sindaco la delega alla cultura (http://www.viterbonews24.it/news/barelli-riconsegna-la-delega-alla-cultura_36206.htm). Ora, dato che c’è, riconsegni anche le altre due deleghe e torni ai suoi proverbiali trionfi forensi. I cittadini viterbesi gliene saranno grati.

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