C’è un’altra lettera che fa puzzare ancora di più questa storia dei rifiuti romani che finivano a Viterbo. La prima, ricordate, l’ha prodotta in consiglio comunale giovedì scorso Chiara Frontini (Viterbo2020): era un fax con cui il commissario straordinario ai rifiuti Groffedo Sottile inviava al sindaco, il 26 settembre scorso (protocollato dall’ufficio Rifiuti il 30) per chiedere “come da accordi telefonici” di poter abbancare la mondezza capitolina a Monterazzano. Così poi è effettivamente avvenuto. La lettera di oggi, invece, la invia Ecologia Viterbo – la società che gestisce la discarica di Monterazzano e il centro di trattamento di Casale Bussi – alla polizia locale, in data 10 dicembre.
Nel foglio e mezzo si comunica che nel mese di ottobre la stessa ditta “a seguito della chiusura di Malagrotta, ha utilizzato la discarica viterbese per lo smaltimento degli scarti di lavorazione”. E sulla chiarezza dei termini, stavolta, non c’è margine di malinteso. Dunque: gli scarti della monnezza romana lavorata sono finiti a Viterbo, parliamo di 2940 tonnellate tra ottobre e novembre, come ha accertato il consigliere regionale Sabatini (ne parliamo altrove): “Pari ad un quinto degli scarti lavorati in discarica, il 18.8 per cento e il 7.9 per cento del totale dei rifiuti finiti a Monterazzano”.
Ma non finisce qui: Ecologia Viterbo informa anche il nucleo sicurezza e decoro urbano della polizia locale, che dello smaltimento erano stati avvertiti, sin dal 30 settembre, “tutti gli enti competenti”, e cioè per esempio la Provincia, che ha poteri sui rifiuti e che infatti ha denunciato i primi sospetti all’inizio di dicembre, prima del messaggio di cui stiamo parlando. Se sia stato informato anche il Comune già da settembre, non in quanto ente competente ma come amministrazione che ospita sul suo territorio la discarica, be’, non è dato sapere, a meno che a breve non escano altre carte illuminanti.
Ma torniamo alle indagini della polizia locale. Che dopo aver ricevuto la lettera di Ecologia Viterbo il 10 dicembre (e aver fatto un incontro fisico giá il 6 dello stesso mese nella sede della ditta) compila una relazione e la invia all’assessore Saraconi. Una relazione che la minoranza non è ancora riuscita ad ottenere, ma che esiste. A questo punto non si spiega perché la Saraconi non abbia mai ammesso di essere a conoscenza dello smaltimento (ok, la parola è giusta).
Giovedì scorso, per dire, è caduta letteralmente dal pero ascoltata l’interrogazione della Frontini. Oppure a leggere i verbali della commissione del 16 dicembre, quando si è prodotta in un’arrampicata sugli specchi che l’opposizione stessa non è ancora risuscita ad interpretare (hanno chiesto le registrazioni di quella seduta apposta). Di certo, è incredibile pensare che dopo aver ricevuto ben due comunicazioni – quella di Sottile al sindaco e quella di Ecologia Viterbo alla polizia locale – nessuno a palazzo dei Priori, a partire dalla stessa sora Lella, sia saltato sulla sedia e non abbia avvertito i cittadini.
“Ci stanno mandando i rifiuti da Roma”, sarebbe bastato dire questo. “E magari fare tutte le mosse nelle sedi opportune – come hanno suggerito ieri Forza Italia, Fondazione, Fratelli d’Italia e Viterbo2020 – per tutelare il territorio”. Invece niente. Ottobre, novembre, dicembre e gennaio, due lettere: non è scattato alcun interruttore. Incompetenza, ignoranza (nel significato latino del termine) oppure piccole e di certo non innocenti, bugìe?
Caro Michelini, perché non sceglie un po’ meglio i suoi collaboratori? O magari l’assessorato alla competentissima Sora Lella è la classica proposta (dei poteri forti viterbicoli) che non si può rifiutare?