Il Cubo ha sei facce. Ed ognuna di esse rappresenta una forma d’arte. Discipline che nella tre giorni (folle) di Ronciglione si passeranno con piacere il testimone. Ci sarà la pittura. Il cinema. La fotografia. La moda. E tra le altre anche la musica. Con le note del Tuscia in jazz. Quelle che da tredici anni a questa parte hanno conquistato a macchia d’olio un po’ tutta l’ostica provincia (già, siamo etruschi prima e sostenitori del Medioevo poi). Merito, non si discute, dell’eclettico ideatore Italo Leali. Di quel folle di Italo Leali, verrebbe da dire. Personaggio unico, dalle tante sfaccettature, proprio come il Cubo di sua invenzione. E a proposito di Tuscia in jazz, la manifestazione a breve si trasferirà a Viterbo, al grido di “nessuno è profeta in patria”…
Comunque, stavolta il ronciglionese doc ha sfoderato per l’occasione il volto della solidarietà. Domani sera al teatro Petrolini si esibiranno alcuni suoi fedelissimi. “Gente di casa – così ne parla – Anche se pare strano dirlo”. Gatto, Pieranunzi, Marcotulli, Pietropaoli, Bassi, Arrighini e un’altra manciata. Artisti che non avranno il seguito di Ligabue (e per fortuna) ma senza ombra di dubbio si parla di prime firme del panorama jazz. Tutti uniti. Tutti d’un sentimento. Con le mani sugli attrezzi del mestiere al solo e unico scopo di raccogliere fondi per l’associazione milanese “Quelli che… con Luca” e per quella locale “Cuore di mamma”.
Per Cuore di mamma era presente in conferenza stampa di presentazione dell’evento il presidente Francesco Giannelli Savastano. Per tutti semplicemente Frank. “Ringrazio Italo e gli altri – ha detto commosso – Il nostro percorso parte da un’esigenza. Quello di poter ospitare genitori e bambini gravemente malati. Quando ci siamo messi in testa di aprire una casa d’accoglienza così lontana dagli ospedali di Roma ci hanno presi per pazzi. A luglio invece abbiamo inaugurato la struttura. E ad oggi, purtroppo, siamo al completo. E dico purtroppo perché finché non ci si sporca le mani non si capisce quanto dolore ci sia in giro”.
Frank ed il suo staff svolgono un’attività quotidiana di supporto alle famiglie. Sono collegati col Bambin Gesù. E vivono di soli aiuti. “Mi sento un po’ una prostituta – ci ha scherzato sopra Savastano – Sono sempre in giro a cercare contributo. Ma in una famiglia funziona così, i problemi sono di tutti e quando è sera ognuno deve avere il piatto caldo sul tavolo. Approfitto dello spazio per un appello alle Istituzioni. Non ci abbandonate. E da parte di tutti noi abbraccio ancora quelli del Cubo”.
Oltre a queste due realtà, parte integrante della manifestazione sarà anche l’Aid (associazione italiana dislessia, ndr). “La dislessia non è una malattia – taglia corto il direttore artistico Alessandro Vettori – E’ solo un modo diverso di comunicare. E quindi deve stare necessariamente dentro il nostro contenitore. La cultura è alla base della società”.
E come dargli torto.