Un documento molto elaborato quello presentato dai sindaci viterbesi, nel quale sono state individuate le maggiori criticità al momento esistenti. Eccole:
SPENDING REVIEW
Già lo scorso anno i Comuni sono stati oggetto di un taglio a livello nazionale di 500 milioni di euro. Quest’anno il taglio si attesterà a 2.250 milioni, pari secondo alcune stime dell’Anci a circa il 10 % di quanto gli enti spendono per l’acquisto di beni e servizi. E’ una riduzione sproporzionata che va a colpire anche spese per servizi essenziali e difficilmente comprimibili (ad esempio, il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti, la manutenzione delle scuole, le prestazioni sociali finanziate con le risorse regionali del piano di zona). Conseguenza del mantenimento di tali tagli non potrà che essere una sensibile riduzione dei servizi ai cittadini, se non addirittura l’eliminazione di alcuni di essi, e ancora una volta l’aumento della pressione fiscale.
PATTO DI STABILITA’
L’applicazione del patto di stabilità sta determinando da anni due effetti perversi:
– la costante ed inesorabile riduzione degli investimenti da parte degli enti locali, con effetti depressivi per l’economia del paese;
– il rallentamento dei pagamenti in favore delle imprese che hanno realizzato gli interventi programmati negli anni precedenti.
E tutto ciò senza prevedere alcun trattamento di favore per interventi normativamente non procrastinabili, come quelli volti alla messa norma degli edifici scolastici.
LIQUIDITA’ E RAPPORTI CON LE REGIONI
Negli ultimi anni i comuni del Lazio attraversano anche una crisi di liquidità, in parte dovuta ai tempi lunghissimi con cui la Regione Lazio eroga i contributi assegnati, soprattutto quelli riguardanti la realizzazione di opere pubbliche. Sarebbe auspicabile una maggiore puntualità nei rapporti tra diversi livelli istituzionali.
INCERTEZZA NORMATIVA
La stesura dei bilanci di previsione di ogni esercizio finanziario è diversa da quella dell’anno precedente. In particolar modo l’entità delle risorse su cui i comuni possono fare affidamento cambia di anno in anno e l’esatta quantificazione delle stesse anche da parte del ministero dell’interno avviene ormai nella seconda metà dell’anno. In tale situazione risulta estremamente arduo programmare le linee di intervento dell’amministrazione, costringendo l’ente ad interventi contingenti privi di progettualità.
SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA
Da tempo gli enti locali sono infine oggetto di eccessive prescrizioni ordinamentali che appesantiscono e rallentano i procedimenti amministrativi, ancora una volta a discapito della cittadinanza.
A fronte di queste criticità ecco le proposte formulate:
Prima proposta: considerare le opere realizzate ma non ancora definite, quelle in corso di esecuzione, già appaltate, quelle per la messa in sicurezza, per gli adeguamenti normativi; tutte al di fuori dei parametri stabiliti per il rispetto del Patto di Stabilità. Lo scorso 1° luglio è pervenuta la comunicazione della Regione Lazio con la variazione in diminuzione dell’obiettivo programmatico 2013 del patto di stabilità interno per i comuni, in attuazione del patto di stabilità regionale verticale incentivato. Questo ha obbligato fin da subito a sospendere ogni ulteriore pagamento alle imprese mettendo a serio rischio il proseguimento dei lavori pubblici in corso, tra cui quelli relativi all’edilizia scolastica. Non possiamo essere arbitri del fallimento delle imprese e causa di ulteriori problemi occupazionali e della costernazione di intere famiglie.
Seconda proposta: regolarizzare il trasferimento dei fondi regionali al fine di evitare le anticipazioni di cassa.
Terza proposta: anticipare nei tempi utili le risorse per i lavori di messa a norma e adeguamenti per la sicurezza, e comunque prima dell’entrata in vigore dei rispettivi decreti legislativi; vedi la produzione dei Certificati Prevenzione Incendio, l’Adeguamento Sismico, la dearsenificazione delle acque, il divieto di bruciare erbe e ramaglia da potature anche da attività agricole, e così via.
Quarta proposta: effettuare una mobilità con il personale in esubero proveniente da altri enti per integrare le carenze organiche dei comuni.
Quinta proposta: dotare i Servizi Sociali di risorse economiche adeguate al periodo di emergenza, istituendo delle vere unità di soccorso. Impedire l’interruzione dei servizi di prima necessità, come l’interruzione
Sesta proposta: regolamentare l’impiego dei cassa-integrati con il pagamento della differenza tra quanto pagato dall’INPS e l’importo pieno della busta paga, aumentato del 10%.