Sono emozionato come un Lupetto alle prime vacanze di branco. E’ strano che, a volte, si provino emozioni simili per situazioni opposte. Per la prima volta dal 1986 – a parte un anno di pausa, una decina di anni fa – il Reparto Agesci VT4 partirà senza di me, per il suo campo estivo.
Don Luca, qualche giorno fa, mi ha chiesto se provavo nostalgia. Devo dire che, durante l’anno, ho apprezzato molti aspetti positivi della vita “da borghese” ma, come presumevo, il momento della vera emozione è ora… e mi scuso con il Clan ed il Branco che sono già partiti ma… i ricordi più forti, in qualunque esperienza, sono sempre i primi e gli ultimi.
Così, come ricordo ancora vividamente episodi e persone del mio primo campo (1986), non posso che portare nel cuore, in modo speciale, i “miei” ultimi ragazzi e ragazze del 2012. Siamo chiari: non mi mancano i preparativi per la partenza, materiale di gruppo e personale. Non mi manca il dover preparare lo zaino, che ormai facevo con molta – troppa – abitudinarietà. Mi peserà il sapervi lontani a fare cose che, per me, erano davvero diventate routine, anche se per voi erano sempre nuove. Mi mancherà il non poterci essere nei vostri – tanti – momenti di allegria, che mi davano gioia solo per il fatto di aver contribuito – magari poco – a provocare. Mi mancheranno i vostri – meno numerosi ma sicuramente più intensi – momenti di tristezza e disperazione, quelle lacrime che così tante volte ho asciugato con la mia maglietta blu e che, il più delle volte, ho visto solo io e sono rimasti un segreto – per sempre – per decine di ragazzi e ragazze. Mi mancheranno le chiacchierate interminabili, intorno al fuoco, nelle veglie notturne, durante le quali uscivano fuori cose che ci si potrebbe scrivere un libro sui sogni e le passioni degli adolescenti… e io le ho ascoltate, tutte, con attenzione ed affetto. Mi mancheranno le tantissime volte in cui mi avete confessato – quasi per un sano senso di sfida – cose “proibite” che avevate fatto a mia insaputa. Beh, ora ve lo posso dire: il 99% delle volte, lo sapevo già prima di voi quello che avreste fatto, ma ve l’ho lasciato fare lo stesso perché, a volte, bisogna anche educare ad avere il coraggio di infrangere le regole.
Era chiaro che il “magone” sarebbe salito quando sareste stati quasi per partire. E mi troverò a guardare le previsioni del tempo, non di Viterbo, ma del luogo del vostro campo. Vi penserò ogni volta che il sole cadrà e mi verranno in mente le cene con le lampade che non funzionano e le urla dei Capi Squadriglia per andare a lavare le pentole con il buio e l’acqua fredda. Vi penserò ogni volta che mi sveglierò e penserò a tutte le volte che, fuori dalle vostre tende, ho cantato “Al chiaror del mattin”, con la mia voce “poco intonata”, e poi di prima mattina.
Spero che anche voi, almeno una volta, penserete al vostro “Capo Reparto per sempre”. Con gli occhi umidi. Buon campo, ragazzi e ragazze.
Quanta nostalgia per gli opinionisti né autoreferenziali né onanisti…