E che il teatrino abbia inizio. Quale? Ma naturalmente quello di Santa Maria in Gradi. Anche perché l’Unione è ormai una struttura abbandonata al suo triste destino. Il San Leonardo si può utilizzare solo a metà, o per eventi alla “Singing in the rain” (dato che, alcuni giurerebbero, ci piove dentro). Non rimane quindi altra location se non quella situata all’interno dell’università. Il termine di presentazione delle domande per il bando comunale relativo alla stagione si è chiuso ieri. Le chiacchiere che lo circondano invece sono appena cominciate. E c’è da star sicuri che dureranno a lungo. Molto a lungo.
Ma rimaniamo sul bando. Dinnanzi al quale perfino il soporifero Cinque Stelle locale (non che sia un male, ma con Grillo ci si era abituati ad altro) rimane perplesso. “Ci pare ormai prassi consolidata quella di ridurre all’ultimo minuto ogni procedimento riguardante le iniziative culturali – comunica la banda De Dominicis – Tempi più consoni permetterebbero una miglior raccolta di proposte”. E fin qua nulla di nuovo. Gli stellati forse non conoscono a fondo la tradizione di certi bandi. Tant’è che quest’ultimo, almeno a detta di chi poi parteciperà, risulta pressoché identico a quelli delle amministrazioni passate. E nei pregi (pochi), e nei difetti (diversi). Tutti comunque si erano già organizzati nelle scelte e nei contenuti.
Andiamo oltre. “Leggiamo poi che al direttore artistico ed organizzatore si richiede di aver avuto negli ultimi cinque anni la direzione di una stagione o festival di comprovata rilevanza nazionale – proseguono – Anche se non si spiega in nessun modo quali siano i titoli che portino tecnicamente alle posizioni appena citate”. Poco importa, potrebbero rispondere gli avventori. Perché come sempre vincerà il miglior progetto. Che (insegna la storia, anche quella recente) non sarà necessariamente il più “culturale”, bensì quello portato dalla cordata “giusta”. Laddove il giusto è di libera interpretazione del lettore. Essendo il valore effettivo degli spettacoli difficile, se non impossibile, da valutare. Pertanto se Tizio è forte ma non ha gavetta alle spalle, si può sempre presentare insieme a Caio. Qualora poi Sempronio fosse utile e disponibile lo si assolda senza batter ciglio. Col risultato (garantito) che ci si scanna tra cordate.
“Mancano inoltre riferimenti alla drammaturgia e alle forze artistiche locali – chiudono – Se non bastasse tra le voci di spesa non è prevista la pubblicità. Come se poi fosse marginale. Ignorata infine la proposta per quella fascia che va dall’infanzia alla gioventù”. Tutto vero. E tutto sacrosanto. Ma magari sarebbe il caso di concentrarsi un po’ di più su come vengono utilizzati i copiosi 60 mila euro che si aggiudica il fortunello vincitore. Quanto costa ogni singola serata? Qual è il ricavo complessivo? Quanto pubblico (compreso quello da fuori provincia) porta effettivamente? Costo dei biglietti? Che ricaduta ha sulla stampa nazionale l’intera stagione? E, su tutto, partecipano privati o associazioni? Mica per altro, tecnicamente (anzi, da statuto), le associazioni non potrebbero fare tutta questa cassa.
Soporifero il M5S di Viterbo? Forse siete voi che dormite e non vi informate e soprattutto informate chi vi legge. Ma tant’è, almeno questa notizia l’avete data (e chissà se questo messaggio passa la vostra censura?)
Con l’ottuso superassessore Barelli il teatrino, nonché il clientilismo di basso conio, nei confronti di Kaffeina, è assicurato. Il resto, caro Tozzi, è la solita irredimibile informazione di regime. Stalin, Pol Pot, con i vostri bei campi di rieducazione, dove siete?
Le associazioni possono gestire anche miliardi di euro, i soci non possono spartirsi gli utili semmai..
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