Matteo Renzi presidente del Consiglio? Sono tra quelli che avrebbero preferito una soluzione diversa. Passando per la cabina elettorale. Perché tutto quello che è accaduto in questi giorni sa tanto di prima Repubblica. Ma…
Ma, avendo fatto in queste ore una vera e propria abbuffata di dichiarazioni televisive e commenti giornalistici, mi sono reso conto che la strada scelta dal Pd era quasi obbligata. Stante il pantano in cui s’è ficcata l’Italia a causa di responsabilità che – a vario titolo – coinvolgono tutti coloro (destra, centro e sinistra) che hanno gestito il potere in questi anni. E che lo stare fermi avrebbe rappresentato solo un favore a tutti quelli che puntano sui mal di pancia e sulla protesta (Grillo in testa, ma non solo lui) per sfasciare tutto, senza che poi si abbia un’idea precisa su cosa vogliano costruire.
Partiamo dalla priorità delle priorità: l’Italia va cambiata. Lo Stato, dopo decenni di debolezza, deve ricominciare a fare lo Stato, riformando le sue ormai vetuste istituzioni, snellendo la burocrazia, abbattendo le lobbies che lo ingessano, cominciando a costruire la società del terzo millennio. Un’opera complicata ma indispensabile, che però il Governo di Enrico Letta – dispiace ammetterlo – non era in grado di fare. Lo dimostra il percorso di questi dieci mesi: tutta un’estate a parlare solo di Imu, giacché bisognava dare seguito agli spot elettorali di Berlusconi, e tanti pasticci figli di una continua mediazione al ribasso dovuta prima alle larghe e poi alle strette intese. Continuare così avrebbe significato il tentativo di spegnere un incendio di vaste proporzioni, avendo in mano una tanichetta d’acqua da 10 litri.
Su questo i commentatori e le forze politiche sono stati tutti d’accordo (meno Enrico Letta, ma questo è comprensibile). Quello su cui invece si sono divisi riguarda il rimedio. E a coloro che hanno invocato e invocano elezioni subito vorrei chiedere: con quale risultato? Mi dispiace infatti che questa domanda troppo raramente sia stata posta nei vari talk show che si sono susseguiti in questi giorni. Giacché, prendendo come punto di riferimento le decine di sondaggi che si sfornano in queste ore, un’eventuale consultazione elettorale avrebbe un esito pressoché scontato: due blocchi (centrodestra e centrosinistra) intorno al 35 per cento, i grillini tra il 20 e il 25, il resto ai cespugli. Ergo, visto che l’attuale legge elettorale è un proporzionale puro, nuove larghe intese e nuovo tran tran per chissà per quanti altri anni ancora, da gestire in mezzo ai veti incrociati.
Vabbé. E allora, direte voi, perché Matteo Renzi subito e in questo modo? Perché Renzi ha una personalità tale che è l’unico che può provare – e sottolineo provare – a ribaltare il tavolo. Perché, essendo rischiose per molte forze politiche le elezioni in questo momento (Alfano, ad esempio, verrebbe asfaltato da Berlusconi), può provare – e sottolineo provare – a imbrigliare la sua maggioranza a percorrere una strada (quella delle riforme e dello shock legislativo) pressoché obbligata. Perché il Pd, ora che ha varcato il Rubicone decidendo la staffetta a palazzo Chigi, deve – e sottolineo deve – seguire il suo leader senza tentennamenti, pena la sua definitiva morte politica.
Non che la strada sia priva di ostacoli. Anzi, in queste ore si può vedere come molti tentino di alzare il prezzo (Alfano in primis), in nome di una visibilità che ritengono vitale per la propria sopravvivenza. Ma Renzi ha fortunatamente tutte le capacità per neutralizzare il bluff. In primis per la sua forte personalità (e che sia ambizioso, come lui ha ammesso, è un bene). In secundis, giacché – non va dimenticato – andare subito al voto significherebbe tra l’altro, per tantissimi parlamentari, dover abbandonare gli scranni senza essere più rieletti. E questo particolare, credete, non è di poco conto.
Quindi, comunque la pensiate, in questo momento bisogna fare il tifo per l’ormai prossimo presidente del Consiglio e per tutto ciò che l’ormai prossimo ex sindaco di Firenze vorrà fare. Insomma, per dirla con gli inglesi, God save Matteo Renzi.
Renzi, il Fanfani bamboccione , c’ha leccate e salamelecchi a profusione.