Da lunedì è ufficiale. Domenico Merlani, presidente viterbese di Unindustria, è il candidato ufficiale dello schieramento consolidatosi attorno al “Patto per lo sviluppo dell’economia della Tuscia”, siglato da Cna, Unindustria, Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Confcooperative, Lega delle cooperative, Cgil, Cisl e Uil, in cui era detto a chiare note che “la presidenza dell’Ente camerale per il periodo 2014-2019 sia individuata nella massima espressione da Unindustria Viterbo”.
Una candidatura scontata e da tempo annunciata, ufficializzata lunedì pomeriggio dal direttivo degli industriali viterbesi all’unanimità. Una candidatura fortemente sostenuta da Cna, che ha aderito al patto per la Tuscia, nonostante l’organizzazione degli artigiani nelle Capitale abbia fatto una scelta diversa, schierandosi con quell’associazione autodefinitasi “97.6”, che racchiude tutte le organizzazioni meno Confindustria.
“Roma è Roma – dice un po’ ironicamente la giovane segretaria di Cna viterbese Luigia Melaragni – e Viterbo è Viterbo. La nostra organizzazione è stata sempre alleata di Unindustria negli ultimi lustri e intende fare in modo che questa alleanza prosegua”.
Un debito di riconoscenza?
“Io direi piuttosto estremo rispetto per un’associazione con cui per tanti anni abbiamo collaborato seriamente”.
Però a Viterbo si sono creati due blocchi contrapposti. Come mai?
“Beh, perché dall’altra parte ci sono numeri importanti, soprattutto nel settore del commercio, e quindi anche loro aspirano ad avere un ruolo determinante. A contare il più possibile”.
Vuol dire che vogliono la presidenza?
“Beh, si. E questo posso anche capirlo. Quello che non va bene è il tutti contro Unindustria”.
Però nella Capitale l’associazione “97.6” ha proprio questo significato…
“Sì, ma a Roma s’è creata una situazione particolare in quanto Unindustria non ha rispettato il patto di alternanza che era stato siglato con le altre associazioni. Tanto è vero che a Cremonesi doveva succedere il nostro Tagliavanti Quella è stata la causa scatenante, in una dinamica tutta romana”.
E allora perché, a livello nazionale, avete aderito a “Rete imprese Italia”?
“Quella è un’altra iniziativa che vede insieme soprattutto commercio e artigianato per porre all’attenzione del Governo i problemi delle piccole imprese (ieri, tra l’altro, c’è stata la grande manifestazione nazionale in piazza del Popolo). Ma questo non significa che poi si debba andare insieme anche nell’elezione per i rappresentanti della Camera di commercio. E poi, va detto che “Redte imprese Italia” non è contro qualcuno, ma per qualcosa”.
Però non è che esistano grandi differenze sui programmi tra i due blocchi…
“No, ma c’è la necessità di dare pari dignità a tutte le associazioni, tenendo conto delle prerogative di tutte categorie”.
Quindi la vera divisione è sul nome del presidente…
“Forse. Noi abbiamo firmato un documento secondo il quale il candidato a presidente deve essere la massima espressione di Unindustria. Quindi daremo pieno sostegno a Merlani”.
E se vi proponessero una mediazione?
“Per ora non è all’ordine del giorno il cambio del nome del presidente. Nel documento è specificato”.
Ci sono stati contatti col blocco contrapposto?
“Ancora no. Ma bisognerà aspettare che si definiscano le procedure. Anche perché nessuno oggi sa con precisione quanti seggi spettino alle singole associazioni”.
Cosa dovrà fare il nuovo presidente?
“Prestare molta attenzione all’innovazione, aiutare le imprese sull’internazionalizzazione e sulla formazione. Poi c’è il Marchio Tuscia, forse il risultato migliore della presidenza Palombella”.
Un’ultima domanda, che esula dal tema Camera di commercio. Come sono i rapporti tra le associazioni di categoria e le nuove amministrazioni locali (Comune e Regione)?
“Beh, dobbiamo partire dal presupposto che con gli enti locali il rapporto è complicato perché non c’è molto da chiedere. Comunque sia, per quanto riguarda il Comune, se ci rapportiamo alla precedente gestione, dico che c‘è più concertazione e si cominciano ad affrontare i problemi in maniera più pratica. Però bisogna dare tempo al tempo”.
E con la Regione?
” La Regione ha un bilancio disastrato e si possono gestire solo le risorse europee. Coi consiglieri del territorio riusciamo a rapportarci, mentre è molto più complicato avere un colloquio con gli assessori. Poi, ho notato che tendono a bypassare le associazioni e a rapportartsi direttamente con gli imprenditori. Così però si rischia molto, perché in genere sono le associazioni a fare la sintesi”.
Un fatto concreto?
“Quello che accaduto la scorsa settimana a Civita Castellana, quando è arrivato il governatore Zingaretti. Quel protocollo non è stato firmato da nessuna associazione. E questa, a mio avviso, è una pesante anomalia…”.
Continua la guerra dei bottoni per la conquista dell’ambita poltrona.