Alla fine, ascolta Santucci: “Sarebbe stato meglio che il sindaco, o la presidente avessero scelto di ascoltare le associazioni separatamente. Prima quelle contrarie e poi quelle favorevoli. Si sarebbe evitato questo spettacolo e forse le rispettive posizioni sarebbero state esposte in modo più chiaro”. Parole sagge, quelle del consigliere di Fondazione. Perché in due ore abbondanti di dibattito e di interventi (fortunatamente contingentati a cinque minuti l’uno, altrimenti avrebbero fatto notte), si è capito poco o nulla, si è strillato parecchio, si è oltrepassato il limite della decenza in alcune circostanze, e c’è stato anche il tempo per ridere, sghignazzare, e malignare.
All’ordine del giorno della prima commissione di palazzo dei Priori c’era l’argomento tosto e controverso dell’istituzione del registro comunale delle coppie di fatto. Robetta che in molte città hanno approvato in quattro e quattr’otto, passando oltre – alle cose serie, diciamo – e che qui invece ha scatenato una bagarre tragicomica, destinata pure a durare a lungo. Già, perché ci sarà bisogno almeno di un’altra sessione (forse di più) della commissione stessa per approvare il regolamento e per portarlo poi al voto in consiglio comunale. Per questa tornata – consigli convocati martedì e giovedì – sembra impossibile farcela, e dunque bisognerà rinviare l’ordine del giorno, il quarto nella lista, alle prossime riunioni del consiglio. E poi non è neanche detto, visto che se in maggioranza non si trova la sintonia, nessuno vorrà rischiare la figuraccia – e la bocciatura del registro – proprio in consiglio. Il Pd è spaccato quasi a metà (fioroniani contrari), Sel è a favore, Oltre le mura pure divisa, Viva Viterbo chi lo sa. Troppe incertezze, per andare sul sicuro, insomma.
E di certo lo zoo di ieri non è servito a nessuno per cambiare idea. Semmai ha consolidato le posizioni. Né è bastata la presenza del sindaco – che ci ha messo la faccia e pure la grinta in certe repliche – a evitare la baraonda. Le associazioni hanno risposto in massa, quello sì, anche se sulla regolarità (o sulla reale esistenza) di alcune già si sollevano dubbi prima di cominciare. Qualche sigla: Movimento sì alla famiglia, Movimento per la vita, Scienza e vita, Acli, Unione cattolica stampa italiana, Azione cattolica, Forum delle famiglie, Sacro ordine costantiniano di San Giorgio, Centro ascolto del disagio, Centro aiuto alla Vita, la Cittadella tra i contrari. Arci, Arci cultura lesbica, Solidarietà cittadina, Martimonio paritario a cinque stelle, L’altro circolo, gruppo psicologi della provincia di Viterbo, Usb, Associazione scuola e università tra i favorevoli. Insomma, mancavano soltanto i Nazisti dell’Illinois da una parte, e il professor Fontecedro (“Cosmico, ragazzi”) dall’altra. E a guardare certe facce sembrava davvero di essere tornati agli Anni Settanta, ai referendum sul divorzio o sull’aborto.
Prima degli interventi, comunque, la presidente Melissa Mongiardo – brava comunque a gestire la situazione – aveva raccontato un episodio che la dice lunga su come viene combattuta questa guerra ideologica in città. Lei, insieme ad altri consiglieri e al sindaco, hanno sottoscritto a loro insaputa una petizione on line contro l’istituzione del registro a Viterbo. Mongiardo ha già sporto denuncia contro ignoti alla Digos, altri colleghi la imiteranno.
Con questi presupposti, era naturale che il livello della discussione sarebbe stato infimo. Interventi verbosi e incomprensibili, altri accorati manco fossimo al Processo di Norimberga, altri ancora di bandiera, altri di una vacuità che in confronto Balotelli è un intellettuale della Sorbona. Contenuti? Sempre gli stessi: quelli a favore del registro che fanno leva sui diritti, la libertà, il progresso e il fatto che non s’intende mica danneggiare le famiglie tradizionali; quelli contro a citare la presunta “inutilità” del registro, con la famiglia che si fonda sul matrimonio tradizionale, eppoi non spetta certo al Comune decidere su questi temi.
Due passaggi, in perfetta par condicio. L’ex capogruppo Pdl Roberto Bennati, contrario: “Siate consapevoli delle responsabilità sociali che vi assumete di fronte alle generazioni future”. Di qua, tra i favorevoli, Claudio Mori del meet up matrimonio paritario a Cinque stelle: “Quarantadue anni fa ho fatto l’unica scelta possibile per avere una famiglia, quella di sposare una donna. Anche se io amo gli uomini. Mi è stata negata una scelta, con il registro queste cose non accadranno più”.
Alla fine ci si aggiorna alla prossima seduta, stavolta senza coloriti ospiti ma riservata ai membri della commissione. La strada per il consiglio comunale è lunga, quella per l’approvazione ancora di più.
Nella canea vandeana viterbicolare spicca la nobile figura dell’ex sindacalista CISL Arduino Troili, ex militante e dirigente del PDUP per il comunismo folgorato sulla via del pane & salame democristiano. Poi ci sarebbe l’ex assessore democristiano di cui anche le pietre, anzi i sassi erano al corrente dei rapporti extraconiugali. E ancora… Più che un catalogo di vandeani viterbicoli, questa sembra una galleria di sepolcri imbiancati degni della migliore (o peggiore, fa lo stesso) commedia all’italiana.