Questi il cinghiale l’hanno dovuto comperare al supermercato. Anche la lepre. Il tordo. La beccaccia e perfino le lumache. Eppure i fucili erano carichi. I pallettoni pronti. E la voglia di sparare alle stelle. Ah, non in ultimo, pure le tasse (bolli, bollini e bollette) stavano a posto. Comunque, qualcuno li ha fermati. E quel qualcuno porta il nome di Zingaretti. No, non Montalbano (lui non perde un colpo, per rimanere in tema). Piuttosto il fratello Nicola, quello che sta in politica (direbbero a Piansano), seduto sulla poltrona più alta della Regione.
Ogni anno è la stessa storia. Si apre la caccia. Alcuni si oppongono. La si chiude. Proteste. Poi arriva quello che dice di rimbracciare le armi. E il tira e molla va avanti fino al definitivo stop. Con le due fazioni (pro e contro) avvelenate allo stesso identico modo. Scontente. Insoddisfatte. A complicare la trama poi ci sta un regolamento che cambia da Lazio a Toscana, da confine a confine.
“Per la passata stagione venatoria è stato ingiustamente e fortemente limitato il diritto ad esercitare l’esercizio nel rispetto delle norme generali. Il ricorso degli ambientalisti era del tutto infondato”, apre così Luigi Casarin, presidente del comitato provinciale Arci caccia Viterbo. Forte delle sue convinzioni e soprattutto di un ribaltone della sentenza emanato dal Tar (e non da Taddeo dei Looney Tunes), seppur fuori tempo. Dato che aggiunge nervi ai nervi. “Si chiude la stalla quando i buoi sono scappati – prosegue con un parallelismo d’autore – come troppo spesso avviene in questo paese, nessuno purtroppo pagherà per i danni procurati”.
E per nessuno si intende proprio il presidente (Gandhi) Zingaretti. “L’articolata sentenza toglie alla Regione ogni alibi per emanare d’ora in poi calendari rispettosi dei diritti e non subire ricatti politici da verdi ed ambientalisti – spara ancora Casarin – Ci aspettiamo quindi che, oltre alla coerenza con un quadro normativo generale che già di suo troppo comprime l’attività, non s’aggiungano più sorprese ed invenzioni solo per soddisfare estremismi ideologici”.
Bella mazzata. Doppia, se non bastasse. “Occorre infine constatare che tempi e modi della giustizia, soprattutto del Tar, con la stessa fanno a cazzotti – chiude – Perché, torti o ragioni vanno distribuiti per tempo. Sennò al danno s’aggiunge la beffa. Un ringraziamento va comunque all’Arci, per aver concorso nelle sedi opportune a sostenere le ragioni legittime dei cacciatori”. A Zingaretti invece non tocca nulla. Nemmeno un prosciuttino o quattro spuntature da fare in umido.
Il ciufile fa venire la bile.