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Primo: ricordati di santificare la sagra

Una sagra con fiera incorporata

Una sagra con fiera incorporata

“No, st’estate niente viaggi. Stiamo qui, andiamo un po’ per sagre”. La classica scusa che buttano là quelli che non hanno i soldi per andare fuori, alle Maldive, ai Caraibi, per la capitali europee o anche solo a Gallipoli, che quest’anno è il non plus ultra dei vacanzieri d’avanguardia. E però di sagre nella Tuscia ce ne sono a iosa, roba che a farne un calendario ragionato ci sarebbe da riempire l’agenda. Due o tre eventi per giorno, di qua e di là, pesce e carne, vino e birra, in piccoli e suggestivi borghi ma anche in piazzali moderni, sui campi sportivi, in aree appositamente attrezzate. Vale la pena, però, fissare qualche criterio fondamentale per muoversi in questa giungla enogastronomica estiva, e in mancanza di un Indiana Jones della pajata, vi diamo una mano noi di Viterbopost.

Il primo consiglio generale è quello di fidarsi delle sagre storiche. Quelle che da decenni si ripetono nei paesi della Tuscia, con un rituale ormai collaudato e apprezzato, un’organizzazione solida affidata alla Pro loco, a confraternite, ad associazioni create ad hoc. Queste sagre nascono tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta, per animare le estati noiose del paese, per dare un’alternativa al solito gelato al bar, alla partita a carte, alla passeggiata. Prima, molto prima, che lo sloow food nascesse e venisse codificato e commercializzato, diventando di moda, questi pionieri di paese avevano capito che le eccellenze del territorio potevano anche essere pubblicizzate così. In un modo semplice e conviviale, sicuramente innocente. Qualche esempio: la sagra degli Gnocchi di San Lorenzo Nuovo, giunta quest’anno alla 36esima edizione (dall’11 al 18 agosto) e diventata ormai una vera e propria macchina da guerra, col patrocinio della Pro loco, del Comune, persino della Regione Lazio e con patate rigorosamente provenienti dalla cooperativa dell’alto Viterbese. Ancora, per restare in tema e in zona: la sagra della Patata della vicina Grotte di Castro, 27esima edizione, che si è conclusa ieri. Inizierà invece domani, e durerà fino a sabato, la 18 esima sagra delle Lumache, che se si tenesse a Perpignan forse si chiamerebbe “fete de les escargots”, ma visto che siamo a Graffignano si chiama appunto sagra delle Lumache. Un must per i carnivori è invece la sagra della Carne maremmana di Monte Romano, giunta alla 28esima edizione e anch’essa con patrocini illustri: un grande classico per chi torna dal mare, la sera nei week end, e si concede una sosta obbligata lungo l’Aurelia bis. Bistecche grosse come brontosauri per ritemprarsi dopo una giornata in spiaggia. Di sagre così ce ne sono diverse sul territorio: vecchie, affidabili, godibili.

Altre sagre sono più recenti, e dunque ancora sub iudice, sia per questioni di rodaggio, sia perché è lecito diffidare della tipicità dei prodotti. A Tuscania si è appena conclusa la sagra del Baccalà, e sebbene si parli di un pesce da mari freddi, vale la pena ricordare come questo prodotto affondi le sue radici nella tradizione gastronomica della nostra terra. Perché, insieme alle sardine, era l’unico pesce che si poteva conservare, sotto sale,  a lungo anche in luoghi relativamente lontani dal mare. Dunque, promosso, con la curiosità di assaggiare le novità di questa edizione: trippa di baccalà con fagioli e stoccafisso con patate, che pare abbiano avuto un grande successo.

Ci sono poi altre feste da mettere sotto la lente. Quella della Pastorizia a Farnese, sesta edizione, dal 22 al 25 agosto: cucina tipica farnesana e sarda, in omaggio ai tanti immigrati dall’isola che si sono trasferiti nell’Alto Lazio. Annessa musica dal vivo (come dappertutto del resto) e mostra di animali. Ancora: a Blera  hanno unito le abbuffate ai rimorsi di coscienza, con la festa del Volontariato, arrivata alla 12esima edizione e svoltasi nello scorso fine settimana. Qui, con “l’antica cucina blerana”, anche senza glutine, è stato possibile anche fare beneficenza.

Un’ultima annotazione. Diffidare delle mille feste della pizza, del “fritto” e della birra che impazzano in tanti paesi e anche in tanti quartieri del capoluogo. Di certo non promuovono prodotti tipici, anzi, spesso sono prodotti tipici, ma dei discount. Di certo servono a far girare parecchio alcol, con annessi e connessi. Spesso servono anche a non fare le ricevute fiscali (ma anche i ristoranti non scherzano…). Di certo possono alleviare le serate estive di chi non è partito per le Maldive: ma per questo, volendo, c’è anche il circo di Monte Carlo, su Rai tre e un bel piatto di pasta fatto in casa.

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20   Commenti

  1. Antonio Bergagna ha detto:

    Non sarà definita proprio una sagra ma la “FESTA CONTADINA” di ACQUAPENDENTE perchè non è stata menzionata? Eppure è tra le feste con maggiore affluenza turistica della zona. Nel viterbese questa cittadina è spesso dimenticata ma, per fortuna, molto più apprezzata nella vicinissima Toscana e Umbria. E’ proprio vero che siamo nella Regione e Provincia sbagliata!
    Comunque il Sig. Andrea Arena, a nome di tutti gli aquesiani, è invitato alla festa che si terrà ad Acquapendente dal 22 al 25 Agosto.

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