Nonostante la giornata fredda e piovosa si è tenuta in Capranica, presso la sala Nardini , una partecipata assemblea, indetta dal Comitato acqua potabile, per illustrare ai cittadini la sentenza del giudice di Pace di Viterbo che ha sancito il diritto all’acqua potabile.
Ho ricordato le vicende che hanno portato all’ultima decisione di presentare al giudice la richiesta di condannare gli enti gestori del servizio idrico integrato al risarcimento di €. 1600 per inadempimenti contrattuali, inosservanza delle leggi nazionali ed europee e ad obbligarli alla emissione di bollette idriche con la riduzione del 50 % del canone acqua finché non veramente potabile.
Tutto è nato dalla inosservanza delle leggi, da parte dei gestori del Servizio idrico integrato, che da anni distribuiscono, grazie a deroghe richieste dei Sindaci che in accompagnamento di queste hanno dichiarato che erano in atto provvedimenti idonei alla eliminazione dei veleni dall’acqua distribuita, pericolosissimi per la salute dei cittadini.
Il comitato dopo aver esperito altri tentativi dall’esito negativo, fra cui la richiesta del rimborso del 50% e le autoriduzioni delle bollette, vista la cocciutaggine di alcuni sindaci e degli enti gestori, che hanno contrastato e negato con ogni mezzo il diritto all’acqua potabile, è dovuto ricorrere alla magistratura ordinaria. Attualmente, sebbene alcuni punti di prelievo siano stati dotati di dearsenificatori , l’acqua distribuita non può ancora essere definita potabile e permangono le ordinanze di non potabilità emesse dai sindaci, che continuano così a servirsi di deroghe e auto deroghe. Permangono, inoltre, “le casette” con piccoli dearsenificatori dalla necessità di cambio frequente dei filtri , per evitare concentrazioni di arsenico estremamente pericolose.
Memmo Buttinelli, uno dei fondatori del coordinamento regionale acqua pubblica, ha preso la parola per illustrare la proposta di legge regionale e di eventuale referendum popolare, corredata dalle firme dei sottoscrittori, presentata alla Regione, perché venisse con chiarezza definita l’impossibilità della privatizzazione dell’acqua. “La Regione Lazio entro marzo, ha detto Buttinelli, dovrà legiferare in proposito, o lasciare che i cittadini decidano con il Referendum”.
Solo da poco, il 2 febbraio, la Regione Lazio ha comunicato che il consiglio regionale ha indicato le linee guida per la legge che dovrà essere fatta . Queste affermano che l’acqua è un bene pubblico non privatizzabile, propongono la istituzione di un ambito territoriale ottimale e la istituzione di un ente di diritto pubblico (ente d’ambito regionale) dotato di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, rappresentativo di tutti i Comuni che assicuri il Servizio idrico integrato.
Tali proposte, se concretizzate con una legge regionale, ci sembra vadano nel verso giusto accogliendo le proposte del coordinamento per l’acqua pubblica e dei cittadini. Certamente non va abbassata la guardia ed il coordinamento dovrà continuare a vigilare affinché venga effettivamente sancito per legge il principio che l’acqua è un bene non privatizzabile ed infine per evitare che il proposto Ente gestore non diventi il solito carrozzone politico, di cui ne abbiamo avuto conoscenza.
Quanto all’arsenico le alternative esistono e da anni che L’Università della Tuscia le propone ai politici. Grazie a studi e a indagini geologiche, l’ateneo ha individuato falde di acqua potabile, senza veleni, nel sottosuolo viterbese. Perché i politici viterbesi e la Regione Lazio della presidente Polverini, abbiano preferito le vie molto più onerose e temporanee, quali le “casette” dell’acqua e i dearsenificatori ai pozzi, è una domanda legittima alla quale nessuno risponde. Su chi graveranno le ingenti spese sostenute e da sostenere per le manutenzioni ordinarie ? Perché poi è stato ignorato l’allarme per la salute ? Perché sono stati sottovalutati i dati sulla mortalità della popolazione e le indagini epidemiologiche ? Chi sono i colpevoli di tutto questo? Chi ripagherà i cittadini?
Nonostante tutto ciò, c’è ancora chi cerca di mettere a tacere la vicenda, anziché mettersi da parte e meditare sul male fatto ai cittadini. Per questo motivo il comitato acqua potabile ha richiesto agli avvocati di battersi ancora con la presentazione di cause per danni morali, materiali, per danni biologici e per la riduzione del 50 % del canone acqua. Per aderire all’iniziativa i cittadini possono richiedere informazioni al comitato acqua potabile.