Per i più grandicelli rappresenta l’asilo. Per altri la struttura dove in estate si andava al camposcuola. C’è chi guidando la notte ci butta un occhio, non si sa mai da una vetrata si affacci un fantasma. Chi la scruta con interesse storico-architettonico. E chi ci rivede il castello dello spocchioso Harry Potter.
Forse non è nulla di quanto appena descritto. O forse è tutto ciò, e molto altro ancora.
La “villa liberty” di Bagnaia rappresenta senza dubbio una delle attrattive più concrete degli ultimi mesi. Per il semplice fatto, se non altro, che l’abbattimento della pianta secolare che la teneva in ombra l’ha posta nuovamente sotto i riflettori.
Troneggia prima del ponte, seppur malconcia, sul lato sinistro scorrendo lungo viale Fiume, in direzione dei Cimini. I turisti la fotografano. Gli anziani si soffermano ad ammirarla con (rinata) malinconia. E i soliti curiosi si chiedono cosa stia succedendo tra il caseggiato e la banchina.
In effetti un dettaglio, e magari fastidioso, è visibile a chiunque. I soliti “lavori in corso”. Ponteggi. Cemento. Transenne ed escavatori. Le gru sono in azione.
“Il tutto nel pieno delle regole edilizie e della trasparenza burocratica”, sottolinea il consigliere comunale Arduino Troili, che in sede di consiglio ha posto un’interrogazione a riguardo. Il punto però, almeno quello cittadino, è un altro. “Possibile che appartamenti e negozi non si potevano realizzare altrove? Come si può vendere una porzione di tale interesse senza interpellare la cittadinanza? Era necessario andare a coprire un pezzo della storia bagnaiola quando di attività e case sfitte ce ne sono fin troppe?”.
E quando esce la parola storia, intesa come patrimonio locale, non si può di sicuro affrontare il tema con superficialità. La villa è infatti opera commissionata dal duca Lante (quello dell’altra Villa, Villa Lante appunto). Primi del ‘900. Un omaggio, così vuole la tradizione a metà tra leggenda e realtà, per l’amante americana che d’estate amava soggiornare in Viterbo.
Più di venti vani, uno splendido giardino (dove ora si stanno ponendo le fondamenta). Stanzoni e ampi spazi riconvertiti dopo il decesso della signora a stelle e strisce, che per suo volere (si dice) lasciò ogni cosa al Cardinal Ragonesi. Coi successivi Patti Lateranensi si fece poi in modo di passare la struttura nelle mani della Chiesa, che la tramutò in mensa per i poveri. Il resto è quanto descritto in partenza. Scuola. Asilo. Sala da ginnastica. E via discorrendo.
Nel mentre però il nuovo che avanza corre veloce. Pian piano i dubbi si stanno tramutando in realtà. Ben presto infatti della villa si tornerà a vedere ben poco. Si chiude il sipario. E in molti, tra cui diversi operatori commerciali, si interrogano sulle potenzialità e sull’utilizzo che dell’intera area si poteva auspicare. “Almeno la casa dovrebbe rimanere nelle mani della Parrocchia – questa l’idea comune – Magari la ristruttureranno. Certo la fetta di verde ceduta, parte integrante del sito, è una grave perdita. Qui si vive anche di turismo, che tutto sommato non manca. Per ampliare il pacchetto si poteva pensare ad un museo. Ad aule destinate a vari corsi. Ad un giardino che potesse ospitare eventi musicali e non. Ci pare un’occasione persa. I bus arrivano, si vanno a vedere i giardini all’italiana, e ripartono. Se ci fosse il modo di allargare l’offerta ne gioverebbero sia il territorio che gli abitanti”.
E ancora: “Sarebbe interessante impugnare il testamento – chiude Troili – Possibile che non ci siano vincoli? Il progetto va avanti dal ’94, è strano che ad oggi Sovraintendenza e Comune non se ne siano occupati, anche se comprendo che la vegetazione copriva ogni dettaglio. Con l’incasso la parrocchia cosa ci farà? Forse un restyling?”.
Considerando infine l’appena trascorsa ricorrenza di Halloween, chi è quel tipo che ci abita? Lenzuola tese e luci accese a tarda notte sono piuttosto inquietanti…