L’antipasto: “I viterbesi mi hanno mandato via da palazzo dei Priori, e va bene, ma non hanno mica l’anello al naso”. Il piatto unico e nutriente: “L’albero di Natale defilato in piazza del Comune è la prova che si sapeva già chi avrebbe organizzato il festival”. Il caffè, alla fine, ché dà una sveglia: “Gli indizi dicono che ci possa essere una lobby di Caffeina intorno e dietro gli eventi culturali di questa amministrazione”. Alla faccia del bandolero stanco: Giulio Marini è un fiume in piena, come il suo capogruppo Claudio Ubertini (Forza Italia), come Luigi Buzzi, alleato fedele di Fratelli d’Italia.
La conferenza stampa dell’opposizione, praticamente tutta se si eccettua Chiara Frontini, assente giustificata, i battitori liberi del Cinque Stelle e un Santucci (FondAzione) che arriva trafelato dopo le foche, fa uscire allo scoperto la Madre di Tutte le Accuse. Il pettegolezzo sussurrato da giugno nelle stanze di partito e dentro i bar del centro, la puntura fastidiosa che intruppava i social network, adesso è diventato un atto e un attacco politico, e come accade nelle storie di cappa e spada è il cavaliere sconfitto a pronunciarlo definitivamente. Sì, Giulio Marini, proprio lui: “Mi hanno accusato, come sindaco, di aver fatto crescere Caffeina. Lo rifarei ancora, non me ne pento. Ma che Caffeina o persone vicine debba dettare l’agenda culturale di questa amministrazione, be’, è tutto un altro discorso: al contrario, io non mi sono mai permesso di dare indicazioni politiche al festival culturale”.
Ci si era visti di primo pomeriggio, in un bar di via Genova parecchio simile a quello di Guerre Stellari, di bar. Stampa in grande quantità, l’opposizione eletta e quella non eletta, con parecchi residuati del vecchio Pdl, groupies ed esponenti delle frazioni. Si era partiti dagli eventi culturali in programma per il Natale viterbese, non criticati dal punto di vista qualitativo (perché con Sebastiano Del Piombo in sala Regia, Stern al Gonfalone, e il festival delle luci c’è poco da criticare: è roba che merita, mica paccottiglia di quella vista in passato e che qualcuno, poverino, ancora rimpiange), ma da quello economico e tecnico.
Economico, perché “questi eventi costeranno 140mila euro alle casse comunali, presi in parte anche dal fondo di riserva, che dovrebbe servire per le emergenze”, come sottolinea Ubertini. E tecnico, “perché la ditta che ha poi ha ottenuto l’organizzazione aveva già fatto prima le prove, a quanto ci risulta”, come dice Buzzi. “Lo stesso avviso, poi – aggiunge Ubertini – è fatto male, troppo generico, senza richieste precise, senza intestazione, si capisce che è roba del Comune solo dalla firma del dirigente (dottor Stefano Menghini, ndr). E la commissione che ha giudicato, non ci sembra sia formata da esperti. Ha vinto una società, l’Audiotime, che pur pretendendo più soldi, aveva offerto servizi che nell’avviso non erano richiesti. L’altra ditta (Carramusa, ndr), non li aveva inclusi nell’offerta semplicemente perché non lo sapeva…”. E Giulio Marini, in tackle scivolato come ai bei tempi in cui ruggiva da leone: “A leggere l’avviso, sembra una semplice ricerca di mercato, che poi si è trasformata in gara”.
Perciò ecco la conferma di quello già anticipato ieri su queste colonne: “Ci muoviamo su due piani – conclude Ubertini – Quello legale, rivolgendoci alla Procura, e quello economico, per chiedere alla Corte dei Conti se tutto sia stato fatto nel rispetto dei soldi pubblici”. Sempre che la Procura non consideri la conferenza stampa stessa come una notitia criminis. (Si astengano, i burloni, dal far notare che i berlusconiani, così facendo, usano la Magistratura per un attacco politico: non è aria).
Queste le accuse. Altre sono precisazioni, punti di vista, valutazioni che fanno parte della solita propaganda dei partiti. Sulla cultura ognuno ha le sue idee, i suoi metodi, le sue convinzioni: chi governa decide, chi sta all’opposizione critica.
Intanto, salvo clamorosi colpi di scena, i fari e i proiettori sono già piazzati nei luoghi strategici del centro storico. Domani sera si comincia. E tocca a Gianluca Grancini (Fratelli d’Italia) far notare un ultimo aspetto: “Nessuno sa di questo festival delle luci. Già a Viterbo, figuriamoci fuori. Perché non si è pensato di pubblicizzarlo a livello nazionale, magari sui mass media romani?”. Neanche sul sito del Comune, per dire, compare un riferimento. Siamo fermi alla Macchina di Santa Rosa patrimonio dell’Unesco, quello sì, accolto e vissuto senza un’ombra di polemica.
E da palazzo dei Priori, cosa dicono? Nulla. “Perché le risposte sono già arrivate in consiglio comunale”, si lascia scappare qualcuno della maggioranza. Già, quando il sindaco liquidò le interrogazioni così: “Basta, sennò scadiamo nel ridicolo”. E quando anche l’assessore Barelli fornì le sue spiegazioni. Più che altro, prevale la linea di considerare la conferenza dell’opposizione come un segnale di frustrazione, di fronte a quello che è stato realizzato per questo Natale. Cose mai viste, a Viterbo. Nel bene, sicuramente, nel male non si sa.
Le malsane (e costose) kaffeinate sono state incoraggiate (e pagate con i soldi nostri) dalle amministrazione di centrodestra guidate da Gabbianelli e dall’ex autista di Perugi. Ora, guarda caso quando sono all’opposizione e fuori dei giochi di potere, l’ex autista di Perugi, i fratellini rotellini d’Italia e compagnia brutta si accorgono dell’esistenza di una lobby di kaffeina. Benvenuti nel nostro mondo! Ma un po’ di vergogna e una seria autocritica per aver foraggiato eD essere stati gli apprendisti stregoni del Filippo Rossi da Trieste polticante votivendolo no?