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Di Maio e i ricordi della Viterbese di Gaucci

Lucianone Gaucci con Elisabetta Tulliani

Lucianone Gaucci con Elisabetta Tulliani

Aghi appuntiti, banconote fruscianti – tante banconote – e un pallone profumato di cuoio. E Viterbo, una città speciale nella lunga carriera di un dirigente che ha girato l’Italia del football, con la benedizione dei due Luciano: prima Moggi (civitavecchiese come lui, la leggenda narra che siano cugini) e poi Gaucci. Enzo Di Maio racconta il suo romanzo attraverso Facebook, ed un romanzo di calcio e di esagerazioni, di cose sporche viste e vissute sulla sua pelle, e magari di un pentimento arrivato tardi, ma arrivato. Come quelle nausee che ti prendono prima la gola e poi scendono giù, fino allo stomaco. Tanto da smettere di mangiare e bere o magari, come nel caso dell’ex direttore sportivo della Viterbese, ti fanno smettere di vivere lo sport. Crisi di rigetto. Disintossicazione. Riabilitazione e quindi riscoperta del mondo pulito di prima: “Sono stato tanto tempo lontano da casa per il calcio, e quando sono tornato facevo addirittura fatica a ritrovare i volti familiari, come se mi fossi ritrovato in un mondo estraneo”, scrive un Di Maio vagamente proustiano. Va comunque precisato che sta parlando della vecchia Us Viterbese 1990, fallita nel 2006, e che non ha nulla a che fare con le successive società che si sono alternate in via della Palazzina. Compresa quella di oggi, chiaro.
Ma oltre a raccontare l’aspetto romantico – da romanzo, appunto – di questa storia, occorre dare le notizie. Che poi sono bombe ad alto potenziale, infilate qua e là dentro il lungo post dell’ex dirigente ora in disparte. C’è Viterbo, di mezzo, e la Viterbese, nonostante Enzino, come lo chiamavano qui, abbia girato una mezza dozzina di squadre, dalla Juve alla Lodigiani, dal Civitavecchia al Catania, alla Sambenedettese. Viterbo, “città a me cara perché mia nonna era di qui”. E ciononostante: “A Viterbo tutti pretendono la coppa dei Campioni e non si rendono conto che si deve andare avanti con ciò che offre la città. Perché i santi benefattori nel calcio non esistono. Hanno preferito gli illusori ori di Gaucci ad una gestione oculata che poteva durare anni. Il risultato è stato che poi Luciano è fuggito con i gioielli di famiglia, lasciandoli in mutande e con la prospettiva di un inglorioso futuro”. Di Maio invece no: “Io prendevo i giocatori tra gli svincolati, a costo zero, come Liverani, che pagai 35 milioni (prendendolo dal Cagliari e portandolo alla Viterbese, prima dell’arrivo di Gaucci, ndr) e rivedendolo a 32 miliardi (dal Perugia alla Lazio). E Tino Borneo, preso a zero e rivenduto a 400 milioni”. Alla Cremonese, dopo aver vinto il titolo di capocannoniere in maglia gialloblù.
Fin qui, tutto liscio. Ogni dirigente, dacché la palla rotola, si presenta migliore di tutti. Ma Di Maio dà pure delle rivelazioni che, se vere, sarebbero inquietanti. Tipo: “Adesso si parla tanto della partita farsa tra Salernitana e Nocerina. Be’, sono anni che i tifosi vengono foraggiati dai presidenti. Io personalmente consegnavo ogni settimana un milione e mezzo delle vecchie lire ai capi tifosi della Viterbese e dopo a quelli della Samb – dice Di Maio – Ciò ti consentiva di avere sempre i tifosi dalla tua parte. Beninteso non erano soldi miei ma di Gaucci e venivano messe anche a bilancio sotto la voce di contribuzione per trasferte e correografie tifosi”. Ai sostenitori gialloblu, ovvviamente, ampio diritto di replica se vorranno.
E veniamo al doping, perché anche in questo caso Di Maio ha da vuotare il suo sacco. “Federazione, leghe e società sono conniventi, si forma una specie di sistema massonico, di omertà, e se tu non sei dei loro, o ti ribelli, sparisci”. Resta da capire se l’ex direttore sportivo della Viterbese parli proprio perché si sia trovato, un bel giorno, fuori dal cerchio magico, o che, essendo stato sbattuto fuori dal sistema, ora si vendichi così. Ma torniamo al doping. La creatina, quella tirata fuori ad un certo punto da Zeman: “Il Neoton 500 – spiega Di Maio – che ho visto usare giornalmente in tutte le società in cui sono stato, dalla Juventus alla Viterbese. D’altronde, si compra in farmacia. Poi, sostanze più particolari, il Sinsurrene forte e il Bentelan, corticosteroidi che alteravano prestazioni fisiche ma anche comportamentali, anche questi li ho visti usare dappertutto. E l’Epo, naturalmente, che però veniva somministrato ai giocatori a loro insaputa. Questa è l’apoteosi delle porcherie di cui una persona si può macchiare per raggiungere dei risultati sportivi. Non si pùò giocare con la pelle di ignari ragazzi. Dico ignari almeno per una parte perché un’altra sapeva benissimo che quando ti fanno delle punture sulla pancia e non nella consueta “chiappa” ,di altro non di può parlare se non di Epo. Da qui la decisione di cui parlavo sopra di denunciare tutto”.

E di qui le audizioni in varie Procure, da Torino (giudice Guarinello) e anche – sostiene Di Maio – da quella di Viterbo. La conclusione di questa denuncia è amara: “Quando fai il tuo dovere,in questi casi,non è nemmeno che devi aspettarti un cenno di riconoscenza anzi,sai già a priori che firmi la tua condanna professionale, il tuo esilio dal sistema”.

Di Maio è uscito dal gruppo, adesso. Segue poco il calcio (“solo i risultati”), dice di aver rifiutato anche l’ingaggio di una società. Ha parlato, ci tiene a precisare che non è mai stato querelato per diffamazione, e – con la solitudine di chi non ha nulla da perdere – lancia la sua ultima proposta choc: “Fare come Nerone fece con Roma. Bruciare tutto, e ricostruire il palazzo dalle fondamenta”. La panacea, per il mondo del calcio?

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3   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    Per non parlare dell’orrore che fanno certi ex capotifosi…

  2. Enzo Di Maio ha detto:

    Mi spiace deluderla,caro Arena,Di Maio non è affatto uscito da questo grande circo che lo vede attore dall’età di 14 anni.Si ,mi spiace deluderla,ho un contratto in essere per altri tre anni che stò ,con reciproca soddisfazione delle parti,rispetando. Devo dirle che la mia carriera,molto immodestamente,è frutto delle mie capacità professionali,credo di aver lasciato sempre un segno positivo ovunque sono andato se è vero,come è vero,che non ho mai terminato un rapporto di lavoro in anticipo sui tempi ne mai ho conosciuto esonero.E creda,non devo dire grazie a nessuno,neanche a Moggi che,preciso,smentendo la sua leggenda,non ha nessun vincolo parentale con il sottoscritto. Lui e di Monticiano ,nel Senese e quindi Toscano,io sono un Romano figlio di Statunitense del quale conservo la nazionalità. Credo che prima di scrivere false notizie,cosa che un giornalista non può fare perche ha il dovere di verificare ciò che pubblica poichè la penna usata in modo difforme dai dettami deontologici può essere più pericolosa della spada,avrebbe potuto semplicemente verificare,o alla fonte,sarei stato lieto di risponderle,o collegandosi in via telematica al sito della nostra associazione di categoria ove vi è la possibilità di verificare l’attivita professionale di ognuno di noi aggiornata in tempo reale riportando tutti i contratti in essere depositati presso la Federcalcio. I tempi,purtroppo,hanno confermato le mie nefaste previsioni per la società gialloblù. Nella vita bisogna sapersi accontentare ed andare avanti con le proprie forze. I mecenati nel calcio non esistono. Alla Viterbese voglio bene,le auguro tutto il bene del mondo con l’auspicio che termini finalmente di farsi del male da sola,

  3. Enzo Di Maio ha detto:

    Lo leggo solo ora ,non ne avevo notizia ed e’stato solo casualmente che mi ci sono imbattuto .Qualcosa del mio scritto è stato alterato e non mi ci identifico. In primis si parla di un pentimento che non mi appartiene. Non so’ di cosa avrei… dovuto pentirmi.La brutta vicenda del doping io l’ho denunciata subito e non a posteriori e quando,sia chiaro,ancora Gaucci si occupava ,ahimè ,di calcio. Non potevo consentire che giocasse sulla pelle di ignari (solo alcuni,perché hai l’età’ per capire che quando le punture che ti fanno non interessano la chiappa ma la pancia ,non sono vitamine che ti iniettano ma EPO ),ragazzi per ottenere risultati sportivi . Ci si sofferma poi solo su Viterbo ,non è così’ . La pratica dell’epo interessava tutto il pianeta calcio di Gaucci,partendo dalla serie A alla serie C. Probabilmente la Juventus non avrebbe nemmeno perduto un campionato nella sua ultima partita disputata sotto un diluvio a Perugia e,di contro,la Lazio,per merito di quell ‘imprevedibile risultato ,non avrebbe vinto il suo scudetto.Gaucci in quei giorni era fuori di testa,ogni dieci minuti telefonava a Perugia,si incazzava ,urlava e minacciava tuoni e fulmini verso la squadra.Quella,per lui era la partita della vita.Con megalomania si immaginava portato in trionfo dal popolo laziale,infatti partecipò alla festa scudetto,essendo stato vice presidente della Roma non avrebbe potuto sognare niente di più esaltante per soddisfare il suo ego.Se le indagini non hanno portato a far piena luce questa ignobile pratica la colpa va ricercata nella omertà di tutte le persone implicate ,dai tesserati ,ai medici,ai laboratori di analisi,ai “corrieri” e sino a terminare allo “strano” comportamento della FIGC,presidente in testa.Gaucci,comunque,fu “invitato” a non occuparsi più di calcio e,questo ,rappresenta di per se ,una vittoria per tutto il mondo dello sport,cavalli inclusi.In quei tempi era a ruolo il processo alla Juve per uso di creatina ,mediaticamente valeva di piu’,e poi c’era di mezzo Moggi,notoriamente inviso ai vertici FIGC,la creatina e’ una sostanza pressoché innocua e non esiste società’ che non ne faccia o non ne abbia fatto uso,per la muscolatura degli atleti fa bene e non può ritenersi dannosa,l’EPO ,invece,uccide.
    Non e’ neanche vero,non corrisponde a realtà’ che per quegli episodi mi sia ritirato a vita monastica e che il calcio sia per me un ricordo. Vero e ‘ che ho abbandonato il calcio Italiano e la sua corrotta organizzazione ma basta consultare il sito della mia categoria professionale l’A.DI.SE,per vedere che sono un tesserato della major Statunitense per conto della quale sto portando avanti un progetto per l’introduzione del calcio nei campus.Non mi è mai passato per la testa di abbandonare un mondo,il mio mondo,solo perché mi sono trovato,non cercato,Gaucci sul mio percorso. A lui,comunque ho dato tanto e cospicuaparte di quel che ho dato potava andare a beneficio sia della Viterbese che di Viterbo. La Viterbese aveva una gestione sanissima,senza debiti,avevo fatto si che facesse parte della sfera Juventus. Dalla Juventus facevo arrivare calciatori a costo zero e soldi. Calciatori da me portati a costo zero potevano arricchirla ed invece hanno arricchito Gaucci. Su tutti ricordo i 32 miliardi ricavati dalla cessione di Liverani ed i 500 milioni da quella di Borneo. A Viterbo non ho mai promesso la serie A ma la stabilità. Bisogna rendersi conto che non si può pretendere la luna senza avere la possibilità di acquistarla. Le disponibilità economiche di Viterbo sono irrisorie ed un campionato professionistico costa tanto. C’è sempre stato bisogno del mecenate forestiero e i riusultati sono stati sempre tragici. La “mia” Viterbese aveva una conduzione fatta da persone del luogo e da chi nel luogo aveva attività professionali. I mie campionati sono stati sempre di alta classifica e le casse in attivo ,scusate se è poco. La venuta di Gaucci e la sua conquista della società avvenuta foraggiando la contestrazione degli ultras è stata degna di uno spregevole verme. Il mio lavoro è stato così inutile che Gaucci ha cacciato tutti gli altri e tenuto me. Per lui ho acquistato società,vinto campionati e venduto calciatori riempendogli le tasche.
    Di ciò che ho fatto (e farò) nel calcio sono orgoglioso e fiero.Se qualcuno,o a Viterbo o a Vattela a pesca pensa il contrario è padronissimo di farlo ma la cosa mi lascia del tutto indifferente. (enzo di maio)

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