Avvertenze per il lettore: questo articolo non è scritto da uno al di sopra delle parti. Anzi, tutto il contrario. E’ il pensiero di un fazioso che, nonostante tutto, si ostina a credere in un vero Pd (quello fondato da Walter Veltroni, per capirci) e che continua a soffrire (e a incazzarsi di brutto) perché vede giorno dopo giorno che – nonostante a capo del governo ci sia una rispettabilissima figura di centrosinistra – chi continua a tenere il boccino in mano è il pregiudicato Silvio Berlusconi, con tutta la sua accozzaglia di maggiordomi, nani e ballerine.
“Non voglio fare la fine di Jo Condor” ha detto nei giorni scorsi Enrico Letta, riferendosi a un Carosello degli anni ’70 che il sottoscritto ricorda benissimo. Purtroppo però, il buon Enrico quel ruolo lo sta interpretando, e l’assurdo è che il Gigante (ricordate? Gigante, pensaci tu) lo sta facendo interpretare per ironia della sorte a Renato Brunetta (sic!), che ormai – insieme a tutto il Pdl – non fa che ergersi a difensore dei cittadini e a fustigatore delle tasse, lanciando il messaggio forte e chiaro che il centrosinistra vuole mettere le mani nelle tasche degli italiani e il centrodestra no.
Ovviamente, per chi ha un minimo di informazione su come siano andate le cose in questi ultimi anni, è chiaro come il sole che questa è una baggianata bella e buona. Ma quello che conta oggi è il messaggio. E il messaggio che è passato è proprio quello: il centrodestra è il partito anti-tasse e il centrosinistra no.
Guardate quello che sta accadendo sull’Iva dopo ciò che è accaduto sull’Imu. Saccomanni e Letta fanno i conti e dicono che ci sono problemi; l’Europa ci tira le orecchie e dice che rischiamo di sforare quell’ormai insopportabile limite di deficit del 3 per cento. E Brunetta? Alza il vessillo dell’anti-tasse e dice un giorno sì e quell’altro pure che se si aumenta l’Iva cade il Governo.
Torniamo per un attimo all’Imu, che il Pdl si vanta di aver fatto abolire come promesso in campagna elettorale. Caro Letta, tu e il centrosinistra avete fatto una cazzata mega-galattica. Perché l’Imu per i meno abbienti, per il ceto medio, per chi si è comprato una casa facendo il mutuo a prezzo di grandi sacrifici, sarebbe stata abolita comunque (era anche nel programma di centrosinistra). Tu, dando retta a Berlusconi, hai abolito l’Imu ai ricchi, a quelli che hanno il villone con piscina (magari condonato, dopo averlo fatto passare per casa rurale: Viterbo docet), o a quelli che hanno l’attico nei centri storici di pregio, il cui prezzo di mercato si aggira sui 15 mila euro al metro quadrato. E nessuno del Governo, o del centrosinistra, ha avuto il coraggio di portare avanti un messaggio semplice, semplice: “In questo momento di crisi l’Imu i ricchi la devono pagare, perché non va aumentata l’Iva, ci sono gli esodati, i cassintegrati e c’è da abbassare il cuneo fiscale che fa soffrire le imprese”.
Inaugurando la nuova sede di Forza Italia a Roma, il Berlusca ha spostato il tiro e ha fatto capire quale sarà la strategia del Pdl nei prossimi mesi. Data per persa la battaglia sulla sua ineleggibilità, il paraculo ha deciso di spostare l’attenzione dei suoi (ma non solo) sulla politica fiscale, ovviamente a base di demagogia. Ma la tiritera è già cominciata e rischia di far presa su quella grande massa di distratti (sono milioni) che non conosce a fondo i problemi, ma quando gli dici che pagheranno meno tasse capisce al volo. E allora, Enrico Letta – volente o nolente – la fine di Jo Condor rischia di farla per davvero.
Ps: detto da uno che di politica non ci capisce una mazza (Ugo Sposetti dixit), ritengo che cinque mesi di larghe intese all’italiana siano state sufficienti per comprendere che così non si va da nessuna parte. Il Pd ha il dovere di tirar fuori i cabasisi e – soprattutto – di mettere in campo le migliori risorse di cui dispone. Oggi nel partito c’è un certo Lionel Messi (per chi non ne sa di calcio: il più grande calciatore europeo, o forse mondiale, attualmente in attività con la maglia del Barcellona) che il Pd si ostina a tenere in panchina. E’ arrivata l’ora di farlo scendere in campo.
Dài, che arriva Peppe Bucìa e li mette in riga tutti!