Attenzione. Perché la prossima Signora in giallo potrebbe nascere a Viterbo. Magari dentro le mura del comprensorio di Santa Maria in Gradi. Laddove è appena partito un progetto alternativo finalizzato all’occupazione. Un equipe specializzata infatti ha da poco battezzato un nuovo corso, inserito dentro Scienze della Comunicazione, denominato “Investigazioni e sicurezza”. Una sorta di scuola per aspiranti detective.
Si parte coi primi due anni classici, nel terzo si approfondisce. E si esce con la qualifica, tra le altre cose, di investigatore privato. “Cerchiamo di stare in relazione col territorio – dice il rettore Alessandro Ruggieri – E occorre inoltre scegliere branche non troppo diffuse in Italia. Inutile proporre ciò che già si fa a Roma o nelle altre grandi città. Meglio puntare su canali alternativi se si vuole catturare un numero importante di iscritti”.
E fin qui nulla di nuovo. Le università sono aziende a tutti gli effetti. Variando si tenta di colmare qualche vuoto. “E’ un’idea particolare – sostengono a coppia il direttore generale Alessandra Moscatelli e il coordinatore Elio D’Auria – Con facilitazioni economiche per i dipendenti pubblici. Si procede in sinergia con le Forze dell’ordine e si vuole dare una qualifica specifica a figure che non avevano un titolo idoneo”.
In sostanza, la cosa servirà molto a chi dovrà accedere a concorsi interni per i classici riordini di carriera. Non solo, seppur il passato è stato sanato “all’italiana”, per quanti invece vorranno aprirsi uno studio da Sherlock Holmes in futuro è richiesto un pezzo di carta che certifichi l’idoneità. Un’idoneità, se non bastasse, utile per entrare nell’Arma. “Diamo un taglio pratico alla teoria – annuncia un entusiasta Vincenzo Cianchella, che si occuperà della fase tecnico operativa – Attraverso seminari nel biennio e materie specifiche poi, quali Criminologia, Medicina legale, Genetica e Balistica forense o Tecniche e attività di Polizia giudiziaria. Si creerà un vero e proprio albo, quanti in possesso della laurea pertanto potranno indagare su tutte le sfere private. E diverranno anche informatori commerciali per le aziende. In pratica il titolo sarà utile su più fronti”.
D’accordo il professor Egidio Perrone (presidente dei vari corsi). “La risposta è buona – chiarisce – Ad un mese dall’uscita abbiamo già più di cinquanta adesioni. Credo che fondamentale sarà alternare le varie discipline. Partendo dagli studi classici per arrivare all’aspetto strettamente tecnico”.
Ora, non è dato sapere se uccideranno un bidello in aula magna per poi far trovare l’assassino agli interessati. Se però lo scopo era quello di suscitare curiosità e virare su una piattaforma inedita, indubbiamente l’obiettivo è centrato. Solo il futuro infine darà risposte concrete su quanti poi finiranno effettivamente per ripercorre la brillante carriera di Maigret o di Poirot.
Non ci vuole Sherlock Holmes per capire che c’è del marcio in kaffeina.
L’articolo è fuorviante. Non si esce con la qualifica di investigatore privato da un corso universitario. Semmai la laurea, insieme ad altri requisiti, serve per poter richiedere la licenza che verrà rilasciata dalla PREFETTURA e non da strutture universitarie! Invito a prendere visione della normativa vigente e del DM 269/2010 o comunque a chiedere informazioni nella prefettura più vicina!