Ricorsi su ricorsi. Nella speranza che quella sui rifiuti conferiti a Casale Bussi sia una tariffa chiara e congrua. Che non schizzi in alto o in basso per motivi inspiegabili (almeno all’apparenza) e che non gravi oltre misura sulle tasche di un territorio già costretto a trattare mondezza non sua (quella di Rieti e di Roma, per dire). La Provincia e i Comuni proseguono nella loro battaglia: l’assessore all’Ambiente Paolo Equitani e il presidente Meroi hanno già annunciato la richiesta di accesso agli atti per capire come l’attuale tariffa per Ecologia Viterbo, società che gestisce l’impianto di Casale Bussi, sia stata determinata. E’ aumentata da ottobre di venti euro. “Abbiamo fatto la richiesta – conferma Equitani – Adesso tocca alla Regione, aspettiamo che ci diano l’okay, anche perché dopo si potranno fare eventuali osservazioni”.E’ il preludio di un altro ricorso al Tar, per andare a fondo.
Ma è su un altro ricorso che rischia di complicarsi la faccenda. Quello avanzato nel 2011 sempre da palazzo Gentili e dai Comuni, sulla vecchia tariffa. Il Tar del Lazio, allora, diede ragione ai viterbesi, sospendendo l’applicazione, ma la Regione fece appello al Consiglio di Stato. Che ora, secondo indiscrezioni attendibili, si sarebbe pronunciato proprio a favore della Pisana, ribaltando la situazione. “E’ un’indiscrezione che ho sentito anch’io – dice Equitani – ma che non commento proprio in quanto indiscrezione. Aspettiamo l’ufficialità del verdetto”. Ma Equitani giudica comunque positiva l’azione svolta dal suo ente in sinergia con i sindaci: “Dopo il nostro ricorso la Regione abbassò comunque la tariffa di una decina di euro, si sono corretti da soli, dando implicitamente ragione al nostro punto di vista. Le nostre iniziative sono servite parecchio. Stiamo parlando di migliaia di tonnellate di rifiuti, e dunque di cifre altissime. Anche delle piccole oscillazioni possono gonfiare o sgonfiare l’importo complessivo”.
D’accordo. Ma il problema è che se il Consiglio di Stato darà veramente ragione alla Regione, bisognerà trovare i soldi per rimettersi in paro con la vecchia tariffa. Tre anni di arretrati. Che dovranno pagare i Comuni, cioè i cittadini. Dove troveranno i soldi i nostri sindaci, già impelagati in una guerra quotidiana per far quadrare i bilanci? Questa è la domanda, la risposta forse è più vicina di quel che si crede: basta cercare nelle tasche dei cittadini, per prelevare gli ultimi spiccioli rimasti.
Mentre i cittadini (ancora per quanto?) subiscono inermi stangate su stangate, i politicanti al solito si riempono la bocca di sesquipedali caz.ate