La mondezza puzza? Quella che da Roma e dintorni arriva a Viterbo ancora di più. E a far lievitare a dismisura l’odore è la politica. Quella con la “p” minuscola, che mette in prima fila gli interessi di bottega rispetto a quelli della comunità. Come è successo giovedì scorso in consiglio comunale, quando la maggioranza ha mostrato il suo volto peggiore, andando in ordine sparso e arrivando a votare due distinti ordini del giorno quando – mai come in quel caso – sarebbe stato opportuno presentare e approvare un documento unitario, che inglobasse anche le minoranze.
Le polemiche dunque non si placano e sono destinate a durare anche per i prossimi giorni. Anche perché, nel frattempo, viene fuori qualche particolare che dimostra – come la famosa prova del nove – come gli interessi particolari e i conflitti d’interesse abbiano poi il loro peso in decisioni che poi l’intera comunità deve subire.
E allora torniamo a giovedì pomeriggio, quando la consigliera di Viva Viterbo Maria Rita De Alexandris, nel corso del dibattito, s’è molto accalorata in un intervento del tutto assolutorio nei confronti di Nicola Zingaretti, adducendo ogni responsabilità della trasmigrazione romana dei rifiuti alla legge approvata da Renata Polverini (il che, ovviamente, un fondo di verità ce l’ha). Ma quello che ha colpito gli osservatori esterni è stata la nettezza di giudizio e la certezza della tesi esposta dalla consigliera rappresentante di un movimento civico – Viva Viterbo, appunto – nato per essere l’alternativa pulita e spontanea alla politica dei vecchi tromboni e faccendieri. Un movimento nato dal basso, dalla base, dalla gente che – si pensava – dovesse fare solo ed esclusivamente gli interessi del territorio e della sua comunità. E invece? E invece a chi ascoltava i conti non sono tornati e – andreottianamente parlando (a pensar male si fa peccato…) – il pensiero è andato subito a Caffeina e alla recente decisione della Regione di tirar fuori un po’ di soldi per tenere in vita la kermesse d’estate.
Poi, la prova del nove. Ma qui va aperta una parentesi, giacché Maria Rita De Alexandris è una signora per bene, che ha scelto di fare politica per passione, che s’è dannata l’anima per portare avanti le idee del movimento durante la campagna elettorale e che ce la sta mettendo tutta per svolgere il suo ruolo al meglio. E allora? E allora va registrato il suo sfogo del giorno dopo, quando ha confessato a una persona a lei vicina: “Sai, non avevo capito dove si voleva andare a parare. L’ho compreso dopo. E mi sono pentita” (si attende cortese smentita). Beata ingenuità, si potrebbe commentare. Ma è chiaro che Maria Rita De Alexandris, neofita della politica e quindi ignara dei rischi che si possono correre in certi casi, è caduta nel tranello che qualcuno ha voluto tenderle. La donna va ovviamente assolta (con la raccomandazione di essere più riflessiva la prossima volta), ma la punta dell’iceberg è venuta proditoriamente allo scoperto.
E se la maggioranza in consiglio comunale è divisa tra Montecchi e Capuleti, il povero sindaco Leonardo Michelini sarà condannato a fare la parte del re Travicello di Giuseppe Giusti. Decidendo sempre di non decidere. Ma così rischia di non andare molto lontano.
La consigliera De Vivaviterbixolis ha bisogno di un TSO. Subito.
Questo è quel che intendono per Marketing territoriale no?