Va bene che cominciano a saperlo in tanti che si chiama Barelli, Giacomo Barelli. Di professione avvocato, nominato dal sindaco del capoluogo Leonardo Michelini assessore alla Cultura e ai Grandi Eventi.
Va bene che, come ha raccontato l’altra mattina Il Messaggero, Barelli si è presentato in giunta spiegando che due spettacoli da proporre nell’ambito della stagione teatrale estiva al teatro romano di Ferento (“Omaggio a Gaber”, con Michele Placido ed Alessandro Haber, nonché un che concerto di Angelo Barduandi) costano 38 mila euro.
Va bene che il sindaco “invece pensava di cavarsela con molto meno”, onde per cui è stata annullata tosto la conferenza stampa convocata per annunciare, wow, la doppia iniziativa.
Va bene che intanto la città era stata inondata di manifesti dei primi Grandi eventi di marca barelliana, completi di data, location e, soprattutto, con la dicitura “spettacoli gratuiti” bene ìn vista.
Va bene che di poi il sindaco Michelini ha avuto l’amabilità di spiegare perché ha annullato la conferenza stampa. “Dobbiamo economizzare i costi di due spettacoli importanti – ha detto il primo cittadino – e allora abbiamo individuato sponsor istituzionali, banche, che aggiunti a un biglietto di cinque euro e dieci per le poltrone, consentiranno d’abbattere le spese per il concerto di Angelo Branduardi. Poi faremo giunta e quindi la conferenza stampa”.
E va bene che le opposizioni avevano tante domande da esporre sia al sindaco, sia, soprattutto, all’assessore alla Cultura. E va bene che quest’ultimo non si è presentato nella Sala d’Ercole, onde per cui diciamo che non ha fatto una bella figura.
Tutto ciò premesso, una considerazione si impone: all’ottimo Barelli avvocato Giacomo quanti mesi gli occorrono per dimostrare che come assessore alla Cultura è la persona giusta al posto giusto e non la persona sbagliata nel posto giusto ovvero la persona sbagliata nel posto sbagliato?
Mettere la cultura nelle mani dell’eterodiretto (da Filippo Rossi da Trieste) Barelli equivale, come direbbero i saggi napoletani, a mettere “a fessa in mano ‘e creature”.