Ma la cifra che paghiamo alla Ecologia Viterbo per l’accesso all’impianto di trattamento di Casale Bussi vale solo per i rifiuti nostri o anche per quelli destinati ad essere trattati qui e poi trasferiti alla discarica di Colleferro (ben 11mila tonnellate)? E come viene calcolata, la somma? Se lo chiedono in Provincia, dove ieri mattina una dozzina di amministratori della Tuscia si sono incontrati col presidente Marcello Meroi e l’assessore all’Ambiente Paolo Equitani. Presente anche uno dei legali che nel 2011 aveva curato un ricorso al Tar – preparato sempre dai Comuni e dalla Provincia e accolto poi dal tribunale – sugli aumenti dei costi.
Tutto nasce la delibera regionale del 22 ottobre, che ridetermina la tariffa di accesso della mondezza all’impianto di Casale Bussi, sulla Teverina. Aumentata di altri 20 euro per tonnellata, ma – secondo gli amministratori viterbesi – non sufficientemente chiara. Intanto perché bisogna capire se sia riferita soltanto sui rifiuti conferiti e lavorati a Casale Bussi, oppure se riguardi anche quelle tonnellate che, dopo essere lavorate, prendono la strada della discarica di Colleferro. Insomma: paghiamo anche rifiuti non “nostri”? Ma non finisce qui. Si vorrebbe sapere anche, se è lecito, se la tariffa è basata su un dato congruo, che non contempli anche costi generali di altre operazioni. Che sia chiara e certa, poi, e non abbia valore retroattivo, perché altrimenti sarebbero guai. “Francamente non ci si capisce nulla ed è per questo che abbiamo presentato alla Regione richiesta di accesso agli atti – ha annunciato Equitani – Siamo sempre più convinti della necessità di nominare un esperto che, una volta esaminati gli atti, sia in grado di stabilire se la composizione della tariffa è realmente rispondente al piano industriale della società Ecologia Viterbo. Non possiamo continuare ad accettare l’imposizione di somme calcolate in base al bilancio consuntivo presentato dall’Azienda”. Come dire: non vorremmo che il cittadino dovesse pagare spese non sue, ma di aziende private.
“In questa battaglia bisogna essere tutti uniti, al di là delle appartenenze politiche – spiega il presidente Meroi – E’ un argomento che ci riguarda tutti e che tutti dobbiamo affrontare insieme. Per anni hanno fatto calare sulla nostra testa decisioni che hanno penalizzato il territorio e l’ultimo episodio, in ordine di tempo, lo si è registrato nelle scorse settimane quando, disattendendo gli accordi presi con il commissario per l’emergenza rifiuti di Roma e provincia nel gennaio scorso, ci siamo accorti che i rifiuti conferiti nell’impianto di Casale Bussi, una volta sottoposti a trattamento meccanico e biologico, anziché tornare nella Capitale come era nei patti, venivano conferiti e smaltiti nella discarica di Monterazzano. Abbiamo alzato la voce, protestando in tutte le sedi”.
E chissà che anche stavolta, con la forza dell’aggregazione, non si riesca a fare un po’ di luce – oltre che sui modi – anche sui costi del trasporto e trattamento dei rifiuti. Costi nostri.