Ma Caffeina val bene la mondezza romana a Viterbo? Se Enrico IV, detto il Grande, non ebbe dubbi e per salire al trono di Francia accettò di convertirsi al cattolicesimo (di qui la frase “Parigi val bene una messa”), la domanda andrebbe oggi posta a Filippo Rossi, leader del movimento “Viva Viterbo”. Movimento che – nella vicenda della trasmigrazione dei rifiuti della Capitale e dintorni a Viterbo – ha preso una posizione netta tutta pro-Regione, dimenticando di sottolineare il danno oggettivo che sta subendo il territorio viterbese, costretto a ingolfare la discarica di Monterazzano, nonostante gli sforzi e i sacrifici che i cittadini stanno compiendo, alle prese con una raccolta differenziata che sta creando un mare di problemi.
E qui torniamo, ancora una volta, al peccato originale di un movimento civico, nato per abbattere le incrostazioni della vecchia politica, ma che continua a scivolare (e non è la prima volta) sull’inesorabile buccia di banana del conflitto di interessi. Stavolta in modo clamoroso.
Peccato. Giacché, val la pena ripeterlo ancora una volta: Caffeina è un patrimonio della città di Viterbo, va assolutamente protetta e valorizzata, ma i leciti interessi della kermesse non possono e non devono superare quelli della comunità. Soprattutto quando in ballo ci sono questioni importanti come quella dei rifiuti. E invece.. E invece, comunque la si pensi, il doppio ruolo del movimento caffeinomane e soprattutto quello del suo guru Filippo Rossi rischiano di danneggiare innanzi tutto la manifestazione, ma soprattutto di inquinare una politica già di per sé ridotta in brandelli dall’ennesima divisione per bande esistente all’interno del Pd.
E qui va ricordato che il boccino è quanto mai in mano al sindaco Leonardo Michelini. Il quale, fino a oggi, si è mosso con molta circospezione, tentando sempre di mediare e di smussare gli angoli e di evitare gli ostacoli. Ma finendo, inevitabilmente, per imitare il più delle volte Ponzio Pilato. Continuando così, finirà per rimanere in mezzo al guado, nel pantano, e sempre più travolto dalle polemiche.
E allora? E allora ci sarebbe (anzi, c’è) bisogno di un urgente cambio di passo. E anche di rimescolamento dei ruoli (a buon intenditor, poche parole). Nel nome della trasparenza e dell’efficienza. Perché all’efficientismo e al decisionismo (finora latenti) bisogna accompagnare la purezza della moglie di Cesare. Altrimenti la credibilità va – come dicono a Venezia – tutta a ramengo.
Che domande retoriche, e quanta fantasia, caro Sassi. “Caffeina un patrimonio della città di Viterbo”: con una battuta come questa siamo sicuri che vincerebbe a mani basse il concorso barzellettistico di “La sai l’ultima?”.