Da quello che si è capito di chiama Camilli, Piero Camilli. Imprenditore nel settore dell’allevamento e della lavorazione delle carni ovine, proprietario dell’azienda ILCO (acronimo di Industria Lavorazione Carni Ovine) con sede ad Acquapendente e operativa in ambito nazionale e internazionale; sindaco di Grotte di Castro dal 7 giugno 2009; consigliere provinciale di Viterbo dal 2008 in rappresentanza di Forza Italia, rieletto nel 2010 con il Popolo della Libertà; presidente del Consiglio provinciale per tre anni, dal 2010 al 2013; dal luglio 2013 ricopre l’incarico di assessore provinciale alla Progettazione e manutenzione opere stradali, espropri, pianificazione territoriale, protezione Civile.
Da quello che si è capito, leggendo l’intervista che Camilli, detto Il Comandante, ha rilasciato a Simone Canettieri e pubblicata sul Messaggero, cronaca di Viterbo, il 15 gennaio scorso, la crisi che attanaglia Palazzo Gentili e che ha condotto il presidente Provincia Marcello Meroi a dimettersi, è il portato “di una guerra tra bande”.
Da quello che si è capito, la predetta guerra è combattuta “da persone che sono morte politicamente e quindi cercano un po’ di visibilità”, in quanto “coi vari rimpasti sono stati ripescati le ultime fila”.
Da quello che si è capito Il Comandante ha avuto l’amabilità di riferire che nel gruppo del Nuovo Centro Destra è entrata l’ex senatrice Laura Allegrini, “che era ottava”, nel senso che alle elezioni del 2010, intruppata nella Lista del Pdl, era rimasta fuori ed è diventata componente dell’aula in agosto solo per surrogare il dimissionario Antonio Fracassini.
Ma da quello che si è capito Camilli, “con la sua lingua, asfalta tutti” (copyright Simone Canettieri).
E in effetti, da quello che si è capito, Camilli è andato giù duro, ritenendo che “il taglio degli assessori è una scusa”, e che la “verità” invero è un’altra: in via Saffi “ci sono consiglieri di maggioranza che, anche se abitano a Viterbo, si sono messi la residenza ai confini della Tuscia per prendere i rimborsi più alti”.
E allora, arrivati alla fine della tiritera, un appello va rivolto al prode Camilli: dopo aver pronunciato il nome di Allegrini, non sarebbe il caso di fare anche i nomi di quei mariuoli (eufemismo) e, se capita, anche i cognomi?
Avrà pure la lingua che asfalta, questo pingue signore, ma evidentemente conosce molto bene le regole della politica castaiola (allusion velate, ricatti, dossieraggio, eccetera, eccetera) e se ne attiene in maniera inflessibile.