Visto che entro il 31 agosto sapremo se dovremo pagare o meno l’Imu del 2013 sulla prima casa, val la pena di fare alcune considerazioni ferragostane su questa tassa che è sì odiosa (come del resto lo sono tutte le altre), ma che un senso ce l’ha: quello di dare agibilità economica ai Comuni e consentire loro di erogare i servizi.
Detto questo – e ribadito anche che purtroppo, senza tasse, uno Stato non può funzionare – è bene soffermarsi sulla diatriba in atto in questi giorni tra centrodestra e centrosinistra proprio sul balzello casereccio (nel senso che riguarda la casa). Silvio Berlusconi, che a vendere prodotti di qualsiasi tipo è un mago, ha fatto dell’abolizione totale una sua bandiera e questo nuovo proclama (così come il “meno tasse per tutti” o “il milione di posti di lavoro”) gli è valso lo scorso febbraio un bel po’ di consensi. Da parte di elettori dalla memoria corta, i quali hanno dimenticato come l’abolizione dell’Ici nel 2008 ha poi portato alla stangata del 2011 targata Mario Monti. Il quale altro non ha fatto che mettere una pezza alla voragine creata dal buon Silvio.
Va bene. Dall’altra parte c’è il centrosinistra che (insieme all’attuale presidente del Consiglio Enrico Letta) è invece per una rimodulazione della tassa. Che vuol dire? Che – a loro avviso – non dovranno pagarla le fasce deboli e chi ha un modesto appartamento, mentre dovranno scucire i soldini i proprietari di villoni o di abitazioni lussuose o ubicate in siti di particolare pregio (pensate a chi possiede un attichetto a piazza di Spagna, a Roma).
Purtroppo però, è passato il messaggio – perché Berlusconi è un bravissimo venditore e dall’altra parte sono tutti pessimi comunicatori – che il centrodestra non vuol far pagare la tassa, il centrosinistra sì. La realtà è ovviamente diversa, giacché non fa altro che riprendere la legge che nel 2007 aveva approvato il governo Prodi e che sarebbe entrata in vigore se il governo non fosse andato a remengo.
Ma se uno ci riflette un po’, dovrebbe concludere che in un momento difficile come questo, con tanta gente che perde il lavoro e che non sa a che santo votarsi per arrivare alla fine del mese, sarebbe oltremodo giusto che chi ha di più desse di più, per un principio di solidarietà umana, ma anche e soprattutto cristiana. E allora, diamo uno sguardo a Viterbo, la cui periferia è letteralmente invasa da ville, nate spesso come “case rurali” o addirittura “ricoveri agricoli”, poi regolarmente condonate grazie a uno Stato che ha sempre premiato i furbi del mattone. Ville a dieci, dodici, quindici stanze, dove sono poi spuntati piscine più o meno olimpiche o giardini all’italiana da far invidia a Villa Lante di Bagnaia. Allora: se i proprietari di queste magioni fossero costretti a pagare una sostanziosa Imu, dove sarebbe lo scandalo?
“La prima casa non si tocca” continua a ripetere Berlusconi, il quale ovviamente mette tutto nel calderone. Ma il suo messaggio entra nel ventre della gente, anche di quelli che possiedono un appartamento che l’Imu non dovrebbe pagarla nemmeno con la formula proposta dal centrosinistra. Basterebbe che da quest’altra parte qualcuno si prendesse la briga di ripetere fino alla noia uno slogan un po’ diverso. Ad esempio: “L’Imu la pagano solo le mega-ville e le case di lusso” e forse sarebbe tutto più chiaro. Ma finché Letta ed Epifani continueranno a parlare di “rimodulazione” e “superamento” in perfetto politichese, la massa delle persone non sarà disposta a seguirli.
Ergo, staremo a vedere cosa accadrà. Ma intanto una cosa è certa: il centrosinistra, tra i tanti problemi che ha, avrebbe bisogno di trovare qualcuno in grado di parlare alla gente e di lanciare messaggi chiari e facilmente comprensibili. Altrimenti – come diceva Nanni Moretti – con questa classe dirigente non si va proprio da nessuna parte.