La notizia che la Regione di Nicola Zingaretti ha aumentato la tassazione dell’Irpef dello 0,6%, arrivando quindi complessivamente al 2,3%, fa del Lazio la regione più tassata d’Italia. E questo è il segno della continuità con le precedenti giunte. E’ una costante di ogni amministrazione pubblica e di qualsiasi colore politico: a pagare sono sempre i più poveri, parola che non capisce e non recepisce chi ne è molto distante, vivendo un’altra condizione economica.
Insomma, un altro danno e costi a carico dei lavoratori dipendenti e dei pensionati del Lazio, i più tartassati in Italia, con un costo di altri 120 euro all’anno (stipendio di 25 mila euro). A ben vedere, mi sembra che questa giunta regionale punti molto sull’effetto mediatico, piuttosto che sui fatti. Salvo i buoni propositi in campagna elettorale. Le scelte politiche del rigore e delle maggiori tassazioni hanno fallito, non producono risultati, anzi diminuiscono il potere d’acquisto.
Non vedo poi risultati concreti per il lavoro, unico intervento utile a rimettere in moto l’economia. Le scelte di questa giunta regionale e del suo presidente sono altre. Come il finanziamento dell’Università la Sapienza o i posti letto del Celio (ospedale militare), che ricevono già finanziamenti dai rispettivi ministeri. Non è difficile neanche immaginare che subirà le conseguenze anche la sanità del Lazio, ed in particolare delle province esterne, che sono state spogliate e mortificate per diminuzione di posti letto, per chiusura di strutture ospedaliere e dei pronto soccorso. Intanto restiamo in attesa che prenda corpo quella che più volte è stata annunciata, cioè la sanità sul territorio incrementando i servizi di prossimità con integrazione socio sanitaria.
Intanto, dico alla Regione che serve un cambio di passo. Quello che avevano promesso, cioè quello che non stanno facendo.